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Il Signore è il mio pastore

18 Maggio 2013

1Cor 2,9-15a; Sal 103(104); Gv 16,5-14

 

“…prenderà da quel che è mio e ve l’annuncerà”.              (Gv 16,14)

 

Sembra, quasi, che la presenza contemporanea di Gesù e dello Spirito sia incompatibile. Perché il Signore dice che è bene che lui se ne vada? Non possono restare insieme presso di noi? Perché o l’uno o l’altro? E’ cosa “molto buona”, quando si ascolta la Scrittura, conservare nel cuore, come Maria (Lc 2,19.51), le parole che non comprendiamo, senza pretendere risposte immediate: Dio sa quando, come e perché. Bisogna gustare in profondità le domande, per riuscire ad apprezzare appieno le risposte, quando ci verranno accordate. Gustare le domande non significa coltivare dubbi, bensì desiderare esserne sciolti! Gesù è venuto tra noi e ha compiuto la sua opera. Per noi è nato, per noi è morto, per noi è risorto. Questo è “il” dono di Dio per noi. Cosa abbiamo capito di questo dono? Come possiamo, da soli, comprendere la gloria abbagliante di questo mistero di salvezza? Chi renderà i nostri orecchi capaci di intendere, i nostri occhi capaci di vedere, il nostro cuore capace di accogliere? Chi farà di me una creatura nuova “capace” di Dio, di riconoscere ciò che lui ci ha donato?

 

Preghiamo

 

Nascondi il tuo volto: li assale il terrore;

togli loro il respiro: muoiono,

e ritornano nella loro polvere.

Mandi il tuo spirito, sono creati,

e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;

gioisca il Signore delle sue opere.                

    (dal salmo 17)