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Dialogo tra cristiani ed ebrei

4950 - per_appuntamenti Redazione Diocesi

23 Novembre 2009

Parlando della relazione tra cristiani ed ebrei, l’apostolo Paolo utilizza la metafora del tronco ebraico ben radicato a terra, su cui si innestano, in maniera non esclusiva, alcuni rami corrispondenti alle chiese cristiane (cf Romani 11,16-24).

Ciò che avvenne nei primi secoli del cristianesimo fu uno scisma del tronco fra chiesa e sinagoga che, pur rimanendo distinto dagli scismi cristiani d’occidente e d’oriente, costituisce una ferita alla radice che mette in pericolo la sopravvivenza dell’intero albero.

Questo è il modo corretto di guardare al complesso mondo dei rapporti tra cristiani ed ebrei. La rottura tra chiesa e sinagoga è la madre di tutte le divisioni e l’ebraismo è una questione di autocoscienza cristiana da affrontare in modo ecumenico.

Da parte cristiana occorre una vera e propria conversione affinché venga sradicata la teologia della sostituzione del popolo ebraico che considera la Chiesa come il nuovo Israele.

L’alleanza di Dio con il popolo ebraico non è mai stata revocata perché le promesse di Dio sono senza pentimento. L’atteggiamento che i cristiani avranno nei confronti degli ebrei sarà il modello dei loro rapporti reciproci.
Quando i cristiani pensano al popolo ebraico, immediatamente chiamano in causa lo Stato di Israele, dimenticando che la maggior parte della storia ebraica si è svolta in diaspora e che molti ebrei vivono ancora fuori dallo Stato d’Israele.

Spesso poi la dispersione del popolo ebraico viene vista come risultato di una punizione di Dio per il mancato riconoscimento di Gesù.
In realtà la diaspora ha avuto inizio molti secoli prima di Cristo e, per certi versi, rappresenta la vocazione del popolo ebraico.

La diaspora ebraica è oggi meno consistente di quanto lo sia stata alcuni secoli fa. Ciò è dovuto al ritorno degli ebrei nello Stato d’Israele, nato dopo la fine della seconda guerra mondiale, e allo sterminio dell’ebraismo europeo avvenuto nei campi di concentramento nazisti.

Ad Auschwitz stanno le radici del dialogo e da qui i cristiani devono partire per creare un rapporto davvero nuovo con gli ebrei. L’incontro tra cristiani ed ebrei è possibile solo come conseguenza di una riflessione dei cristiani sul significato di Israele per la loro fede e la loro prassi ecclesiale.
La conoscenza da parte cristiana della tradizione ebraica consente di recuperare alcune dimensioni importanti dell’uomo Gesù di Nazareth.

Le chiese sono chiamate a ridefinire la propria identità e la propria prassi alla luce di un nuovo rapporto con il popolo ebraico. Riconoscere la validità permanente dell’alleanza di Dio con il popolo ebraico richiede una revisione dell’identità cristiana.