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Economia

Europa, numeri negativi

La ripresa non è ancora vicina

di Gianni BORSA Redazione

6 Novembre 2009

I numeri parlano chiaro. Secondo le “Previsioni economiche d’autunno”, rese note il 3 novembre dalla Commissione europea, la fine della recessione è di là da venire: se ci si limita alla ricerca del segno “più” davanti alla crescita del Pil, si potrebbe essere accontentati già nel 2010; se invece si attendono segnali favorevoli di rilancio della produzione, dei mercati, della propensione al consumo e dell’impiego, allora bisogna mostrare molta più pazienza.
Nonostante i sorrisi di circostanza, il commissario Joaquin Almunia, con delega agli affari monetari, lo ha detto chiaramente: «L’economia dell’Unione europea sta uscendo dalla crisi». Poi però ha specificato che il Pil europeo nel 2009 risulterà attorno al -4%, per passare a un timido +0,7% l’anno prossimo e a un non entusiasmante +1,6 nel 2011. E questo nonostante le enormi quantità di denaro pubblico pompato nelle economie nazionali degli Stati aderenti all’Unione.
Almunia si è invece fatto serio quando ha dovuto commentare in sala stampa a Bruxelles altri dati: posti di lavoro ancora in calo (la disoccupazione andrà oltre il 10% a livello comunitario), deficit pubblici lontani anni luce dai parametri fissati a Maastricht, indebitamenti statali spesso in fase peggiorativa (con ciò che ne deriva per le casse statali e le tasche dei cittadini). Notizie poco incoraggianti anche sul versante degli investimenti, del commercio internazionale, dei consumi… Per scendere nel concreto, il commissario spagnolo ha messo nero su bianco: «La spesa delle famiglie nel periodo a venire sarà limitata dalla necessità di riassestare i bilanci domestici e dalle prospettive non rosee per il mercato del lavoro». Dall’euforia iniziale, le “Previsioni” della Commissione passano così a toni maggiormente realisti, tanto da concludere: «L’economia dell’Unione europea sta superando la crisi ma le prospettive rimangono altamente incerte e soggette a rischi non trascurabili».
Per quanto riguarda l’Italia, poi, la musica non cambia. Il Pil quest’anno dovrebbe assestarsi a -4,7%, per passare, più o meno in linea con l’Europa, a +0,7% nel 2010 e all’1,4% nei dodici mesi successivi. Il livello dei senza lavoro è in aumento: da una stima del 7,8% per il 2009 si raggiungerebbe l’8,7% nei prossimi due anni. Il dato più preoccupante per l’Italia, come ha sottolineato lo stesso Almunia, resta però l’indebitamento totale rispetto al Pil: già quest’anno esso viaggia attorno al 114% (la peggior situazione tra i 27 Stati Ue, contro una media del 73%); nei prossimi due anni è segnalato in costante lievitazione (116,7% nel 2010 e 117,8 nel 2011). I conti evidentemente non tornano e l’Europa si aspetta che l’Italia prenda seri provvedimenti. I numeri parlano chiaro. Secondo le “Previsioni economiche d’autunno”, rese note il 3 novembre dalla Commissione europea, la fine della recessione è di là da venire: se ci si limita alla ricerca del segno “più” davanti alla crescita del Pil, si potrebbe essere accontentati già nel 2010; se invece si attendono segnali favorevoli di rilancio della produzione, dei mercati, della propensione al consumo e dell’impiego, allora bisogna mostrare molta più pazienza.Nonostante i sorrisi di circostanza, il commissario Joaquin Almunia, con delega agli affari monetari, lo ha detto chiaramente: «L’economia dell’Unione europea sta uscendo dalla crisi». Poi però ha specificato che il Pil europeo nel 2009 risulterà attorno al -4%, per passare a un timido +0,7% l’anno prossimo e a un non entusiasmante +1,6 nel 2011. E questo nonostante le enormi quantità di denaro pubblico pompato nelle economie nazionali degli Stati aderenti all’Unione.Almunia si è invece fatto serio quando ha dovuto commentare in sala stampa a Bruxelles altri dati: posti di lavoro ancora in calo (la disoccupazione andrà oltre il 10% a livello comunitario), deficit pubblici lontani anni luce dai parametri fissati a Maastricht, indebitamenti statali spesso in fase peggiorativa (con ciò che ne deriva per le casse statali e le tasche dei cittadini). Notizie poco incoraggianti anche sul versante degli investimenti, del commercio internazionale, dei consumi… Per scendere nel concreto, il commissario spagnolo ha messo nero su bianco: «La spesa delle famiglie nel periodo a venire sarà limitata dalla necessità di riassestare i bilanci domestici e dalle prospettive non rosee per il mercato del lavoro». Dall’euforia iniziale, le “Previsioni” della Commissione passano così a toni maggiormente realisti, tanto da concludere: «L’economia dell’Unione europea sta superando la crisi ma le prospettive rimangono altamente incerte e soggette a rischi non trascurabili».Per quanto riguarda l’Italia, poi, la musica non cambia. Il Pil quest’anno dovrebbe assestarsi a -4,7%, per passare, più o meno in linea con l’Europa, a +0,7% nel 2010 e all’1,4% nei dodici mesi successivi. Il livello dei senza lavoro è in aumento: da una stima del 7,8% per il 2009 si raggiungerebbe l’8,7% nei prossimi due anni. Il dato più preoccupante per l’Italia, come ha sottolineato lo stesso Almunia, resta però l’indebitamento totale rispetto al Pil: già quest’anno esso viaggia attorno al 114% (la peggior situazione tra i 27 Stati Ue, contro una media del 73%); nei prossimi due anni è segnalato in costante lievitazione (116,7% nel 2010 e 117,8 nel 2011). I conti evidentemente non tornano e l’Europa si aspetta che l’Italia prenda seri provvedimenti.