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Progetti

Sara Andreozzi: «Lavoriamo in punta di piedi, accanto ai più deboli»

Da sabato 66 volontari lombardi (molti i gruppi giovanili delle parrocchie) sono impegnati in attività di animazione con i bambini e di assistenza agli anziani

Luisa BOVE Redazione

31 Luglio 2009

Ètornata sabato scorso in Abruzzo per la sua quinta missione Sara Andreozzi e si fermerà fino all’inizio di settembre. A soli 23 anni già coordina gruppi di volontari (ora sono 66) impegnati nei progetti di Caritas Lombardia. «Il mandato della Caritas italiana», spiega la responsabile, «è di stare sul territorio e accompagnare secondo una visione pedagogica anziani, minori, disabili e stranieri». L’animazione, dai bambini agli adolescenti, comprende giochi all’aria aperta, come la Caccia al tesoro, e laboratori manuali. «All’inizio di agosto sarà avviato anche un centro estivo per cercare di riunire i ragazzi delle diverse tendopoli, solo a Paganica su 6 mila abitanti ce ne sono 4, questo significa che la comunità si è disgregata». Lo scopo è quello «di ricostruire il tessuto sociale, ricucire relazioni, oramai ridotte, se non interrotte», dice Sara. Questo anche in vista del futuro, infatti quando i terremotati lasceranno le tende per alloggiare nei villaggi temporanei, nasceranno nuovi nuclei di popolazione.
Il lavoro con gli anziani è forse il più delicato: «Hanno piena coscienza che non torneranno più nelle loro case e quindi vivono un senso di abbandono e di sconforto perché in 20 secondi hanno perso il lavoro di una vita». Inoltre non «hanno più tutti i punti di riferimento, la piazzetta, il bar… che per loro sono molto importanti, per questo si sentono disorientati e soli. Stiamo cercando di farli uscire da questa situazione di desolazione, dando fiducia e costruendo relazioni solide».
«Lavoriamo “in punta di piedi”», assicura Sara, «con uno stile che non pretende di fare tutto e subito, anche perché resteremo sul territorio due anni». Come Caritas diocesana, continua la responsabile, «stiamo anche avviando un progetto di centro di ascolto per rispondere ai bisogni della popolazione». Le necessità sono su due livelli: c’è chi viveva situazioni di disagio precedenti il terremoto, in particolare gli stranieri, e chi invece si trova in difficoltà in conseguenza alla scossa sismica di aprile. Presto partirà un progetto rivolto agli immigrati, che comprenderà anche l’integrazione perché «spesso nelle tendopoli gli stranieri vengono ghettizzati, da una parte fanno gruppo tra loro e dall’altra vengono isolati». Intanto per favorire l’integrazione con la popolazione locale si organizzano attività insieme, dalle partite a calcetto alle serate di animazione.
Nel mese di giugno c’erano molti volontari singoli, con un’età media tra i 30 e i 40 anni, ora arrivano in Abruzzo sono soprattutto gruppi giovanili delle parrocchie con ragazzi dai 18 ai 30 anni. «Nel periodo estivo abbiamo preferito accogliere gruppi già formati», spiega Sara. A settembre ognuno di loro tornerà a scuola o all’università, ma la speranza è che rientrando a casa raccontino alle loro comunità l’esperienza vissuta “contagiando” anche gli adulti. «Oltre all’équipe stabile, il desiderio è di garantire una presenza fissa e discreta di volontari, seppure con numeri ridotti, anche perché l’obiettivo è di restituire la quotidianità della vita». Ètornata sabato scorso in Abruzzo per la sua quinta missione Sara Andreozzi e si fermerà fino all’inizio di settembre. A soli 23 anni già coordina gruppi di volontari (ora sono 66) impegnati nei progetti di Caritas Lombardia. «Il mandato della Caritas italiana», spiega la responsabile, «è di stare sul territorio e accompagnare secondo una visione pedagogica anziani, minori, disabili e stranieri». L’animazione, dai bambini agli adolescenti, comprende giochi all’aria aperta, come la Caccia al tesoro, e laboratori manuali. «All’inizio di agosto sarà avviato anche un centro estivo per cercare di riunire i ragazzi delle diverse tendopoli, solo a Paganica su 6 mila abitanti ce ne sono 4, questo significa che la comunità si è disgregata». Lo scopo è quello «di ricostruire il tessuto sociale, ricucire relazioni, oramai ridotte, se non interrotte», dice Sara. Questo anche in vista del futuro, infatti quando i terremotati lasceranno le tende per alloggiare nei villaggi temporanei, nasceranno nuovi nuclei di popolazione.Il lavoro con gli anziani è forse il più delicato: «Hanno piena coscienza che non torneranno più nelle loro case e quindi vivono un senso di abbandono e di sconforto perché in 20 secondi hanno perso il lavoro di una vita». Inoltre non «hanno più tutti i punti di riferimento, la piazzetta, il bar… che per loro sono molto importanti, per questo si sentono disorientati e soli. Stiamo cercando di farli uscire da questa situazione di desolazione, dando fiducia e costruendo relazioni solide».«Lavoriamo “in punta di piedi”», assicura Sara, «con uno stile che non pretende di fare tutto e subito, anche perché resteremo sul territorio due anni». Come Caritas diocesana, continua la responsabile, «stiamo anche avviando un progetto di centro di ascolto per rispondere ai bisogni della popolazione». Le necessità sono su due livelli: c’è chi viveva situazioni di disagio precedenti il terremoto, in particolare gli stranieri, e chi invece si trova in difficoltà in conseguenza alla scossa sismica di aprile. Presto partirà un progetto rivolto agli immigrati, che comprenderà anche l’integrazione perché «spesso nelle tendopoli gli stranieri vengono ghettizzati, da una parte fanno gruppo tra loro e dall’altra vengono isolati». Intanto per favorire l’integrazione con la popolazione locale si organizzano attività insieme, dalle partite a calcetto alle serate di animazione.Nel mese di giugno c’erano molti volontari singoli, con un’età media tra i 30 e i 40 anni, ora arrivano in Abruzzo sono soprattutto gruppi giovanili delle parrocchie con ragazzi dai 18 ai 30 anni. «Nel periodo estivo abbiamo preferito accogliere gruppi già formati», spiega Sara. A settembre ognuno di loro tornerà a scuola o all’università, ma la speranza è che rientrando a casa raccontino alle loro comunità l’esperienza vissuta “contagiando” anche gli adulti. «Oltre all’équipe stabile, il desiderio è di garantire una presenza fissa e discreta di volontari, seppure con numeri ridotti, anche perché l’obiettivo è di restituire la quotidianità della vita». La squadra – L’équipe stabile (4 operatori assunti da Caritas che resteranno in Abruzzo un anno) segue i progetti e cura le relazioni nella zona di Paganica; la Segreteria di coordinamento si occupa della gestione dei volontari; il Gruppo di lavoro è formato da un responsabile per ogni Caritas diocesana (in questo caso della Lombardia e della Sicilia) per la realizzazione dell’intero progetto che la Caritas italiana ha affidato alle due regioni.

Sara Andreozzi (la terza da destra) accanto ad Alberto Minoia (il quarto)