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25 giugno

Piams, meditazioni in musica a Milano

Quarta e ultima Meditazione musicale dal titolo: «Psallite Deo in laetitia» - promossa dal Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra (PIAMS) con la cordiale accoglienza della Comunità dei Pp. Agostiniani e della Comunità parrocchiale del Santuario di S. Rita in Milano

21 Giugno 2016

La quarta e ultima Meditazione – promossa dal Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra (PIAMS) con la cordiale accoglienza della Comunità dei Pp. Agostiniani e della Comunità parrocchiale del Santuario di S. Rita in Milano – intende far propri quegli affetti che scaturiscono dalla contemplazione dell’opera misericordiosa di Dio.
A guidare l’appuntamento di sabato 25 giugno alle 20.45, che avrà luogo nel Santuario di S. Rita in Milano (via S. Rita da Cascia, 22), sarà l’organista Chiara Anelli, la quale mediante la propria maestria darà voce e inviterà i presenti a fare propri a tali sentimenti di gioia, serenità e pace.
È stato lo stesso papa Francesco ad affermare: «Si può aver bisogno di poco e vivere molto, soprattutto quando si è capaci di dare spazio ad altri piaceri e si trova soddisfazione negli incontri fraterni, nel servizio, nel mettere a frutto i propri carismi, nella musica e nell’arte, nel contatto con la natura, nella preghiera» (Laudato si’, 223).

La prima sezione del programma, dedicata a Johann Sebastian Bach (+1750), propone due differenti realizzazioni – tratte dai 18 Preludi corali per organo conservati nell’Autografo di Lipsia – del corale Allein Gott in der Höh’ sei Ehr’ (BWV 662-663), basate sulla volgarizzazione luterana in basso-tedesco del Gloria in excelsis Deo («A Dio solo nell’alto sia gloria | e gratitudine per la sua grazia;
| perché da ora e per sempre | non ci può colpire alcun peccato…») e sulla melodia gregoriana tempore paschali. Nel primo il cantus firmus, fiorito e melismatico, affidato al soprano, si intreccia, sopra al pedale che funge da continuo, con una melodia ornata costituita dalle due voci intermedie; nel secondo il cantus
firmus ornato
è eseguito dal tenore mentre il vivace contrappunto delle parti superiori si unisce ad un solido continuo al pedale.
I due corali sono inframmezzati dal bachiano Concerto per organo in re minore da Vivaldi (BWV 596), trascrizione pedaliter del concerto in re minore n° 11 RV
565 per due violini, violoncello, archi e continuo del maestro veneziano, tratto da L’estro armonico. L’opera non rappresenta un mero esercizio di studio né, in quanto espressione di un preciso interesse delle corti e dei circoli culturali tedeschi, rappresenta un semplice «diletto secolare»: il suo valore religioso è messo in luce
dalla evidente corrispondenza fra il quarto movimento e il primo coro della cantata Ich hatte viel Bekümmernis (BWV 21), per la III domenica dopo Pentecoste: «Il
mio cuore era pieno di afflizione ma le tue consolazioni dilettano l’anima mia».
La composita Sonata per organo n. 4 in Si bemolle maggiore op. 65 di Felix Mendelssohn-Bartholdy (+ 1847) che apre la seconda sezione della Meditazione fu l’ultima della serie ad essere composta. Tipica espressione di un’epoca di transizione, nella quale il primato dell’espressione e del «sentimento» come capacità di esprimere e indurre «emozioni» conviveva con la tradizione classica, riscoperta dalla Bach-Renaissance, non costituisce una semplice composizione profana. Infatti,
pur propenso a dare – sulla scorta di Hegel – valore alla musica in sé in quanto manifestazione dell’Assoluto, dall’altra – sulla scorta del teologo Schleiermacher
– Mendelssohn intese mettere in risalto i valori religiosi e sociali della musica e, ancor più, recuperare nelle diverse composizioni lo spirito del corale luterano,
dando vita a una personalissima musica da chiesa.
Squisita armonizzazione della canzone infantile Dodo, l’enfant do, la Berceuse di Louis Vierne (+ 1937) rappresenta un piccolo capolavoro che restituisce un’atmosfera intima e raccolta: la melodia, caratterizzata da un movimento ondulatorio costante, richiama il basculare lento e regolare della culla che, nell’ultima
parte, va allargandosi sempre di più, per poi spegnersi sul finale. Un originale e poetico richiamo alla bellezza delle quotidiane «liturgie domestiche».

Tra le massime espressioni della scrittura sinfonica nella quale l’autore fece uso di tutte le risorse offerte dai grandiosi strumenti dell’epoca, la Sinfonia n. 6 in sol minore op. 42/2 di Charles-Marie Widor fu eseguita per la prima volta il 24 agosto 1878 in occasione del concerto di inaugurazione dell’organo Cavaillé-Coll del Trocadéro. L’Allegro qui proposto, che ne costituisce il primo movimento, si apre con l’esposizione del tema principale, di carattere solenne processionale, per continuare poi con un grande sviluppo che, nella sezione centrale, diventa un corale variato con un virtuosistico controcanto, per concludersi con una riesposizione del tema che culmina nella gloria del «Grand choeur».