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Europa

Lotta alla criminalità, una battaglia “comune”

Il presidente del Parlamento di Strasburgo, Hans-Gert Poettering, ha incontrato la Carovana della legalità guidata da don Luigi Ciotti

Carlo ROSSI Redazione

25 Marzo 2009

«La vostra lotta è la lotta dell’Unione europea. Dobbiamo incoraggiare in tutti i Paesi l’impegno per la legalità, contro le mafie e il crimine organizzato»: Hans-Gert Poettering, presidente del Parlamento Ue, sostiene la campagna di Flare (Freedom Legality and Rights in Europe, primo network internazionale della società civile per la lotta alla criminalità organizzata) e di Libera.
Cittadinanza attiva. Oggi Poettering ha incontrato 150 giovani di 30 Paesi, giunti a Strasburgo guidati da don Luigi Ciotti, sacerdote italiano fondatore di Libera. Flare e Libera stanno conducendo una “carovana” che, partita da Napoli il 21 marzo, girerà l’Europa per 30 giorni in altrettante città, portando i messaggi di rispetto della legge, tutela dei diritti, convivenza civile e giustizia. «Il vostro è un impegno che richiede coraggio – ha aggiunto Poettering -. Siete un esempio di cittadinanza attiva di cui l’Europa ha bisogno, perché è indirizzata a promuovere valori e diritti comuni». Poettering si è poi detto disponibile a sostenere le richieste di Flare: una direttiva comunitaria che favorisca la confisca di beni alla criminalità per poi destinarli a usi sociali. Al Parlamento è stata infatti depositata da alcuni eurodeputati una dichiarazione scritta che fra l’altro chiede «di proclamare il 21 marzo Giornata europea in memoria delle vittime delle mafie e per l’impegno nel contrastarle»; e alla Commissione e al Consiglio Ue «di legiferare in materia di riutilizzo a uso sociale dei beni e dei capitali confiscati alle organizzazioni criminali».
Educare alla legalità. «Ringrazio il presidente Poettering, per il suo sostegno a questa azione contro il crimine transnazionale. Il suo incoraggiamento per noi, per questi giovani, è davvero importante. Lo stesso ringraziamento va ai tanti deputati che ci stanno aiutando in questo impegno: la confisca dei beni alle mafie è un passo essenziale per il cammino della legalità e per realizzare la giustizia sociale, che è il nostro primo, vero e grande obiettivo». Don Luigi Ciotti spiega così la sua presenza a Strasburgo e quella dei giovani giunti da tanti Paesi: «Per contrastare il crimine occorre l’impegno delle istituzioni, delle forze politiche e dell’ordine. Ma occorre, nel profondo, un lavoro educativo, che parta dai giovani e che coinvolga tutti. Dobbiamo comprendere che le mafie sono penetrate nel profondo della società, in tutti i Paesi europei: esse gestiscono il traffico di droga, quello degli esseri umani e della prostituzione. E poi la mafia penetra nel sistema delle imprese, cui presta denaro riciclato e impone l’usura agli imprenditori e a tante famiglie. Mafia significa anche lavoro nero, estorsione… A essa si risponde non più a livello locale o nazionale, ma superando i confini degli Stati».
Testimonianza dalla Russia. Don Ciotti aggiunge: «Abbiamo bellissime testimonianze in tutta Europa. I giovani vogliono conoscere per poi muoversi nel senso della cittadinanza e della corresponsabilità». Ma non c’è il rischio, oggi, di ledere le libertà e i diritti individuali in nome della lotta al crimine e per la sicurezza delle persone? «Sì, questo rischio esiste – risponde Ciotti al Sir -. Ma noi dobbiamo far passare l’idea che il rispetto della legge non va disgiunto da un’azione di solidarietà. Penso agli stranieri, ai poveri, alle fasce sociali emarginate…». A Strasburgo ha portato il suo messaggio anche Ilya Politkovskaya, figlio della giornalista Anna Politkovskaya uccisa in Russia: «Nel mio Paese non esiste una legge che confisca i beni alla mafia, eppure il problema è molto diffuso», e procede di pari passo