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26 Novembre 2015

 

Ez 6,1.11-14; Sal 26 (27); Ag 2,1-9; Mt 12,33-37

 

«Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero».     (Mt 12,33)

                                                                                                                            

L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore. Il bene del nostro cuore sono i frutti che noi produciamo. L’albero buono, infatti si riconosce dai suoi frutti. Così anche l’uomo si riconosce dalle sue opere. Uno che va contro la legge di Dio si può forse chiamare cristiano?

Le parole valgono poco se non sono accompagnate dai gesti. Non contano nemmeno le preghiere al Signore, se non sono accompagnate da un cuore veramente capace al perdono e alla misericordia. Un cuore buono produce frutti buoni, frutti di misericordia: compassione, pietà, santità, elemosina, aiuto, soccorso, vicinanza.

Troviamo del tempo per ascoltare il nostro cuore. Lo ascoltiamo per cogliere ciò che in profondità lo abita: desideri buoni o cattivi? Benevolenza o malignità? Pace o rancore verso qualcuno? A parole o con le intenzioni siamo tutti cristiani perfetti. Proviamo ad esserlo anche con i fatti.

 

Preghiamo

 

Distogli lo sguardo dai miei peccati,

cancella tutte le mie colpe.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,

rinnova in me uno spirito saldo.                          (Sal 50,11-12)   

 

              [da: “La Parola ogni giorno. Io spero nel Signore. Avvento e Natale 2015”, Centro Ambrosiano, Milano]