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In ricordo di padre Piccirillo, grande archeologo innamorato della Terra Santa

«Una persona di grande generosità, un carattere un poco burbero ma che nascondeva un cuore grande e con una passione incredibile per la Terra Santa». Così il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, ricorda padre Michele Piccirillo, archeologo di fama e studioso della Terra Santa, morto il 26 ottobre a Livorno.

6 Novembre 2008

07/11/2008

«Parlano per lui decine di pubblicazioni e scavi – afferma il Custode – il suo grande scopo era trasmettere la passione per i Luoghi Santi cercando i ricordi e i resti più sconosciuti. Era convinto che la Terra Santa non è solo i santuari principali ma un intreccio di vita che forse oggi è andato un po’ perduto». «Nella sua vita cercò di illustrare i luoghi santi ancorandoli alla scienza. Fece dell’archeologia uno strumento di annuncio con il quale raccontare la Bibbia. La scienza senza lo spirito è vuota e lui ha saputo unire la storia, la scienza archeologica al Vangelo».

«La Custodia – conclude – farà tesoro di questo incredibile patrimonio di conoscenza che ci lascia padre Michele. E’ insostituibile ma dobbiamo continuare l’opera che ha intrapreso. Ci sono un gruppo di giovani archeologi che si sta preparando e che sull’esempio di padre Michele cercheremo di sostenere sempre di più». Padre Piccirillo aveva 64 anni di età, 47 di professione, 39 di sacerdozio.

«Padre Piccirillo era un innamorato della Bibbia e di Gerusalemme. Nonostante le difficoltà politiche e le tensioni che esistono in quella parte del mondo, nel dialogo quotidiano faceva quello che poteva per essere uno strumento di pace, come lo voleva san Francesco». Così padre Frederic Manns, direttore emerito dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, ha ricordato la figura di padre Michele Piccirillo.

«Fu uomo di dialogo con i musulmani e con gli archeologi ebrei che conosceva e con i quali discuteva spesso – ha detto padre Manns nell’omelia – la vocazione di Gerusalemme è di fare di due popoli un solo popolo di figli di Dio. Essere figlio di Dio significa rispettare l’altro, la sua cultura, le sue tradizioni». «Padre Michele, da esperto archeologo, criticava spesso la falsa archeologia che cerca solo scoop televisivi. Ogni anno – scriveva – siamo di fronte a qualche falso ritrovamento importante. Ma sono solo cose commerciali senza fondamento scientifico».

«Oggi – ha concluso padre Manns – i luoghi della predicazione di Gesù sono teatro di guerra, incomprensione, ostilità, chiusura. Luoghi sacri alle tre religioni monoteiste unite e al tempo stesso divise da quel lembo di terra così arido e così spirituale. In questo contesto padre Michele ha voluto seminare la pace di Cristo».