Share

Medici e immigrati

L’Amci Milano: «Non siamo delatori»

Lo sdegno della sezione milanese dell'associazione: «L'assistenza e la cura di qualsiasi uomo è dovere primario per l'operatore sanitario»

Carlo ROSSI Redazione

20 Febbraio 2009

I medici cattolici di Milano sollecitano il rifiuto a dar corso al provvedimento di denuncia dei clandestini. Una posizione molto ferma espressa in una nota dell’Amci – sezione di Milano, in accordo con lo spirito della presidenza nazionale dell’organizzazione: «L’Associazione medici cattolici italiani intende esprimere il proprio sdegno per il provvedimento approvato nel quadro del pacchetto sicurezza».
L’Amci ritiene infatti che «tutto può essere chiesto alla classe medica tranne che di essere dei delatori; l’assistenza e la cura di qualsiasi uomo è dovere primario per l’operatore sanitario». Inoltre «ritiene tale provvedimento contrario alla Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo e allo stesso Codice deontologico che disciplina l’operato di noi medici e invita i propri iscritti e simpatizzanti a non dar corso a questa normativa».
I medici cattolici milanesi richiedono al Governo di «riformulare questa norma» e «si appellano al Capo dello Stato e ai Presidenti delle Camere perché segnalino la gravità del provvedimento approvato». «L’Amci di Milano – concludono – ha quale faro e punto di riferimento del proprio operato l’insegnamento e i richiami che quotidianamente il cardinale Dionigi Tettamanzi rivolge a tutti, non solo ai fedeli ambrosiani». I medici cattolici di Milano sollecitano il rifiuto a dar corso al provvedimento di denuncia dei clandestini. Una posizione molto ferma espressa in una nota dell’Amci – sezione di Milano, in accordo con lo spirito della presidenza nazionale dell’organizzazione: «L’Associazione medici cattolici italiani intende esprimere il proprio sdegno per il provvedimento approvato nel quadro del pacchetto sicurezza». L’Amci ritiene infatti che «tutto può essere chiesto alla classe medica tranne che di essere dei delatori; l’assistenza e la cura di qualsiasi uomo è dovere primario per l’operatore sanitario». Inoltre «ritiene tale provvedimento contrario alla Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo e allo stesso Codice deontologico che disciplina l’operato di noi medici e invita i propri iscritti e simpatizzanti a non dar corso a questa normativa».I medici cattolici milanesi richiedono al Governo di «riformulare questa norma» e «si appellano al Capo dello Stato e ai Presidenti delle Camere perché segnalino la gravità del provvedimento approvato». «L’Amci di Milano – concludono – ha quale faro e punto di riferimento del proprio operato l’insegnamento e i richiami che quotidianamente il cardinale Dionigi Tettamanzi rivolge a tutti, non solo ai fedeli ambrosiani».