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Riprendiamo a risparmiare, non dimenticando il necessario

15 Luglio 2008

Una particolarità della presente congiuntura economica consiste nell’individualizzazione del problema o, meglio, nel fatto che le difficoltà del Paese sono la somma di milioni di questioni singole e private. I pensionati pesano sulla previdenza, i giovani da far studiare costano un occhio della testa, gli anziani sono di difficile e costosa accoglienza e tra quanti lavorano troppi non tirano la fine del mese, tanto che sono causa di un calo pericoloso dei consumi o determinati a mettere in crisi il settore turistico annullando o abbreviando le vacanze. La crisi sembra saltata fuori come un fungo nel bosco dei deficit, del Pil, delle inflazioni, del costo del lavoro, della globalizzazione, della Banca europea e dell’euro in salita. Di chi è la colpa? La domanda è petulante e indiscreta. Le autorità danno i numeri, denunciano i rischi, ma sui comportamenti pubblici da dove dovrebbe nascere il risanamento, sono incerte o reticenti. Inutile quindi far conto su interventi a breve scadenza che ci salvino dall’inasprimento dei prezzi o dal galoppare dell’inflazione. Ognuno è ministro dell’economia, del turismo e delle finanze di casa propria, ma solo e inerme di fronte al panettiere, al venditore di vestiti, all’agenzia di viaggi e al distributore di benzina. Che fare? Bisogna far quadrare il cerchio: non rinunciare a niente di necessario e spendere poco. È possibile? Certo, perché se Atene piange, Sparta non ride: il negoziante, l’albergatore, il tour operator sono preoccupati quanto noi e devono venire a patti con i clienti. Il che significa badare al sodo: mare sì, anche se senza le “bellurie” della gita e degli spassi organizzati. Montagna sì, ma senza nottate avventurose in rifugi d’alta quota ed eccessi nelle località più rinomate. Viaggi all’estero, senza l’emozione del volo sopra la cascate. Vediamo di fidarci insomma: non di furbate fiscali che fanno parte del materiale usato dai venditori per imbonire l’intimidito consumatore, ma della legge del mercato che fa incontrare gli interessi diversi, ma convergenti di chi vende e di chi compra. Aggiungendo quel tanto di prudenza e di buon senso, a cui più di una volta si è rinunciato cedendo alla tentazione di spostare un poco più in là il prestigio sociale dei propri divertimenti o alla voglia di fare qualche scoperta superflua, ma allettante. Adeguatamente rinfrescati da una vacanza riposante cerchiamo infine di selezionare nella nostra testa come mai ognuno si ritrovi di fronte a difficoltà che nessuno lo aiuta a superare: scopriremo che, forse, la causa di tutto è nel deficit di impegno che abbiamo messo nel dare il nostro contributo a quel regolamento degli interessi comuni che si chiama politica.
Mario Mauri