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Ritratto di un Pontefice

Scolpito nel suo Duomo

Il vero ritratto di un'anima: il monumento in marmo di Candoglia, opera di Floriano Bodini, raffigura Montini mentre prega intensamente. A partire da quest'opera, collocata nella galleria dei pontefici milanesi, il card. Martini ritrae il vero ritratto dell'anima di papa Montini

23 Novembre 2009

“Il vero ritratto di un’anima”
di Carlo Maria Martini

Giovanni Battista Montini è saldamente e profondamente presente nei cuori dei milanesi che lo ricordano prima come amato loro arcivescovo e poi come venerato pontefice. Sono convinto che ognuno di noi, illuminato dalla gratitudine e dall’affetto, sfilando sotto il monumento – opportunamente collocato, nel nostro Duomo, nella galleria dei pontefici milanesi – abbia a soffermarsi per ritrovarvi Paolo VI, per vederlo e capirlo meglio, aiutato dalla solenne gravità dell’impianto compositivo e plastico della scultura come dalla sua forte interiorizzata caratterizzazione fisionomica, vero ritratto di un’anima; coglieremo così l’ispirazione dell’idea-forte che ha guidato il momento creativo di Floriano Bodini.
Ma a me pare che si debbano sottolineare altri aspetti di questo monumento.
Paolo VI vi è ritratto mentre prega intensamente e nella sua preghiera intesse il dialogo più fecondo, aperto e confidente che possa passare tra gli uomini e il loro Creatore e, tramite questa dimensione verticale, quello più pacifico, fraterno e costruttivo degli uomini tra loro.
Montini, negli anni delle divisioni ideologiche e delle contestazioni che hanno coinvolto ogni regione del nostro pianeta, fu il Pontefice del dialogo con tutti e a favore di tutti; il suo fu un parlare da anima ad anima, caratterizzato da quella vibrazione nella voce e penetrazione nello sguardo che sapeva trasmettere la sofferenza e insieme la speranza, la forza e insieme la dolcezza, l’ansia e insieme la pazienza, il rigore e insieme la carità. Di più: una profonda conoscenza dell’uomo, dei problemi e dei bisogni dell’umanità, dei traguardi della scienza e del pensiero offriva a Papa Montini la possibilità di entrare in sintonia con tutti, pur conservando la lineare fermezza del suo magistero, e di aiutare ciascuno a ritrovare la misura del proprio io e la direzione del proprio cammino.
La grande statua raffigura Paolo VI non solo in preghiera, rivolto verso l’altare, ma anche in atteggiamento di accoglienza e di invito verso i fedeli e i visitatori, quasi a trasmettere loro il suo amore e il suo attaccamento alla cattedrale, luogo del suo magistero e centro irradiante della sua passione di pastore vissuta nelle dimensioni della verità e della carità di Cristo.
Per la cattedrale, Giovanni Battista Montini ebbe espressioni dolcissime e accorate e mi piace riportarne qui alcune sicuramente significative per ciascuno, così come lo sono per il mio cuore di vescovo: «La Cattedrale è l’affermazione solenne della concezione teocentrica della vita, e altra non è ammissibile. E perciò il Medio Evo, che ci tramanda le sue Cattedrali, non ci fa eredi di un patrimonio inutile ai nostri tempi, ma di una sapienza eterna, che la nostra età avrebbe il torto a non fare propria. (…)
E con la gerarchia delle idee e dei valori, la Cattedrale ci fa pensare ad un altro carattere spirituale, di cui il Medio Evo ebbe, tra cento contraddizioni, il genio sublime, quello dell’unità, di cui noi moderni abbiamo infinito bisogno, e per cui, anche contraddicendoci tra interminabili contrasti, tanto oggi fatichiamo, (…)
La Cattedrale è ancor oggi l’espressione spirituale e sociale dell’unità del popolo credente; è un faro ancora luminoso, … è un edificio moderno; o meglio, quasi un cardine fisso, che non è turbato dal fluire dei tempi». Facendo miei questi pensieri auguro a chi vedrà questa scultura di comprendere tutto l’affetto e la riconoscenza che la Diocesi di Milano porta al suo Paolo VI.