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Santuari mariani

Lezzeno: una piccola immagine, una grande fede sulle rive del Lario

di Luca FRIGERIO Redazione

26 Aprile 2010

Affacciati dall’alto del santuario della Madonna delle Lacrime di Lezzeno, a picco sopra Bellano, questa parte del Lario appare come un affascinante presepe, in cui non si è lesinato con effetti e scenari, pennellando di blu, di verde e di luce. Lo sguardo indugia sulle linee morbide e slanciate del tempio mariano, un barocco semplice e concreto che pare dialogare con le nuvole di passaggio: la serenità, il nitore che l’avvolge invitano ad entrare, ma non è ancora il momento. Prima, infatti, si deve percorrere il breve sentiero che dietro le sue mura s’inoltra tra antiche case, improvvisi scorci sul lago e meli selvatici in fiore, su fino a una nascosta cappella.
Qui, narrano le cronache, una modesta immagine di Maria, nient’altro che un piccolo tondo di gesso, tre secoli fa pianse lacrime di sangue. I devoti arrivarono ben presto da ogni parte, da soli o in processione, spesso guidati dai loro sacerdoti. I malati si trascinavano fin quassù, e molti guarivano, nel corpo o nello spirito, salvati non dal miracolo ma da una fede grande. Oggi come allora, come testimoniano le decine, centinaia di ex voto, antichi e contemporanei, che ricoprono il presbiterio del santuario: cuori d’argento e ricamati, tavolette dipinte a colori squillanti, testimonianze di terribili incidenti, grucce e stampelle, ritratti di bimbi, di adulti, di anziani…
Il santuario (tel. 0341.821163) venne eretto a furor di popolo pochi anni dopo l’avvenuto prodigio, poco più a valle, in splendida posizione panoramica. L’interno è solenne senza essere pomposo, solido e quieto come la gente di quassù. Ricco di alcune tele antiche, ma soprattutto con una ottocentesca decorazione ad affresco che si fa apprezzare per la vivacità e la schiettezza della narrazione: le Nozze di Cana, la Passione di Cristo, la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, l’Assunzione di Maria e tante altre scene bibliche illustrate con tinte pastello, con inquadrature di gusto quasi “cinematografico”, mentre lame di luce guidano lo sguardo nella penombra. La venerata immagine è stata portata qui, e i fedeli possono avvicinarvisi come raramente accade altrove, salendo le scale dietro all’altare maggiore, e continuando così una sorta di pellegrinaggio già iniziato all’esterno.
La preziosa corona posta sull’umile gesso è dono del cardinal Schuster, la cui statua accoglie i pellegrini, così come una grande ancora, adagiata davanti al sagrato. Non è solo un “ricordo” per chi fra le acque si sposta e ci vive. È soprattutto un simbolo, a rammentare che è proprio Maria l’ancora della nostra salvezza. Affacciati dall’alto del santuario della Madonna delle Lacrime di Lezzeno, a picco sopra Bellano, questa parte del Lario appare come un affascinante presepe, in cui non si è lesinato con effetti e scenari, pennellando di blu, di verde e di luce. Lo sguardo indugia sulle linee morbide e slanciate del tempio mariano, un barocco semplice e concreto che pare dialogare con le nuvole di passaggio: la serenità, il nitore che l’avvolge invitano ad entrare, ma non è ancora il momento. Prima, infatti, si deve percorrere il breve sentiero che dietro le sue mura s’inoltra tra antiche case, improvvisi scorci sul lago e meli selvatici in fiore, su fino a una nascosta cappella.Qui, narrano le cronache, una modesta immagine di Maria, nient’altro che un piccolo tondo di gesso, tre secoli fa pianse lacrime di sangue. I devoti arrivarono ben presto da ogni parte, da soli o in processione, spesso guidati dai loro sacerdoti. I malati si trascinavano fin quassù, e molti guarivano, nel corpo o nello spirito, salvati non dal miracolo ma da una fede grande. Oggi come allora, come testimoniano le decine, centinaia di ex voto, antichi e contemporanei, che ricoprono il presbiterio del santuario: cuori d’argento e ricamati, tavolette dipinte a colori squillanti, testimonianze di terribili incidenti, grucce e stampelle, ritratti di bimbi, di adulti, di anziani…Il santuario (tel. 0341.821163) venne eretto a furor di popolo pochi anni dopo l’avvenuto prodigio, poco più a valle, in splendida posizione panoramica. L’interno è solenne senza essere pomposo, solido e quieto come la gente di quassù. Ricco di alcune tele antiche, ma soprattutto con una ottocentesca decorazione ad affresco che si fa apprezzare per la vivacità e la schiettezza della narrazione: le Nozze di Cana, la Passione di Cristo, la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, l’Assunzione di Maria e tante altre scene bibliche illustrate con tinte pastello, con inquadrature di gusto quasi “cinematografico”, mentre lame di luce guidano lo sguardo nella penombra. La venerata immagine è stata portata qui, e i fedeli possono avvicinarvisi come raramente accade altrove, salendo le scale dietro all’altare maggiore, e continuando così una sorta di pellegrinaggio già iniziato all’esterno.La preziosa corona posta sull’umile gesso è dono del cardinal Schuster, la cui statua accoglie i pellegrini, così come una grande ancora, adagiata davanti al sagrato. Non è solo un “ricordo” per chi fra le acque si sposta e ci vive. È soprattutto un simbolo, a rammentare che è proprio Maria l’ancora della nostra salvezza.