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Appuntamenti

Il 26 marzo – L’identità religiosa del migrante

Introduce e modera Vincenzo Cesareo. Intervengono Francesco Botturi, Ordinario di Filosofia Morale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Mons. Luca Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale

12 Marzo 2014

La Fondazione Culturale Ambrosianeum e la Fondazione Ismu organizzano per mercoledì 26 marzo l’incontro "L’identità religiosa del migrante" per riflettere, insieme a Francesco Botturi e a mons. Luca Bressan, su questo tema di grande attualità.
L’apparente disincanto del mondo occidentale contrasta con un dato inequivocabile: le statistiche mostrano che l’esperienza della migrazione sarebbe incomprensibile senza valutare l’importanza delle diverse appartenenze religiose. Non solo nella fase dolorosa della transizione, quasi che la religione fosse solo un appiglio identitario nello smarrimento, ma anche nella fase delicata e complessa del percorso di integrazione: quando è necessario fare i conti con la diversità, con il proprio essere stranieri e con l’estraneità di un paese che non è il tuo, l’identità è in gioco e la religione "è capace di onorare lo spirito dell’uomo", cioè di giustificare e custodire la sua dignità, qualunque cosa accada.
Naturalmente non è possibile negare che la lealtà richiesta da certe forme terroristiche di appartenenza religiosa sia l’anticamera della violenza nei confronti dei propri stessi concittadini. Ma è altrettanto innegabile che l’identità religiosamente qualificata dei migranti costituisca un potenziale di ridefinizione dello spazio pubblico che non possiamo permetterci di perdere. Potremmo dire che c’è un "capitale religioso" nella migrazione, da non intendere però come una riserva spirituale astratta, bensì un campo di forze in gioco nel pensare e praticare lo spazio della convivenza plurale. Immaginare la coesistenza tra "diversi" unicamente in termini di mercato globale è deleterio: perché quando la dimensione economica diventa l’orizzonte definitivo della persona umana, perdiamo la nostra libertà. L’appartenenza religiosa del migrante "esprime il soprannaturale", cioè il fatto che la nostra dignità e libertà non sono una merce di scambio. Senza dimenticare che occorre una buona dose di "umiltà culturale", perché vivere insieme implica accettare di imparare dagli altri. E le religioni hanno senz’altro la loro partita da giocare nell’insegnare questa indispensabile competenza politica.

Per informazioni, vista il sito www.ambrosianeum.org