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Rendere ragione della speranza che è in noi

15 Dicembre 2015

 

Ez 37,1-14; Sal 88 (89); Os 11,1-4; Mt 22,15-22

 

«A Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro».         (Os 11,3)

 

Il metodo pedagogico di Dio permette la prova, proprio come un papà che non toglie tutti gli ostacoli dinanzi al figlio e talvolta interviene anche con la punizione, ma perché cresca e comprenda le conseguenze delle scelte sbagliate e diventi capace di affrontare la vita. Lui però è là, dietro le sue spalle, a infondergli sicurezza e coraggio, pronto a sostenerlo e a rialzarlo. Anche nelle ore del dolore e del buio, Dio ci conduce “con legami di bontà, con vincoli d’amore”. Se riuscissimo a percepire e comprendere l’amore accogliente del Padre! Le nostre stesse colpe si trasformerebbero in occasioni per meglio comprendere il cuore di Padre che si commuove per me, per la mia debolezza, per il mio degrado. Dio si affligge di dolore perché le mancanze dell’uomo demoliscono colui che Egli ama infinitamente. Abituiamoci ad immergerci consapevolmente nell’abbraccio del Padre. Lasceremo che il nostro cuore ne senta tutta la dolcezza del suo amore.

 

Preghiamo

 

Canterò in eterno l’amore del Signore,

di generazione in generazione

farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,

perché ho detto: “È un amore edificato per sempre;

nel cielo rendi stabile la tua fedeltà”.        

(Sal 88, 2-3)

 

[da: “La Parola ogni giorno. Io spero nel Signore. Avvento e Natale 2015”, Centro Ambrosiano, Milano]