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Sabbah, voce di speranza per la Terra Santa

Il Patriarca di Gerusalemme, al termine del suo impegno pastorale, a Milano in occasione della pubblicazione del suo ultimo libro

5 Giugno 2008

25/02/2008

di Tomaso ZANDA

Fra pochi giorni monsignor Michel Sabbah, patriarca di Gerusalemme, lascerà il suo incarico di vescovo della città santa per sopraggiunti limiti di età. Coglie quindi l’occasione per dare uno sguardo indietro e raccontare il suo vissuto in Voce che grida dal deserto (edizioni Paoline), un libro che raccoglie le sue riflessioni accompagnate da interventi di ospiti illustri, tra i quali il cardinale Carlo Maria Martini.

Sabato 23 febbraio Sabbah è giunto a Milano alla fine di un tour di tre date per un incontro organizzato da Pax Christi, Azione Cattolica, Caritas Ambrosiana, Centro Documentazione Mondialità, Fuci, rivista Terrasanta e Comunità di Sant’Angelo. Insieme a lui, in una tavola rotonda, don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana, don Nandino Capovilla, coordinatore della campagna di Pax Christi Ponti e non muri, e il vicedirettore di Famiglia Cristiana Fulvio Scaglione.

Forte della sua esperienza decennale, monsignor Sabbah ha risposto alle domande di Scaglione e ha interagito col pubblico sugli scottanti temi della Terra Santa, offrendo una visione piena di speranza per il futuro, fondata sulla fiducia in Dio morto e risorto. E’ la stessa «visione positiva del futuro» rilevata dal cardinale Martini nella prefazione al libro: «Mi piacerebbe che migliaia di persone palestinesi andassero ogni giorno ai check-point israeliani, come successo a Gaza in modo nonviolento» per dare forza a un movimento pacifico, disarmato e di popolo che superi il dramma dell’occupazione.

Sabbah invita la Chiesa tutta a farsi carico della situazione nei luoghi sacri, non tanto per l’importanza dei luoghi, quanto per l’importanza delle persone, primo vero tempio di Cristo. Un segno particolare lo lasciano i pellegrinaggi: «Chi viene qui per pregare dà un segno di pace». Il problema è che si interagisce più con i luoghi che con la gente, sottolinea, Davanzo, che invita a una maggiore attenzione a questo aspetto durante i viaggi di preghiera nei luoghi di Gesù.

La presenza di Sabbah a Milano è uno stimolo continuo a guardare al Medio Oriente con occhi attenti, a farsi carico del dolore di persone che a torto ci appaiono lontane. E’ un invito ad avere occhi critici di fronte a quanto ci viene passato dai mass media, specialmente rispetto al mondo arabo (Iran in particolare). Innanzitutto, è comunque un invito alla speranza in quel Dio che salva e che risorge a Pasqua.