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Politica

Sicurezza, non è un passo avanti

Dalla Caritas e dal mondo dei medici reazioni negative sul testo approvato dal Senato

Carlo ROSSI Redazione

9 Febbraio 2009

Giovedì 5 febbraio il Senato ha approvato ieri il disegno di legge sulla sicurezza. Il testo, ora all’esame della Camera, prevede, tra l’altro, la possibilità per i medici di denunciare gli immigrati irregolari, la tassa per il permesso di soggiorno da fissare in una cifra dagli 80 ai 200 euro, la schedatura dei clochard, la legalizzazione delle cosiddette “ronde padane”. La Lega esulta, l’opposizione critica e parla di «norme vergogna» e «anti-umanitarie». Contrari anche i medici e le associazioni, che propongono l’obiezione di coscienza contro il provvedimento su sanità e immigrati irregolari. Ecco alcuni commenti. Giovedì 5 febbraio il Senato ha approvato ieri il disegno di legge sulla sicurezza. Il testo, ora all’esame della Camera, prevede, tra l’altro, la possibilità per i medici di denunciare gli immigrati irregolari, la tassa per il permesso di soggiorno da fissare in una cifra dagli 80 ai 200 euro, la schedatura dei clochard, la legalizzazione delle cosiddette “ronde padane”. La Lega esulta, l’opposizione critica e parla di «norme vergogna» e «anti-umanitarie». Contrari anche i medici e le associazioni, che propongono l’obiezione di coscienza contro il provvedimento su sanità e immigrati irregolari. Ecco alcuni commenti. Un fatto «fortemente negativo» È«un fatto fortemente negativo» l’approvazione di una normativa che dà la possibilità ai medici di denunciare alle autorità giudiziarie gli immigrati irregolari. Così Oliviero Forti, responsabile della Caritas italiana per l’immigrazione: «Un provvedimento che in qualche modo disattende un principio fondamentale che è quello alla salute, riconosciuto al di là dello status del singolo cittadino, ma che soprattutto rischia di essere un boomerang per la stessa popolazione: gli immigrati, davanti a una norma di questa natura, saranno portati a non rivolgersi alle strutture sanitarie e quindi rischiano di diventare potenziali diffusori di malattie. Chiediamo che si ritorni su questo argomento perché, oltre al male che si fa all’immigrato stesso, si crea anche un problema di salute pubblica».Il responsabile Caritas si dice contrario anche all’aumento della tassa per il permesso di soggiorno, «che non fa bene né all’immigrato, né all’economia generale, che ha bisogno di ben altri contributi». Positiva è invece la mancata approvazione della norma che prevedeva che il questore dovesse rilasciare il permesso di soggiorno per lungo-soggiornanti ai familiari ricongiunti con lo straniero titolare di permesso solo dopo cinque anni di regolare soggiorno. «In varie occasioni abbiamo sottolineato come sia preoccupazione della Chiesa la tutela della famiglia e in particolar modo il diritto al ricongiungimento familiare che è internazionalmente riconosciuto. Vediamo negativamente qualsiasi norma che vada a limitare in qualche modo o ad ostacolare questo diritto». Forti è anche contrario alla schedatura dei clochard: «Ogni forma di registrazione – spiega – ha insiti dei pericoli. Non conoscendo ancora le modalità di registrazione è difficile dare un giudizio. In linea di massima – aggiunge – di fronte al clima che si sta creando nel nostro Paese e relativamente alle fasce più deboli della popolazione, noi chiediamo che queste siano operazioni valutate e approntate, se necessario, con chi lavora con queste persone quotidianamente». «Una ferita aperta» Il testo approvato dal Senato è «una ferita aperta nel sistema dei diritti e delle tutele per ogni individuo» e rappresenta «un grave passo indietro per la sanità pubblica». Lo scrive la Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm). «Constatiamo con preoccupazione come la politica non sia stata finora capace di raccogliere le numerose sollecitazioni espresse della società civile e dagli operatori che quotidianamente si confrontano con questa realtà», si legge nel documento. La Simm lancia quindi «l’allarme per quella che ritiene essere una pericolosa deriva giuridico-culturale che ci riporta indietro di oltre dieci anni sul piano del diritto alla salute individuale e del pieno beneficio della collettività». In particolare sottolinea come «il pericolo di venire denunciati allontanerà dai servizi sanitari molti immigrati, rendendo di fatto impossibile una piena sorveglianza epidemiologica a tutela dell’intera comunità nazionale». Da qui l’auspicio che in sede di «ulteriore dibattito parlamentare si recuperi il senso di una politica a servizio di tutti e non piegata a logiche di facili quanto superficiali consensi».