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Politica internazionale

G8, dall’Aquila segnali incoraggianti

Passi avanti in termini di risposte comuni alle sfide della "governance" mondiale (clima e aiuto allo sviluppo). E�in economia le "12 tavole" rilanciano le sollecitazioni del Papa

Nota SIR Redazione

10 Luglio 2009

Il governo mondiale, o più esattamente la governance mondiale, cioè quella pratica governabilità fatta di rapporti articolati e complessi, presuppone una “geometria variabile”: G7 economico, G8 politico e poi G14, con i Paesi emergenti, e G20 in formazione più allargata. I vertici di per sé non sono risolutivi, ma servono, anche per dare una rappresentazione sintetica dei comuni interessi e, dunque, della necessità di comuni risposte alle grandi sfide planetarie.
Se una prima lezione si può trarre dalla grande crisi in cui siamo immersi, è proprio la necessità di risposte da parte dei governi, che trascendono i confini degli Stati, ma presuppongono la capacità di iniziativa e di assunzione di responsabilità proprio da parte degli Stati singoli o, per quanto concerne l’Europa, collegati nell’Unione.
L’Aquila per questi aspetti ha centrato i suoi obiettivi e la presidenza italiana può trarre un bilancio positivo: gli impegni per l’aiuto allo sviluppo e per il clima certo dovranno essere sostenuti da scelte operative concrete, ma tracciano una strada chiara e precisa. Fondamentale è poi il deciso passo avanti in ordine a quello che potremmo definire il governo etico dell’economia globale: le cosiddette 12 tavole, una proposta italiana elaborata con l’Ocse e la Germania, ripresa e rilanciata dal summit, rappresentano un punto fermo di grande importanza. Senza valori, senza etica non si può (ri)costruire, rilanciare un sistema globale, cresciuto di bolla in bolla, ma dimostratosi privo di fondamenti saldi.
In questo senso le conclusioni del G8 raggiungono e rilanciano le indicazioni del Papa, sia direttamente nel messaggio alla presidenza italiana, sia nella recentissima enciclica. Se c’è una lezione della crisi globale in corso è proprio la non autosufficienza della tecnica, in questo caso della raffinatissima tecnica finanziaria, progressivamente svincolata da qualsiasi rapporto non solo con l’etica, ma con le persone concrete. Prima o poi la concretezza della vita, le ragioni della realtà, prendono la loro rivincita. E così diventa necessario ritornare a chiamare le cose con il loro nome, giusto e ingiusto, vero e falso. Ritrovare la radice umanistica dell’economia e della finanza è il principio di un movimento culturale molto rilevante, che è opportuno annotare e ricordare.
Vedremo se da qui al prossimo appuntamento di governance mondiale, il G20 di Pittsburgh, i dossier evolveranno positivamente: certo, in sede di decisioni strategiche e impegnative sul medio termine, ormai non si può prescindere da Cina, India e Brasile. Il mondo si allarga: è quindi ancora più necessario un fondamento comune. Resta poi la politica internazionale, con in prima linea lo spinoso dossier iraniano, una incognita non piccola per tutti. Il governo mondiale, o più esattamente la governance mondiale, cioè quella pratica governabilità fatta di rapporti articolati e complessi, presuppone una “geometria variabile”: G7 economico, G8 politico e poi G14, con i Paesi emergenti, e G20 in formazione più allargata. I vertici di per sé non sono risolutivi, ma servono, anche per dare una rappresentazione sintetica dei comuni interessi e, dunque, della necessità di comuni risposte alle grandi sfide planetarie.Se una prima lezione si può trarre dalla grande crisi in cui siamo immersi, è proprio la necessità di risposte da parte dei governi, che trascendono i confini degli Stati, ma presuppongono la capacità di iniziativa e di assunzione di responsabilità proprio da parte degli Stati singoli o, per quanto concerne l’Europa, collegati nell’Unione.L’Aquila per questi aspetti ha centrato i suoi obiettivi e la presidenza italiana può trarre un bilancio positivo: gli impegni per l’aiuto allo sviluppo e per il clima certo dovranno essere sostenuti da scelte operative concrete, ma tracciano una strada chiara e precisa. Fondamentale è poi il deciso passo avanti in ordine a quello che potremmo definire il governo etico dell’economia globale: le cosiddette 12 tavole, una proposta italiana elaborata con l’Ocse e la Germania, ripresa e rilanciata dal summit, rappresentano un punto fermo di grande importanza. Senza valori, senza etica non si può (ri)costruire, rilanciare un sistema globale, cresciuto di bolla in bolla, ma dimostratosi privo di fondamenti saldi.In questo senso le conclusioni del G8 raggiungono e rilanciano le indicazioni del Papa, sia direttamente nel messaggio alla presidenza italiana, sia nella recentissima enciclica. Se c’è una lezione della crisi globale in corso è proprio la non autosufficienza della tecnica, in questo caso della raffinatissima tecnica finanziaria, progressivamente svincolata da qualsiasi rapporto non solo con l’etica, ma con le persone concrete. Prima o poi la concretezza della vita, le ragioni della realtà, prendono la loro rivincita. E così diventa necessario ritornare a chiamare le cose con il loro nome, giusto e ingiusto, vero e falso. Ritrovare la radice umanistica dell’economia e della finanza è il principio di un movimento culturale molto rilevante, che è opportuno annotare e ricordare.Vedremo se da qui al prossimo appuntamento di governance mondiale, il G20 di Pittsburgh, i dossier evolveranno positivamente: certo, in sede di decisioni strategiche e impegnative sul medio termine, ormai non si può prescindere da Cina, India e Brasile. Il mondo si allarga: è quindi ancora più necessario un fondamento comune. Resta poi la politica internazionale, con in prima linea lo spinoso dossier iraniano, una incognita non piccola per tutti.