Share

Archeologia

Nuova luce sulla chiesa di Nocetum:
dagli scavi riemerge l’antico passato

Resti romani e sepolture medievali sono stati riportati alla luce nella chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, alla periferia meridionale di Milano, dagli archeologi della Soprintendenza e dell'Università Cattolica. Una conferma ai documenti storici e a secolari tradizioni. E ora si cerca la toma del vescovo Onorato...

di Luca FRIGERIO

23 Maggio 2013

Usurpatore, lo ha definito la storia. Anche se per altri, come spesso accade, fu piuttosto un liberatore. Quel che è certo è che Flavio Magno Magnenzio era un uomo coraggioso, un soldato che aveva servito lealmente Costantino e i suoi discendenti. Almeno fino a quando non decise di acclamarsi lui stesso imperatore. Fu un’avventura breve e violenta, segnata da lotte e tradimenti, e che finì con il suicidio dello stesso Magnenzio, nel 353, quando si rese conto che tutto, ormai, era perduto. Un barbaro di stirpe germanica eloquente come un retore romano, che tuttavia non era riuscito a nascondere le sue origini, negli augusti ritratti dai lineamenti appesantiti. Come possiamo notare anche in quella moneta con la sua effigie, appena riemersa dagli scavi nella chiesetta dei Santi Giacomo e Filippo a Nosedo…

Non solo depuratore
Già, Nosedo. Nosedo e il suo depuratore, così di frequente oggetto delle cronache cittadine, da alcuni anni ormai. Ma questo quartiere alla periferia meridionale di Milano ha anche una lunga storia, che parla di una precoce cristianizzazione in epoca romana, della probabile sepoltura in loco del vescovo Onorato (in fuga durante l’invasione longobarda), della zecca aperta dall’imperatore Federico Barbarossa… Voci popolari e notizie documentali che oggi sembrano trovare conferma nei risultati di una recentissima indagine archeologica effettuata proprio in quell’antica chiesa attorno a cui si stringe la Comunità Nocetum, luogo di preghiera, di accoglienza e di promozione umana e culturale aperto all’intera città.

Sono ritrovamenti sorprendenti, dunque, quelli emersi nella campagna di scavi coordinata dalla Soprintendenza per i Beni archeologici della Lombardia e condotta dagli archeologi e dagli studenti dell’Università Cattolica di Milano, grazie al sostegno della Fondazione Telecom nell’ambito del più ampio progetto “Valle dei monaci” (leggi la presentazione cliccando nel box a sinistra). Ritrovamenti che ora dovranno essere studiati in modo approfondito, ma che già gettano nuova luce sulle vicende remote di quest’angolo di terra ambrosiana, quasi “all’ombra” della Ciribiciaccola dell’abbazia di Chiaravalle.

Il sepolcreto medievale
Come le diverse sepolture rinvenute nel sacro edificio, ad esempio, pertinenti a varie fasi dell’epoca medievale e che, insieme al ritrovamento di materiali ceramici rinascimentali, testimoniano una lunga e ininterrotta frequentazione del sito, almeno a partire dal XIII secolo. Particolarmente toccante è stata la scoperta di una tomba che presenta i resti di un bambino di pochi mesi adagiato su quelli di una persona adulta, con frammenti di tessuto e la deposizione simbolica di una moneta: una sepoltura che, presumibilmente, ha accolto una madre con la sua creatura, in un abbraccio oltre la morte.

I resti romani
L’indagine archeologica, tuttavia, ha individuato anche reperti più antichi: si tratta di materiali di età augustea, cioè risalenti al I secolo dopo Cristo, oltre a quella moneta dell’usurpatore Magnenzio di cui si accennava all’inizio, importante perché databile con precisione fra il 350 e il 353. Manufatti rinvenuti in uno strato di riporto nella pavimentazione della chiesa, ma quasi certamente provenienti dai dintorni della stessa, e che quindi comprovano, seppur indirettamente, la presenza di una comunità nel territorio di Nosedo fin dall’epoca romana.

Da tempo, peraltro, ci si interroga su quando effettivamente risalga la fondazione della chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, citata per la prima volta in un documento del 1251. Una questione resa ancora più “intrigante” dal fatto che l’edificio attuale sorge su un livello leggermente sopraelevato, come su un “podio” naturale, e non appare canonicamente orientato lungo l’asse est-ovest…

Ebbene, il recente scavo archeologico ha messo in luce anche una struttura muraria certamente preesistente, che è stata conservata e inglobata nella costruzione medievale. Ma di cosa si tratti esattamente è ancora presto per dirlo. Bisognerà aspettare l’esito delle analisi degli esperti e, soprattutto, confidare in una nuova campagna di indagini, che sarà possibile solo grazie al sostegno di sponsor e mecenati. E magari, così, ritrovare anche la tomba perduta del vescovo Onorato…