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Al Museo Diocesano

L’orto dei semplici di Giovanni Ferrario

L'esposizione presenta una serie di lavori recenti e inediti dell'artista milanese, che utilizza materiale fragile, degradabile, organico, come fiori, verdura, candele e altro.

27 Gennaio 2010

L’esposizione, curata da Paolo Biscottini, presenta una serie di lavori recenti e inediti dell’artista milanese (1973). La cifra caratteristica dell’opera di Ferrario risiede nell’utilizzo di materiale molto fragile, degradabile, organico, come fiori, verdura, candele e altro.

Attraverso questi materiali, Ferrario costruisce delle piccole composizioni-sculture che, poste sul piatto dello scanner, vengono digitalizzate, stabilizzandole e fissandole nel tempo, prima che deperiscano definitivamente. La mostra al Museo Diocesano propone il video L’orto dei semplici; le immagini sono state catturate utilizzando la medesima tecnica, ovvero eseguendo delle scansioni di un mazzo di margherite che, mosse durante l’operazione di acquisizione, assumono dei colori che non appartengono alla normale cromia dei fiori ma, al tempo stesso, spezzandosi, danno vita a nuove forme e rimandano a un’idea di delicatezza e di caducità. Accanto a esso, si trova la serie Corteccie: sono cinque libri – Vanità, Cosmicomiche, Devozioni domestiche, La traversata dell’oasi, Storia semplice – realizzati con stampe digitali su carta cotone. Anche in questo caso, Ferrario pone sul piatto dello scanner le copertine dei volumi originali, le muove in modo tale che il testo assuma delle colorazioni particolari e la resa che ne risulta sia visibilmente distorta; in questo modo, l’artista milanese raggiunge il risultato di fondere in una sola immagine, forma e contenuto.

Come afferma Paolo Biscottini nella presentazione del volume L’orto dei semplici. Dialogo sull’immagine e sull’arte (Edizioni Biblion) che accompagna la mostra, “Giovanni Ferrario raccoglie elementi rarefatti della natura e li propone in un nuovo insieme, dove è possibile valutare l’intensa poesia del dettaglio: petali, fili d’erba, pistilli… ciò che resta di un fiore. In una successione indeterminata di immagini si viene ricomponendo un giardino ideale, dove è possibile riconoscere la verità della bellezza dalle sue sofisticazioni. Ciò che era, ancora sarà, perché questo è il miracolo dell’arte. E questa la questione dell’immagine, a cui l’artista non può sfuggire. Non solo l’idea, non solo il concetto, ma ciò che ancora prima dell’idea, del concetto l’occhio vedeva, le dita toccavano… margherite, erbe”.

GIOVANNI FERRARIO
Milano, Museo Diocesano (Corso di Porta Ticinese, 95)
Fino al 28 febbraio 2010
Orari: dal martedì alla domenica, 10-18, lunedì chiuso.
Biglietti: intero: 8 Euro; ridotto 5 Euro; solo il martedì: 4 Euro

Per informazioni: tel. 02.89420019;
info.biglietteria@museodiocesano.it
www.museodiocesano.it L’esposizione, curata da Paolo Biscottini, presenta una serie di lavori recenti e inediti dell’artista milanese (1973). La cifra caratteristica dell’opera di Ferrario risiede nell’utilizzo di materiale molto fragile, degradabile, organico, come fiori, verdura, candele e altro.Attraverso questi materiali, Ferrario costruisce delle piccole composizioni-sculture che, poste sul piatto dello scanner, vengono digitalizzate, stabilizzandole e fissandole nel tempo, prima che deperiscano definitivamente. La mostra al Museo Diocesano propone il video L’orto dei semplici; le immagini sono state catturate utilizzando la medesima tecnica, ovvero eseguendo delle scansioni di un mazzo di margherite che, mosse durante l’operazione di acquisizione, assumono dei colori che non appartengono alla normale cromia dei fiori ma, al tempo stesso, spezzandosi, danno vita a nuove forme e rimandano a un’idea di delicatezza e di caducità. Accanto a esso, si trova la serie Corteccie: sono cinque libri – Vanità, Cosmicomiche, Devozioni domestiche, La traversata dell’oasi, Storia semplice – realizzati con stampe digitali su carta cotone. Anche in questo caso, Ferrario pone sul piatto dello scanner le copertine dei volumi originali, le muove in modo tale che il testo assuma delle colorazioni particolari e la resa che ne risulta sia visibilmente distorta; in questo modo, l’artista milanese raggiunge il risultato di fondere in una sola immagine, forma e contenuto.Come afferma Paolo Biscottini nella presentazione del volume L’orto dei semplici. Dialogo sull’immagine e sull’arte (Edizioni Biblion) che accompagna la mostra, “Giovanni Ferrario raccoglie elementi rarefatti della natura e li propone in un nuovo insieme, dove è possibile valutare l’intensa poesia del dettaglio: petali, fili d’erba, pistilli… ciò che resta di un fiore. In una successione indeterminata di immagini si viene ricomponendo un giardino ideale, dove è possibile riconoscere la verità della bellezza dalle sue sofisticazioni. Ciò che era, ancora sarà, perché questo è il miracolo dell’arte. E questa la questione dell’immagine, a cui l’artista non può sfuggire. Non solo l’idea, non solo il concetto, ma ciò che ancora prima dell’idea, del concetto l’occhio vedeva, le dita toccavano… margherite, erbe”.GIOVANNI FERRARIOMilano, Museo Diocesano (Corso di Porta Ticinese, 95)Fino al 28 febbraio 2010Orari: dal martedì alla domenica, 10-18, lunedì chiuso.Biglietti: intero: 8 Euro; ridotto 5 Euro; solo il martedì: 4 EuroPer informazioni: tel. 02.89420019;info.biglietteria@museodiocesano.itwww.museodiocesano.it