Share

18 novembre

Il vescovo Brambilla ricorda Paolo VI a Bookcity Milano

Presentazione delle omelie del Papa fatto santo. Non temete più! Raccoglie le migliori omelie natalizie di Papa Paolo VI, con illustrazioni d’arte

18 Novembre 2018

Domenica 18 novembre alle 15 a Milano il vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla presenterà il volume «Non temete più! Testi per Natale e l’anno nuovo», una raccolta di testi e omelie di Paolo VI appena pubblicata da Interlinea nella storica collana “Nativitas”, con illustrazioni d’arte di Trento Longaretti. L’incontro dal titolo La santità ambrosiana di Paolo VI si terrà presso l’Auditorium del Centro Culturale di Milano (largo Corsia dei Servi 4), inserito nel programma della rassegna Bookcity Milano.
Saranno presenti anche Valerio Rossi, curatore dell’opera assieme a Silvia Grassi, e il giornalista di “Avvenire” Alessandro Zaccuri. Ingresso libero.

«Oggi gli uomini che pur hanno tanti mezzi di felicità esteriore mancano spesso di felicità interiore, quella vera, quella personale, quella profonda e sincera, che per ciascuno desideriamo». Così si esprime Giovanni Battista Montini nelle vesti di Papa Paolo VI, dal 2018 santo, in una delle sue omelie di Natale, che volle celebrare sempre anche nei quartieri periferici di Roma, in quelle borgate povere dove da giovane sacerdote andava con gli universitari. «La sofferenza dei poveri è nostra e vogliamo sperare che questa nostra simpatia sia capace di suscitare quel nuovo amore che moltiplicherà, mediante un’economia provvida e nuova al suo servizio, i pani necessari per sfamare il mondo». In questi testi il pontefice lombardo si rivolge «all’uomo moderno, qualunque sia il grado di vicinanza o di lontananza con questo mistero natalizio»: «anche per voi, sì, è Natale».

Un brano del libro
«Non si può alla paura sostituire altro sentimento? è mai possibile che tutta l’architettura dell’ordine internazionale si regga sul volubile calcolo della terribilità delle armi pronte per un eccidio fatale? e non è piuttosto possibile sciogliere questa reciproca paura dei probabili contendenti in reciproca simpatia, in reciproco amore? sostituire alla paura l’amore, quale fortuna sarebbe, quale miraggio! Se i popoli, invece di odiarsi, di stabilire sulla forza i loro rapporti, di contendersi il dominio egoistico dei beni terreni, d’insidiarsi a vicenda, provvedessero a intendersi, a rispettarsi, ad aiutarsi a vicenda? Utopia questa, o meta suprema della storia e della civiltà?»