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Con la mia vita, Signore, canto la tua lode

28 Aprile 2014

 

At 2,41-47; Sal 26(27); Gv 1,35-42

 

«…fissando lo sguardo su Gesù che passava disse: “Ecco l’agnello di Dio!”». (Gv 1,36)

 

 

Abbiamo visto nei giorni scorsi, a più riprese, la parola “stare” indicare il rapporto tra Gesù e i suoi discepoli. Oggi sono i verbi abitare e dimo­rare che proseguono ed approfondiscono quanto già vi ­sto. Sia negli Atti che nel Salmo lo stare insieme nel Tempio, casa del Signore, alla presenza del Volto si presenta come un tutto armonico. Nel vangelo i discepoli si staccano dal Battista e seguono l’Agnello. Anche qui torna ad essere indicata la realtà dell’abitare: “Maestro dove dimori?”. Loro non sanno ancora di essere al cospetto dell’unigenito che abita nel Padre (Gv 1,18); quel giorno rimangono da lui, possono così continuare l’azione del Battista fissando anche loro lo sguardo su di lui (cf. Eb 12,2). Ma anche Gesù fissa lo sguardo sui discepoli. I suoi occhi sanno vedere, in noi, ciò che è misterioso a noi stessi. Dimorare sotto il suo sguardo fa emergere la verità del nostro nome e apre ad un futuro insospettato, come è stato per Pietro. Ogni giorno, anche oggi, impariamo ad abitare e dimorare con Lui.

 

 

Preghiamo

Una cosa ho chiesto al Signore,

questa sola io cerco:

abitare nella casa del Signore

tutti i giorni della mia vita,

per contemplare la bellezza del Signore

e ammirare il suo santuario.

(dal salmo 26)