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Ricordo

L’ultimo viaggio di Sergio Bonelli

Si è spento a 79 anni l'ultimo editore "storico" di fumetti in Italia. Figlio d'arte, ha pubblicato, e spesso creato, una schiera di eroi di carta che hanno fatto appassionare generazioni di lettori, dando al fumetto dignità letteraria.

Loris CANTARELLI

29 Settembre 2011

Non sappiamo se si è diretto verso la foresta di Darkwood con il suo Zagor o verso Manaus sul Piper dell’amazzonico Mister No, ma certo l’avventura finale di Sergio Bonelli ha colto tutti di sorpresa.

Se n’è andato a quasi 79 anni al San Gerardo di Monza la mattina del 26 settembre, esattamente a un quarto di secolo dall’uscita nelle edicole dell’esistenzialista Dylan Dog, l’Indagatore dell’Incubo creato dal citazionista Tiziano Sclavi, che ha portato nuovo linfa nel fumetto italiano dimostrando una volta di più quanto sia possibile conciliare inquetudini d’autore e serialità popolare: una specialità tutta italiana, con illustri precedenti come il letterario Hugo Pratt e il surrealista Benito Jacovitti. La creatura di carta che a Milano vide perfino quattro edizioni del Dylan Dog Horror Fest, rassegne cinematografiche in epoca pre-Internet e agli albori dell’home video, è tra l’altro protagonista dal 7 ottobre al Museo del Fumetto www.museowow.it di viale Campania 12.

L’ultimo editore “storico” di fumetti aveva iniziato a occuparsi dell’azienda rilevata nel 1941 dal padre Giovanni Luigi, “romanziere prestato al fumetto e mai più restituito”, creatore nel 1948 dell’immarcescibile Tex (ininterrottamente in edicola con albi speciali e continue ristampe), insieme alla madre Aristea Bertasi la quale, mantenendo buoni rapporti con il marito tornato dal fronte con una nuova compagna, nel Dopoguerra prese le redini di una casa editrice rimasta per decenni poco più che familiare nonostanti i successi.

Nelle sue mansioni di “tuttofare” innamorato della narrativa disegnata (e non soltanto quella di famiglia), il giovane Bonelli ha così modo di conoscere ogni aspetto della produzione editoriale e accompagnare – in molti casi contribuendo a rafforzare in prima persona – l’aumento di consapevolezza della dignità di un mezzo di comunicazione dalla profondità e dignità per lungo tempo misconosciuta dalla cultura dominante italiana. Scegliendo lo pseudonimo di Guido Nolitta per non creare confusione con il padre, crea l’avventuroso Zagor (in edicola dal 1961) e l’antieroe moderno Mister No (1975-2005) e, oltre a innumerevoli edizioni straniere dei personaggi della sua “scuderia”, edita piccoli capolavori come la revisionista “Storia del West” (1967-80) e l’amatissimo Ken Parker (1977-84), si toglie lo sfizio di proporre in edicola graphic novel di lusso come il rigorosissimo “I protagonisti” (1974-75) e l’appassionante “Un uomo un’avventura” (1976-80), mantenendo il contatto con i mutamenti della realtà pubblicando tra gli altri l’archeologo che invecchia con il suo pubblico Martin Mystère (dal 1982) e il fantascientifico Nathan Never (dal 1991) che racconta il brulicante mondo di oggi visto con l’immaginaria lente di domani.

La sua dedizione al lavoro, nonché al rispetto dei colleghi-collaboratori (ai quali ha sempre corrisposto un giusto compenso) e dei lettori (non inserendo mai pubblicità di prodotti non a fumetti o non della casa editrice) gli hanno portato un affetto e una stima probabilmente destinati a rimanere ineguagliati nel panorama italiano, culminando nel 2005 dall’Università di Roma “La Sapienza” una laurea honoris causa in Scienza della Comunicazione e nel 2008 dalla sua Milano un meritatissimo Ambrogino d’Oro. Al di là dell’aspetto umano, tutta la sua storia aiuterà autori e editori italiani che vorranno guardare al suo esempio per affrontare le sfide multimediali del terzo millennio.