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Arte e fede

Museo Diocesano, un futuro
nel nome di Martini e aperto al territorio

L’intitolazione al Cardinale è tra le novità rilevanti della struttura che sta per compiere 15 anni, insieme al nascente Polo culturale di Sant’Eustorgio, al rilancio dell’iniziativa “Un capolavoro per Milano” e al potenziamento del rapporto con parrocchie e oratori. Ne parla Ugo Pavanello, presidente della Fondazione Sant’Ambrogio, ente gestore

di Annamaria BRACCINI

7 Agosto 2016
Ugo Pavanello

Una realtà di bellezza, cultura e fede sempre più radicata nel cuore della metropoli e della Diocesi. È questo oggi il profilo del Museo Diocesano di Milano che, giunto quasi al suo quindicesimo “compleanno” – per l’esattezza ricorrerà il 5 novembre 2016 -, guarda alla ripresa di settembre e al nuovo anno pastorale con rinnovati impegno ed energie.

Dopo le attività di questi mesi che hanno visto rassegne di diverso tenore e ambito – dalle “personali” di maestri contemporanei alla fotografia, da mostre multimediali all’animazione per i più piccoli, dai concerti di musica etnica alle “Domeniche al Museo”, alla formazione di giovani nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro – ora si guarda ancora più avanti. E non solo perché con un semplice click, accedendo al sito www.museodiocesano.it, si ha la possibilità di visitare virtualmente l’intera struttura con i suoi tesori, ma soprattutto poiché le strade ormai intraprese aprono a significative prospettive, come la creazione di un “Polo” artistico-culturale di alto livello nell’area simbolicamente e concretamente collegata dai Chiostri di Sant’Eustorgio. «L’annunciata integrazione dell’offerta culturale col Museo di Sant’Eustorgio, alla quale stiamo lavorando già da qualche mese, è certamente un passaggio molto importante per dare ulteriore spinta anche alla proposta del Diocesano – spiega Ugo Pavanello, presidente della Fondazione Sant’Ambrogio, ente di gestione del Museo -. Tale sinergia segna un momento nuovo di proposizione della comune offerta culturale, senza naturalmente abdicare a quello che è il ruolo e la mission peculiare del Museo, ossia mettere a disposizione di tutti i visitatori percorsi di fede attraverso la cultura e l’arte».

In vista del riavvio delle attività il 1° settembre, avete già elaborato iniziative e appuntamenti specifici?
L’Anno pastorale 2016-2017 sarà assai rilevante per il MUDI di Milano. In questo contesto mi sembrano significative due sottolineature. Anzitutto, un itinerario alla riscoperta della figura del cardinale Carlo Maria Martini nel suo rapporto con l’arte. Come è stato annunciato dal cardinale Scola, proprio in occasione del suo quindicesimo anniversario di vita il Museo verrà infatti intitolato a colui che fortemente lo volle in questi chiostri e che nel novembre del 2001 inaugurò la nostra struttura insieme all’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Attorno a questo evento stiamo costruendo, insieme alla Fondazione Carlo Maria Martini, un cammino di riflessione. Un secondo evento significativo sarà la ripresa dell’apprezzata iniziativa “Un capolavoro per Milano” che, come tradizione, porterà una grande opera d’arte al Museo nel periodo compreso tra novembre 2016 e gennaio 2017. A fianco di queste iniziative, rimane la costante attenzione rivolta alla valorizzazione delle Collezioni e alle esposizioni. Infine, grazie all’operato di un apposito Comitato scientifico, unitamente ai colleghi di Sant’Eustorgio stiamo ultimando un calendario di iniziative che approfondiranno specificamente la proposta culturale e spirituale dell’arte moderna e contemporanea, già presente al Museo attraverso importanti opere di artisti di chiara fama e che sarà al centro di alcune mostre a fine 2016 e per l’intero 2017.

Come presidente della Fondazione Sant’Ambrogio, qual è la questione che le sta più a cuore?
Direi due aspetti. Uno sarà essere capaci di rappresentare al pubblico, milanese e non, l’unità e l’unicità del polo dei Chiostri di Sant’Eustorgio nel panorama culturale della città. Un’offerta che, in coerenza tra le varie componenti del complesso dei Chiostri, attraversa i molti secoli della storia di Milano, a partire dal cimitero paleocristiano sottostante la Basilica, fino ad arrivare ai giorni nostri. L’altro aspetto è l’apertura alla contemporaneità, che già prima sottolineavo, secondo due direttrici: la prima è quella rappresentata, per esempio, dalla bella e apprezzata mostra “Design behind Design” (visitabile fino all’12 settembre), che si tiene nell’ambito della XXI Triennale, per la quale ospitiamo anche i padiglioni di India, Haiti, Repubblica del Sud Sudan e Liberia; inoltre, i Chiostri vogliono sempre più qualificarsi come luogo di confronto culturale, ospitando convegni e momenti di riflessione su temi di attualità, legati all’ambito cristiano, ma anche aperti al dialogo con le tante culture che nella nostra città trovano espressione.

Con l’apertura dei Chiostri di Sant’Eustorgio certamente si amplia l’offerta, ma si intende anche evidenziare la diocesanità del Museo?
Senza dubbio. Amo spesso dire che il Museo Diocesano è uno degli strumenti a servizio della pastorale diocesana, come ne esistono altri, ma con la sua specificità di esserlo attraverso l’utilizzo sapiente delle varie espressioni artistiche che nei secoli i vari autori – soprattutto lombardi, se pensiamo al nostro Museo – ci hanno tramandato. E questo suo essere strumento pastorale è sottolineato dall’intesa collaborazione, che si va via via rafforzando, con tanti Uffici della Curia di Milano, dalla Catechesi alla Scuola, dalla Pastorale dei Migranti a quella Giovanile. Vogliamo continuare in questo percorso di collaborazione e, nel prossimo anno, potenziare ulteriormente il rapporto con il nostro “pubblico naturale” – chiamiamolo così – rivolgendoci a parroci, sacerdoti, catechisti e animatori degli oratori e a gruppi parrocchiali con sempre rinnovate proposte culturali. Il rapporto con loro – e con insegnanti e studenti delle scuole di ogni ordine e grado – rimane un fiore all’occhiello della nostra attività.

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