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In mostra alla Galleria San Fedele CAMBOGIA TRA PASSATO E FUTURO I progetti per l’infanzia della Comunità di Sant’Egidio nelle foto di Livio Senigalliesi

Mostra fotografica CAMBOGIA, TRA PASSATO E FUTURO

3 Settembre 2008

I progetti della Comunità di Sant’Egidio in Cambogia sono documentati in un reportage di Livio Senigalliesi, noto fotoreporter milanese, e commentati dal giornalista Marco Del Corona in una mostra allestita presso la Galleria del Centro San Fedele a Milano. La storia difficile di questo Paese emerge nelle immagini sulle campagne fuori dal tempo, la memoria del genocidio dei Khmer rossi, ma anche nei progetti per il futuro delle giovani generazioni. In particolare, Sant’Egidio si occupa della registrazione dei bambini all’anagrafe, primo passo per contrastare la mancanza di diritti, l’invisibilità e il traffico di minori, il sostegno alla scolarizzazione, le adozioni internazionali e a distanza, l’aiuto sanitario alle minoranze nelle zone al confine con il Laos.

INAUGURAZIONE: 17 maggio, ore 18.00
Fino al 25 maggio 2007
Galleria San Fedele (Galleria Hoepli 3/a)
Orario: 16.00 – 19.00 da martedì a venerdì
(apertura al mattino su richiesta)
Per informazioni tel 02 86352233
s.fedelearte@gesuiti.it
santegidio_milano@tiscali.it

LA CAMBOGIA È MORTA MOLTE VOLTE.
Decenni di violenza, poi gli anni in cui i Khmer rossi di Pol Pot hanno imposto un regime (il Kampuchea Democratico dal 17 aprile 1975 al gennaio 1979), che univa il furore marxista-leninista e un ultra-nazionalismo xenofobo e razzista. Fu un’ecatombe. Atroce la successiva guerra civile (1979-1999), durante la quale il Paese è stato disseminato di milioni di mine. Oggi i complici di Pol Pot superstiti – anziani e malati – vivono liberi. Comunità internazionale e Onu hanno promesso per loro un processo che, almeno in parte, faccia giustizia. Il tribunale, a Phnom Penh, è fermo: mille motivi l’hanno bloccato, mille scuse per non fare i conti col passato. Così la Cambogia muore ancora. E il futuro di una nazione stenta a nascere.

IL GENOCIDIO
Gli uomini di Pol Pot la chiamavano kamtech. Distruzione, eliminazione. Sterilizzazione. Non di uomini né di animali: di cose o microbi. Perché, nella terminologia hitleriana dei Khmer rossi, i nemici erano “parassiti” e “batteri”, i bonzi “tenie”… Di un milione e 700 mila persone morte nei tre anni e mezzo del Kampuchea Democratico, lo storico David Chandler stima che 200 mila vennero deliberatamente massacrate ed eliminate, mentre le altre furono stroncate dalla fame, dalla fatica, dalle malattie generate dalla perversa architettura sociale messa in piedi da Pol Pot. C’era del metodo, nei Khmer rossi.

S-21, TUOL SLENG
L’intera struttura è circondata da filo spinato e lastre di ondulex. Un posto quasi normale, a non saperlo. Qui il “centro”, il cuore segretissimo del segreto Partito comunista cambogiano, installò il quartier generale del santebal, la polizia segreta. La scuola di Tuol Sleng divenne l’S-21. Luogo di interrogatori, tortura ed esecuzioni dove persero la vita almeno 14 mila persone (10 499 adulti secondo i pedanti registri dei Khmer rossi, che non contavano però i bambini, circa 2 mila). Tutti segnati: ingresso, foto, verbali, uscita. Solo sette i sopravvissuti… La specifica funzione dell’S-21 di Tuol Sleng era custodire e torchiare i cosiddetti traditori… Il regime se ne servì come di uno strumento cruciale… La gestione diretta era nelle mani di Duch, un ex insegnante di matematica che si era dato alla macchia dopo un arresto perché comunista nel 1965; ai suoi ordini, guardiani ragazzini, terrorizzati all’idea di finire a loro volta tra i prigionieri, ferocissimi, maestri nell’umiliazione, nell’espropriazione dell’umanità. La sua mente matematica traeva piacere dal dedalo delle delazioni incrociate, dalla rete di legami che i torturati mettevano su, interrogatorio dopo interrogatorio, in un immenso teorema del terrore.

LE MINE
Le mine non sono un frutto di stagione, e continuavano come sempre ad aspettare visite, incuranti di diluvi e siccità… Le piogge estive avrebbero smosso la terra, impastandola di nuovo di fango, rimescolando le mine. Anche i terreni bonificati possono nascondere pessime sorprese dopo gli allagamenti della stagione umida. Generazioni di mine successive fioriscono fra strati di mota. Un compendio di storia cambogiana: mine khmer rosse, mine di Lon Nol, ancora mine khmer rosse, mine di Sihanouk, mine vietnamite, mine khmer rosse, mine di Hun Sen, mine khmer rosse. Raccolto garantito>.

Brani tratti dal libro
Cattedrali di cenere di Marco Del Corona
(Edt, Torino 2005)