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Lutto

L’addio a Francesco Ogliari, storico e amico della terra lombarda

Si è spento a Milano a 78 anni. In oltre 250 pubblicazioni, la sua passione per la storia dei trasporti in Lombardia (ma non solo), concretizzatasi anche in un singolare museo a Ranco (Va).

Andrea GIACOMETTI Redazione

12 Marzo 2009

Un fischio di una locomotiva delle Ferrovie Nord ha dato l’ultimo saluto a Francesco Ogliari, prestigioso intellettuale e storico dei trasporti, spentosi a Milano, all’età di 78 anni, nella notte tra sabato e domenica scorsi. Un fischio che è risuonato nella stazioncina di Malnate, il paese a pochi chilometri da Varese in cui Ogliari aveva trascorso l’infanzia e dove aveva tentato di realizzare, senza riuscirci, il piccolo Museo Europeo dei Trasporti, che poi costruì nel Basso Verbano, a Ranco, la cittadina conosciuta come «la Portofino del Lago Maggiore». Ampio e ricchissimo il percorso biografico del “professore”: più di 250 volumi al suo attivo, oltre alla monumentale Storia dei trasporti in ottanta volumi, Ogliari fu assessore alla Cultura del Comune di Milano come indipendente dal 1975 al 1980, membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, presidente per 25 anni del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano. Un fischio di una locomotiva delle Ferrovie Nord ha dato l’ultimo saluto a Francesco Ogliari, prestigioso intellettuale e storico dei trasporti, spentosi a Milano, all’età di 78 anni, nella notte tra sabato e domenica scorsi. Un fischio che è risuonato nella stazioncina di Malnate, il paese a pochi chilometri da Varese in cui Ogliari aveva trascorso l’infanzia e dove aveva tentato di realizzare, senza riuscirci, il piccolo Museo Europeo dei Trasporti, che poi costruì nel Basso Verbano, a Ranco, la cittadina conosciuta come «la Portofino del Lago Maggiore». Ampio e ricchissimo il percorso biografico del “professore”: più di 250 volumi al suo attivo, oltre alla monumentale Storia dei trasporti in ottanta volumi, Ogliari fu assessore alla Cultura del Comune di Milano come indipendente dal 1975 al 1980, membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, presidente per 25 anni del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano. Un Museo dei Trasporti Ma tra i tanti titoli e le innumerevoli opere di Ogliari, spicca per originalità e unicità il museo da lui creato a Ranco, nella provincia di Varese, e che ha preso il suo nome, un’iniziativa che ha dato corpo ad un sogno coltivato lungo tutta una vita dedicata a studi e ricerche. Una struttura culturale piuttosto anomala, aperta tutto l’anno, con un percorso privilegiato riservato ai portatori di handicap e dall’ingresso gratuito, in quanto, secondo lo spirito democratico del fondatore, il patrimonio della cultura deve essere un bene assolutamente alla portata di tutti. L’Unesco ha attribuito alla “cittadella dei trasporti” di Ranco il sigillo di “Memoria dell’Umanità” e la Provincia di Varese ha assegnato a quella conosciuta come “Villa Fantasia” il marchio di “Preziosità da vivere”. Un museo con un medagliere di tutto rispetto e che sta per celebrare (il 4-5 aprile) il proprio mezzo secolo di vita. Dalle carrozze al «Gamba de legn» Proposto, sulle rive del Lago Maggiore, un itinerario sintetizzato dallo slogan “in tre ore tre secoli di trasporti”. Si parte dal “tempo del cavallo”, evocato da bicicli, tricicli, una stalla per cavalli ricostruita con dovizia di particolari. Non mancano neppure un baffuto “mastro di posta" con tanto di favoriti, carrozze e carrozzelle, oltre al "Brougham” (il “brùm” nel più famigliare lombardo) costruito dalla ditta Wilson di Sheffield e utilizzato per servizio pubblico nelle principali città. Seconda tappa è quella del “motore a scoppio”, con l’autobus a benzina, il Fiat 18BL, un bel giallo canarino, gomme piene e avviamento a manovella, costruito nel 1912, e l’autobus parigino targato Renault 1934, indimenticabile anche per il suo balconcino-belvedere. Ma la vera punta di diamante del “tempo del vapore” resta sempre il mitico “gamba de legn", piccola locomotiva costruita dalla Breda nel 1892, chiamato “Busseto” in onore di Giuseppe Verdi. L’esemplare, perfettamente funzionante, è l’unico sopravvissuto di un lotto di oltre mille unità costruite tra il 1892 e il 1907. La “scalata al cielo” rivive grazie ad una bella serie di funicolari e motrici a cremagliera. E chiudono la visita alcuni strumenti per la manutenzione delle linee, tra i quali la "draisina" (dal nome dell’inventore Drais von Sauerbonn), veicolo di servizio con motore a benzina, per la sorveglianza e la manutenzione delle linee aeree.

Il professor Ogliari allo Iulm si congratula con una neolaureata