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Lasciarsi travolgere da gioia profonda

Natale del Signore

25 Dicembre 2020

Is 8,23b-9,6a; Sal 95 (96); Eb 1,1-8a; Lc 2,1-14

Maria […] diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio». (Lc 2,7)

La casa è il luogo degli affetti, della sicurezza, dell’amore, del riposo e della serenità. Una giovane donna, Maria, in attesa del primo figlio, non ha casa e non ha una stanza al momento del parto. Per lei e per il suo sposo non c’erano. Possiamo immaginare la preoccupazione, la trepidazione per il lieto evento vissuto nella solitudine, con l’affetto tenace di Giuseppe, ma senza i luoghi cari e conosciuti di Nàzaret. Una nascita, tuttavia, è un evento di gioia e la giovane Maria, nato Gesù, lo cura con le occupazioni consuete di una mamma, lo fascia e lo mette a riposare. Nel nascondimento e nella povertà è venuto al mondo il Figlio di Dio. Nel silenzio della notte è entrata nel mondo la salvezza. Non ha il clamore delle vittorie e delle conquiste, non ha il successo di chi è importante per gli uomini, ma ha la discrezione di ciò che è umile e semplice. Occorrono occhi attenti e cuore docile per trovare nella nostra storia quotidiana le tracce di Gesù che ancora oggi nasce per noi.

Preghiamo

Cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

Dal Salmo 95 (96)