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In libreria

Nella, che una bomba
si portò via come una stella

In «Salvami mio bel reuccio» Emilio Magni ha raccolto i temi di una bambina di 11 anni, perita nei bombardamenti su Erba del 30 settembre e 1 ottobre 1944. A 70 anni esatti di distanza, una testimonianza commovente e che fa riflettere

di Mauro COLOMBO

26 Settembre 2014

«In questo mese di Maggio, tutte le sere verso le otto e trenta c’è la benedizione per la Madonna. Verso le otto e un quarto io con mia sorella, una signora e altre bambine ci siamo recate in chiesa, mentre le campane chiamavano festose i fedeli. Entrate, trovammo a stento un posticino, ma voltatami ho visto l’altare della Madonna pieno di fiori e molti fedeli pregavano in raccoglimento. Poco tempo dopo si incominciò la recita del Santo Rosario, la preghiera più bella e più gradita alla Madonna. (…) Uscì il sacerdote e cominciò a parlarci dell’amore che dobbiamo avere verso la Madonna, perché ci sia di rifugio, di consolazione e ci dia le grazie che le chiediamo. A quel punto mi venne in mente che la Suora ci aveva detto “la Madonna è come la cassiera di tutte le grazie, e mai nessuna grazia viene sulla terra se non sia passata fra le sue mani”…».

È lo stralcio di un tema – sorprendente per ricchezza di contenuti e proprietà di linguaggio – scritto da una bambina di 11 anni, Nella Ronchetti, tra i morti dei bombardamenti che colpirono Erba il 30 settembre e l’1 ottobre 1944. In quella tragica due-giorni, a causa di un errore nel puntamento dell’obiettivo (alcuni depositi di carburante), nella cittadina brianzola i bombardieri americani provocarono oltre settanta morti, il maggior numero di vittime civili registrate in tutta la provincia di Como (allora comprendente anche quella di Lecco) nel corso della seconda guerra mondiale. Iscritta alla prima commerciale, Nella non poté neppure iniziare l’anno scolastico: cadde il primo giorno, mentre era nei campi a raccogliere uva per la vendemmia. L’eccidio sollecitò la visita a Erba dello stesso cardinale Schuster, giunto a benedire i caduti e a confortare i sopravvissuti, assistiti spiritualmente dal prevosto don Erminio Casati e da un giovane missionario del Pime, padre Aristide Pirovano, destinato dopo il conflitto a partire per il Brasile.

A settant’anni esatti dai bombardamenti – anniversario che Erba sta ricordando con una nutrita serie di celebrazioni e iniziative -, gli scritti di Nella riemergono dall’oblio del tempo grazie all’iniziativa della sorella Maria e di una compagna di classe, che hanno conservato due suoi quaderni di quinta elementare, uno di “bella” e uno di “brutta”, risalenti all’anno scolastico 1943-44 (concluso con una lusinghiera promozione). I quaderni sono stati consegnati al giornalista Emilio Magni, che ne ha tratto un volumetto pubblicato da Alessandro Dominioni Editore, con il contributo economico di alcuni erbesi. Vi sono riprodotti i temi del quaderno di “bella”, la pagella e la copertina di quello di “brutta”, con una illustrazione che dà anche titolo al libro: Salvami mio bel reuccio (92 pagine, 12 euro).

Magni, cronista di stampo genuino, cultore di storia e tradizioni locali (è autore di fortunatissimi libri sul dialetto brianzolo, editi da Mursia), è “raccontista” – come ama definirsi – che si documenta ricorrendo a tutti e cinque i suoi sensi: osserva a fondo, ascolta scrupolosamente, fiuta attentamente, tocca con mano e “assaggia” con gusto. In questo caso ha attinto anche all’emozione, recuperando dagli archivi della memoria la vestigia singolare e commovente di un evento di cui lui stesso fu giovanissimo e fortunatamente incolume testimone. «Nella era certamente assai intelligente e sensibile – spiega -, e raccontò con molta partecipazione le cose più interessanti della “sua” Erba. Nei suoi temi ci parla di un grande interesse e quasi di un orgoglio per le cose importanti del suo paese, che l’insegnante l’aveva portata a vedere, assieme a tutta la scolaresca, come si usava a quei tempi».

Quella di Magni, però, non è solo un’operazione “archeologica” o un tributo sentimentale. Leggendo gli scritti di Nella e ricordando il suo tragico destino, viene quasi spontaneo pensare agli innumerevoli bambini che, anche oggi, sono come lei vittime innocenti della follia bellica, in Ucraina, Iraq, Medio Oriente, nell’Africa Nera… Se la lettura di Salvami mio bel reuccio – oltre a celebrare un significativo capitolo di storia locale – stimolerà anche nelle nuove generazioni una maggiore sensibilità a questi drammi contemporanei, sarà il modo migliore per rendere omaggio a Nella e ai suoi sogni spezzati.