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Al Museo Diocesano

Un capolavoro del Trecento «ricostruito»: il Polittico del Carmine

Realizzata attorno al 1345 da Bernardino Daddi per una chiesa fiorentina, l'opera era stata smembrata già due secoli fa e ora, per la prima volta, ritrova la sua unità nei Chiostri di Sant'Eustorgio dove è conservata la bellissima santa Cecilia. -

Luca FRIGERIO Redazione

20 Marzo 2009

Volete dare un volto alla Beatrice di Dante o alla Laura di Petrarca? Provate, allora, a osservare l’incantevole “ritratto” di santa Cecilia al Museo Diocesano a Milano: la delicatezza dei lineamenti e la dolcezza dello sguardo, infatti, sembrano davvero evocare le muse ispiratrici dei due sommi poeti trecenteschi… Autore del dipinto, del resto, è un pittore contemporaneo agli estensori della «Commedia» e del «Canzoniere»: quel Bernardino Daddi che tanto successo ebbe in vita, nella natia Firenze, al punto da eguagliare, si dice, perfino la fama del suo maestro Giotto. Proprio la tavola con la santa Cecilia è una delle gemme più preziose del tesoro custodito nel Museo Diocesano, tanto da esserne diventata uno dei simboli. Nonostante l’assoluta bellezza, tuttavia, non si tratta di un’opera “autonoma”, ma è parte di un grande polittico che purtroppo è stato da tempo smembrato. E oggi, finalmente, lo splendido dipinto potrà ritrovare gli originari “compagni” insieme ai quali era stato concepito, in una eccezionale ricostruzione, che ha tutte le caratteristiche dell’evento e che dal 21 marzo sarà allestita presso il Diocesano stesso. Volete dare un volto alla Beatrice di Dante o alla Laura di Petrarca? Provate, allora, a osservare l’incantevole “ritratto” di santa Cecilia al Museo Diocesano a Milano: la delicatezza dei lineamenti e la dolcezza dello sguardo, infatti, sembrano davvero evocare le muse ispiratrici dei due sommi poeti trecenteschi… Autore del dipinto, del resto, è un pittore contemporaneo agli estensori della «Commedia» e del «Canzoniere»: quel Bernardino Daddi che tanto successo ebbe in vita, nella natia Firenze, al punto da eguagliare, si dice, perfino la fama del suo maestro Giotto. Proprio la tavola con la santa Cecilia è una delle gemme più preziose del tesoro custodito nel Museo Diocesano, tanto da esserne diventata uno dei simboli. Nonostante l’assoluta bellezza, tuttavia, non si tratta di un’opera “autonoma”, ma è parte di un grande polittico che purtroppo è stato da tempo smembrato. E oggi, finalmente, lo splendido dipinto potrà ritrovare gli originari “compagni” insieme ai quali era stato concepito, in una eccezionale ricostruzione, che ha tutte le caratteristiche dell’evento e che dal 21 marzo sarà allestita presso il Diocesano stesso. Daddi, l’allievo di Giotto Il polittico fu realizzato attorno al 1340 per la chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze, ed era, probabilmente, costituito da cinque pannelli: oltre alla nostra Cecilia, vi comparivano infatti i santi Bartolomeo, Lorenzo e Caterina d’Alessandria, mentre al centro campeggiava una Madonna col Bambino. La monumentale composizione fu smontata già verso la metà del Settecento, e le singole tavole disperse: oggi, infatti, si trovano divise fra il Castello reale di Cracovia, la Galleria dell’Accademia a Firenze, una collezione privata e, appunto, i Chiostri di Sant’Eustorgio a Milano. Dopo oltre due secoli e mezzo, così, per la prima volta il capolavoro di Bernardino Daddi potrà nuovamente essere ammirato nella sua interezza. L’artista fiorentino, che deteneva una sorta di monopolio nella produzione di pale d’altare per la chiesa del Carmine (e non solo), lavorò presumibilmente a questo pentittico nella fase più tarda della sua carriera, come dimostra l’alta qualità pittorica della figura della martire, di morbida eleganza, di suntuosa raffinatezza. Un’opera, come si potrà meglio osservare nella visione complessiva, che alla lezione giottesca aggiunge il gusto di un gotico maturo, e che comunque fu terminata prima del 1348, anno in cui anche Bernardino cadde sotto i colpi del terribile flagello della peste nera. La Collezione Alberto Crespi Ma come è arrivata questa santa Cecilia al Museo Diocesano? Grazie a una donazione. E che donazione! È stato infatti Alberto Crespi a voler affidare all’ente milanese questa preziosa tavola, insieme ad altri quaranta bellissimi dipinti: una straordinaria collezione di Fondi oro del XIV e XV secolo, unica nel suo genere in Italia settentrionale. La raccolta ambrosiana, infatti, oltre all’opera del Daddi presenta anche pezzi di squisita fattura attribuiti a Nardo di Cione (sua una importante Crocifissione), ad Agnolo Gaddi (delicatissima la sua Vergine col Bambino fra san Giuliano e santa Caterina d’Alessandria), a Gherardo Starnina (con una Madonna dell’Umiltà colma di tenerezza), a Bicci di Lorenzo (allievo, insieme a Piero della Francesca, di Domenico Veneziano), per non citare che alcuni nomi. Un meraviglioso "angolo" di pittura umbra e toscana del Trecento in terra lombarda, da scoprire e amare. L’esposizione Il ricostruito polittico di Bernardino Daddi potrà essere ammirato dal prossimo 21 marzo, e fino al 24 maggio 2009, presso il Museo Diocesano a Milano (corso di Porta Ticinese, 95). Orari: da martedì a domenica, dalle ore 10 alle 18. Per informazioni, tel. 02.89420019 (www.museodiocesano.it). La sera dell’inaugurazione, venerdì 20 marzo, verrà presentato anche il volume contenente gli atti della giornata di studi dedicata proprio ai fondi oro della Collezione Alberto Crespi.

Il pannello centrale del Polittico, oggi conservato in Polonia.