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7 febbraio

Pasolini e il Vangelo secondo Matteo

La Biblioteca Sormani di Milano ospita nella Sala del Grechetto la presentazione degli Atti del Convegno "Cristo mi chiama ma senza luce. Pier Paolo Pasolini e Il Vangelo secondo Matteo" a cura di Roberto Chiesi.

di Renzo SALVI

6 Febbraio 2017

Martedì 7 febbraio 2017, alle ore 18.00, la Biblioteca  Sormani di Milano ospita nella Sala del Grechetto la presentazione degli Atti del Convegno “Cristo mi chiama ma senza luce. Pier Paolo Pasolini e Il Vangelo secondo Matteo” a cura di Roberto Chiesi (ed. Le Mani, Genova). Intervengono: il curatore Roberto Chiesi (Archivio P.P. Pasolini, Cineteca di Bologna), Margherita Caruso (interprete di Maria giovane nel film), Ester Bonsante (Amici dell’Osservatorio), Roberto Carusi (attore). Modera: Ivan Grossi, Presidente Associazione Amici dell’Osservatorio.

Il Vangelo secondo Matteo, per la regia di Pier Paolo pasolini, ha un lungo itinerario di preparazione: la radici, come è noto da tempo, si rinvengono in Assisi, nella Cittadella sede della Pro Civitate Christiana, cioè di quell’associazione laicale fondata da don Giovanni Rossi nel 1939 che, da allora, è specchio e fulcro dell’incontro tra cristianesimo e mondo moderno e che divenne un’autentica locomotiva del Concilio durante e dopo il pontificato di Giovanni XXIII.

Il “tutto osare, tutto usare per annunciare Cristo Re” di don Rossi determina una chiamata – inattesa per tutti e per primo per il “convocato” – a Pier Paolo Pasolini, individuato come interlocutore per il suo essere (considerato, almeno) come “il regista più lontano…” dal modo di sentire del cristianesimo, per rivolgere proprio a lui la richiesta, lo stimolo, la suggestione capaci di coinvolgere e muovere il suo tormento artistico per un’opera di cinematografia sulla figura di Cristo.

A Cristo ed alla cristologia erano e sono d’altro canto mirate tutte le attività della Pro Civitate: dalle Missioni popolari agli incontri formativi e culturali e spirituali, dalle iniziative per i giovani (le Marce della fede, i l Convegno giovanile …) ai Corsi di Studi Cristiani, all’editoria (Rocca, Cittadella Editrice…) alla Galleria d’arte contemporanea e all’Osservatorio sulla’arte cristiana, al teatro, ai corsi di musicologia e fonologia, al Festival della Canzone Nova; poi alla musicoterapia, alla preparazione di counseling …

Si rinviene in questo filone, che nel Concilio trova  il suo specchio ed un suo culmine, la cultura teologica e l’attenzione pastorale nate nel tempo pontificale di leone XIII e, a Milano, del magistero del cardinale Andrea Carlo Ferrari: un tempo in cui don Rossi, appena ordinato sacerdote, è chiamato a fare da segretario all’arcivescovo e viene sollecitato a “imparare” da quel segretario che a Bergamo è vicino al vescovo Giacomo Radini tedeschi: un segretario che risponde al nome di Angelo Giuseppe Roncalli.

Quando i fili, mai interrotti, tra queste due figure che si sono incontrate in gioventù, si rinsaldano tra Roma, dove “quel” don Roncalli e divenuto papa, e Assisi dove la PCC ha basi operative e spirituali, scatta la chiamata/provocazione a Pasolini. Ed è invece per caso – o per irruzioni dello Spirito nel volgere di un giorno – che il primo affaccio del regista alla Cittadella di Assisi coincida con un 4 ottobre 1962 che registra, nella storia della chiesa e del mondo, il viaggio in treno ad Assisi e a Loreto di papa Roncalli.

Non ci sono incontri e non si va oltre questa prossimità generica di luogo. A fare da raccordo casuale e personale è don Rossi che di pomeriggio saluta, abbraccia e chiede benedizione all’antico collega e poi, la sera, incontra il regista che è rimasto per lunghe ore nelle stanze degli ospiti della Cittadella, infastidito – come scriverà –  dallo scalpiccio festoso dei fedeli  mossi dall’inatteso evento di un papa “fuori Roma”.

Durante quel pomeriggio Pasolini leggerà – “d’un fiato” – il Vangelo di Matteo, scegliendo quel testo tra gli altri  dalla copia dei Vangeli presente in quella camera, a fianco del letto, secondo la consuetudine dell’ospitalità in Cittadella.

Due anni dopo la dedica “Alla cara, lieta e familiare memoria di Giovanni XXIII” accompagnerà la distribuzione del film nelle sale.

Il lungo percorso di confronto, di collaborazione, di tensioni, e di reincontri, di consulenza e di dialogo tra Pasolini e la Pro Civitate Christiana è ora delineato in un libro in cui sono confluiti i lavori del convegno “Cristo mi chiama ma senza luce” organizzato, a cinquant’anni dalla realizzazione del film, dall’Associazione Amici dell’Osservatorio che, in Assisi, è attiva nell’opera di valorizzazione di un patrimonio artistico forse poco noto ma senza pari presente nella Galleria d’arte della PCC.

Il volume “Cristo mi parla ma senza luce” raccoglie testimonianze e spezzoni di storia legati alla realizzazione dell’opera cinematografica insieme ad approcci critico-letterari, alla ricognizione delle valutazioni che accolsero al suo apparire il film; anche di quelle, negative soprattutto, che vennero formulate nell’ambito di un (allora esistente) “mondo cattolico” e di una Chiesa italiana non ancora compiutamente conciliare pur a Concilio concluso. Riconoscimenti ed apprezzamenti vennero – come è noto – da cattolicità d’oltralpe e soprattutto da quanti seppero vedere in quell’impresa la ricerca di un Cristo sino glossa, capace di smuovere coscienze cristiane e spiriti non credenti.