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Domine, dona nobis pacem!

31 Marzo 2003

Domine, dona nobis pacem!
O Signore, dona a noi la pace!
È questa la nostra preghiera: umile, fiduciosa, intensa.

Da tempo andiamo ascoltando tante parole umane:
alcune, limpide e forti, sono a favore della pace
e la vogliono realizzare nella verità e nella giustizia,
nella solidarietà e nella libertà;
altre, di segno ben diverso, seminano menzogne,
sospetti e violenze e dicono rassegnazione
e resa di fronte alla guerra,
ritenendola una realtà inevitabile.
Lasciamo ora che un grande silenzio scenda su tutte queste parole umane.

Oggi siamo qui, raccolti e penitenti.
Non siamo qui per aprire ancora le nostre labbra
e far risuonare nuovi appelli, pur opportuni e doverosi.
Siamo qui perché vogliamo aprire il nostro cuore
all’ascolto libero e coraggioso della Parola che viene da Dio,
quella che lui stesso, nel suo Spirito, fa sbocciare in noi
e quella che ci giunge attraverso la voce dell’antico profeta Isaia.
Siamo qui perché vogliamo dare risposta alla Parola del Signore:
ci aiuteranno in questo le nostre parole;
sono ancora parole umane, ma sono nuove, diverse e superiori,
perché si fanno preghiera, implorazione e intercessione.
Domine, dona nobis pacem!
O Signore, dona a noi la pace!

O Signore, mostraci il tuo volto!
Ma come raggiungerti? come vederti? come comprenderti?
Tu sei l’Altissimo e «in un luogo eccelso e santo» tu dimori.
Eppure non sei né lontano né estraneo
alle vicende del mondo,
alle sofferenze e ai drammi degli uomini.
No, tu non disdegni la vicinanza e la condivisione
con gli oppressi e gli umiliati della terra:
Tu sei “con” loro e sei “per” loro,
perché vuoi «ravvivare lo spirito degli umili
e rianimare il cuore degli oppressi».

Sei un Dio misterioso e giusto.
Sì, infinitamente giusto, perché infinitamente santo,
tu esigi il vero e il bene,
il rispetto della dignità e dei diritti di tutti, dei singoli e dei popoli,
dei più poveri e dei più deboli.
Sei un Dio che ama e vuole la giustizia,
che detesta il male e lo condanna,
che si adira con chi commette l’iniquità.
Per questo percuoti il tuo popolo a causa delle sue ingiustizie,
e, sdegnato, ti nascondi al suo sguardo.
continua…