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MOZAMBICOUn sogno che diventa realt�

4950 - per_appuntamenti Redazione Diocesi

23 Novembre 2009

Si chiama «Dream», in inglese significa sogno ma è anche l’acronimo di «Drug resources enhancement against Aids and malnutrition», ossia «accrescimento delle risorse delle medicine contro l’Aids e la malnutrizione»

E’ un progetto iniziato due anni fa in Mozambico dalla Comunità di Sant’Egidio. Risultati raggiunti: 7.731 persone sottoposte al test Hiv, 4.315 assistite e curate in attesa di poter iniziare la terapia.
Ma soprattutto il 97 per cento dei bambini trattati, nati da madri sieropositive, che non presentano segni di infezione: 413 bambini sani in due anni .

«Dream» ha oggi 13 centri sparsi per tutto il Mozambico. In quelli già aperti lavorano 15 volontari italiani e 62 mozambicani . Ci sono tre laboratori di biologia molecolare con apparecchiature molto sofisticate. Un lavoro prezioso che ha ottenuto riconoscimenti internazionali e nazionali.

L’ultimo, il 23 aprile scorso: l’Università degli studi di L’Aquila ha premiato la comunità di S. Egidio per il progetto «Dream».
Il paradosso – secondo la comunità di Sant’Egidio – è che i risultati si sono ottenuti sfatando la convinzione che, in Africa, la prevenzione e la cura dell’Aids fosse troppo complicata, applicando, invece, gli stessi protocolli che si adottano in occidente.

Questo ha comportato anche la creazione di una rete sanitaria che copre tutta la famiglia e che comporta anche cibo, acqua pulita, educazione sanitaria, la garanzia di un parto in condizioni sicure, la copertura del dopo parto.

Sono serviti laboratori di biologia molecolare, dove vengono sottoposte ai test dell’HIV 60 donne alla settimana.

Dati i buoni risultati la comunità di Sant’Egidio ha deciso di estendere il programma in altri sette paesi africani: Malawi, Angola, Nigeria, Guinea Bissau, Guinea Conakry, Sudafrica, Swaziland