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Famiglia Lavoro

Fondo, i cinque grazie dell’Arcivescovo

Nell'incontro con i volontari, il Cardinale ha manifestato il suo ringraziamento per i contribuenti, le famiglie, tutti gli operatori, il Papa e il Signore, «vero ispiratore del Fondo»

di Silvio MENGOTTO

20 Novembre 2009

Per ospitare l’incontro tra il cardinale Dionigi Tettamanzi e i volontari del Fondo Famiglia-Lavoro non è bastata la sala riunioni della Curia arcivescovile. Per accogliere la straordinaria presenza dei volontari la riunione si è spostata nella chiesa di S. Stefano.
È trascorso quasi un anno dal “sogno” annunciato dall’Arcivescovo nel Natale 2008: costituire un Fondo per aiutare le famiglie che hanno perso il lavoro. Da quell’annuncio l’ammontare del Fondo è cresciuto di cinque volte, fino a 5.533.255,57 euro. Questo prima che Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, annunciasse nel corso dell’incontro un nuovo contributo di 500 mila euro da parte della Fondazione stessa, precisando che bisogna mantenere viva l’attenzione rilanciando costantemente l’iniziativa.
Molto è stato fatto, dunque, e l’Arcivescovo l’ha sottolineato nel suo intervento. Il cardinale Tettamanzi si è congratulato per il clima umano e profondamente religioso che «aiuta ad aprire il cuore». Il suo sentimento di gratitudine si è espresso in cinque direzioni. La prima per i contribuenti, soprattutto per le motivazioni della loro solidarietà, ribadendo che in queste circostanze «i soldi non bastano mai». La seconda per le famiglie che si sono presentate ai distretti, accolte con generosa sensibilità. Un terzo ringraziamento al Consiglio di gestione e a tutti i volontari Caritas e Acli, che hanno lavorato con gratuità, passione interiore e grande disponibilità. La quarta è per Benedetto XVI, che anche con la sua enciclica Caritas in veritate ha ribadito come la dottrina sociale della Chiesa si rifaccia sempre al vissuto dei fedeli. L’ultimo è un grazie al Signore, «il vero ispiratore del Fondo». A tutti gli operatori il Cardinale ha fatto omaggio del volume Etica e capitale.
Anche monsignor Luigi Testore, presidente del Fondo, ha evidenziato il lavoro svolto sul territorio dagli oltre 400 volontari di Acli e Caritas. In 74 decanati della Diocesi sono stati aperti 104 distretti. I maggiori contribuenti sono Fondazione Cariplo, enti e società (200 offerte), privati cittadini (2483 offerte) e parrocchie (621 offerte). Hanno fatto richiesta 4100 famiglie: sono state analizzate 2711 schede (1343 di italiani e 1368 di stranieri), 1985 delle quali hanno avuto una risposta positiva; sono in attesa di essere esaminate circa 1400 schede. Al momento sono stati impegnati 4.508.105,00 euro, l’83% circa delle risorse raccolte. Il contributo offerto pro capite è stato in media di 2.268 euro.
Rosanna Bissi, volontaria Caritas nel decanato Forlanini, ha portato la sua testimonianza sul rapporto degli operatori con le persone incontrate. Intensa la collaborazione sviluppata con il Centro di ascolto e con i Consigli pastorali del decanato. Si è data molta attenzione umana perché non pochi «si vergognavano». Significativa la frase di un lavoratore: «Se trovassi un lavoro restituirei ciò che ho ricevuto». I cinquantenni che perdono il lavoro suscitano riflessioni, perché, data l’età, rischiano una pesante emarginazione e una profonda ferita alla dignità: «Perché non pensare a una forma di collaborazione con queste persone?».
Ilario Sabadini, volontario Acli operante a Lecco, ha raccontato le piccole e grandi crisi non mostrate dai media, ma che gli operatori vedono. A causa dell’esaurirsi degli ammortizzatori sociali, c’è forte preoccupazione per il 2010: occorre non solo alimentare il Fondo, ma anche aprire sportelli di aiuto al lavoro.
Don Giorgio Fantoni, presidente della commissione decanale di Vimercate, ha evidenziato l’importanza di «stare vicino a persone a volte disperate». Questa crisi del lavoro mette in discussione «fragili equilibri», ma ha rivelato un’opportunità missionaria, stimolando nuovi percorsi di solidarietà e la conoscenza di un mondo del lavoro ancora troppo sconosciuto. Anche se i percorsi sul tema della “sobrietà” stentano a decollare.