con la «corruzione». «Da noi non si parla molto di questi problemi. Nemmeno i giornali ne parlano e quindi l’opinione pubblica non è partecipe». «La vostra lotta è la lotta dell’Unione europea. Dobbiamo incoraggiare in tutti i Paesi l’impegno per la legalità, contro le mafie e il crimine organizzato»: Hans-Gert Poettering, presidente del Parlamento Ue, sostiene la campagna di Flare (Freedom Legality and Rights in Europe, primo network internazionale della società civile per la lotta alla criminalità organizzata) e di Libera.Cittadinanza attiva. Oggi Poettering ha incontrato 150 giovani di 30 Paesi, giunti a Strasburgo guidati da don Luigi Ciotti, sacerdote italiano fondatore di Libera. Flare e Libera stanno conducendo una “carovana” che, partita da Napoli il 21 marzo, girerà l’Europa per 30 giorni in altrettante città, portando i messaggi di rispetto della legge, tutela dei diritti, convivenza civile e giustizia. «Il vostro è un impegno che richiede coraggio – ha aggiunto Poettering -. Siete un esempio di cittadinanza attiva di cui l’Europa ha bisogno, perché è indirizzata a promuovere valori e diritti comuni». Poettering si è poi detto disponibile a sostenere le richieste di Flare: una direttiva comunitaria che favorisca la confisca di beni alla criminalità per poi destinarli a usi sociali. Al Parlamento è stata infatti depositata da alcuni eurodeputati una dichiarazione scritta che fra l’altro chiede «di proclamare il 21 marzo Giornata europea in memoria delle vittime delle mafie e per l’impegno nel contrastarle»; e alla Commissione e al Consiglio Ue «di legiferare in materia di riutilizzo a uso sociale dei beni e dei capitali confiscati alle organizzazioni criminali».Educare alla legalità. «Ringrazio il presidente Poettering, per il suo sostegno a questa azione contro il crimine transnazionale. Il suo incoraggiamento per noi, per questi giovani, è davvero importante. Lo stesso ringraziamento va ai tanti deputati che ci stanno aiutando in questo impegno: la confisca dei beni alle mafie è un passo essenziale per il cammino della legalità e per realizzare la giustizia sociale, che è il nostro primo, vero e grande obiettivo». Don Luigi Ciotti spiega così la sua presenza a Strasburgo e quella dei giovani giunti da tanti Paesi: «Per contrastare il crimine occorre l’impegno delle istituzioni, delle forze politiche e dell’ordine. Ma occorre, nel profondo, un lavoro educativo, che parta dai giovani e che coinvolga tutti. Dobbiamo comprendere che le mafie sono penetrate nel profondo della società, in tutti i Paesi europei: esse gestiscono il traffico di droga, quello degli esseri umani e della prostituzione. E poi la mafia penetra nel sistema delle imprese, cui presta denaro riciclato e impone l’usura agli imprenditori e a tante famiglie. Mafia significa anche lavoro nero, estorsione… A essa si risponde non più a livello locale o nazionale, ma superando i confini degli Stati».Testimonianza dalla Russia. Don Ciotti aggiunge: «Abbiamo bellissime testimonianze in tutta Europa. I giovani vogliono conoscere per poi muoversi nel senso della cittadinanza e della corresponsabilità». Ma non c’è il rischio, oggi, di ledere le libertà e i diritti individuali in nome della lotta al crimine e per la sicurezza delle persone? «Sì, questo rischio esiste – risponde Ciotti al Sir -. Ma noi dobbiamo far passare l’idea che il rispetto della legge non va disgiunto da un’azione di solidarietà. Penso agli stranieri, ai poveri, alle fasce sociali emarginate…». A Strasburgo ha portato il suo messaggio anche Ilya Politkovskaya, figlio della giornalista Anna Politkovskaya uccisa in Russia: «Nel mio Paese non esiste una legge che confisca i beni alla mafia, eppure il problema è molto diffuso», e procede di pari passo con la «corruzione». «Da noi non si parla molto di questi problemi. Nemmeno i giornali ne parlano e quindi l’opinione pubblica non è partecipe».