Share

Appello

Carceri, con l’estate situazione esplosiva

L'arrivo del caldo peggiorerà ulteriormente la convivenza già resa precaria dal sovraffollamento. La Caritas Ambrosiana auspica che il decreto Alfano si sblocchi, anche se la riforma significativa e risolutiva sarebbe quella di prevedere un nuovo sistema sanzionatorio, basato sulla giustizia ripartiva

16 Giugno 2010

Dall’inizio dell’anno 32 detenuti si sono tolti la vita e 96 agenti penitenziari sono stati aggrediti e feriti. Questi numeri raccontano la situazione drammatica delle carceri italiane, effetto di una popolazione detenuta che nella storia dell’Italia repubblicana non è mai stata così numerosa: 67 mila presenze circa, oltre una volta e mezza il numero degli ospiti consentiti dalle norme.
Il sovraffollamento rende la vita impossibile a tutti: ai detenuti, ai poliziotti, agli operatori sociali. La conseguenza è che il sistema carcerario sta diventando solo un luogo di afflizione, un posto ingiusto e insensato, sempre più lontano dagli scopi di rieducazione e reinserimento sociale previsti dalla Costituzione.
Con l’avvicinarsi del caldo estivo, la situazione diventerà esplosiva. Le proteste dei detenuti che in questi giorni stanno montando negli istituti della Lombardia e del resto d’Italia sono segnali inequivocabili. Persino il mondo del volontariato carcerario, una presenza preziosa che ha sempre garantito la propria collaborazione, è arrivato al punto di annunciare attraverso l’organismo che lo rappresenta – la Conferenza Nazionale del Volontariato e della Giustizia – l’autosospensione dal servizio.
Purtroppo il governo, nonostante i continui annunci, sta ancora discutendo sulle misure da adottare. Il decreto Alfano è imbrigliato nella burocrazia legislativa e nei veti incrociati dei partiti. La vera riforma, significativa e risolutiva, sarebbe quella di prevedere un nuovo sistema sanzionatorio, basato sulla giustizia ripartiva. È noto che coloro che hanno usufruito di pene alternative alla detenzione hanno un tasso di recidiva del 5%, mentre chi ha scontato tutta la pena torna a delinquere 2 volte su tre (66%). Questi dati dovrebbero portarci a concludere che il carcere non può essere la sola soluzione. Ne va dei diritti dei detenuti e della sicurezza dei cittadini.
La Chiesa ambrosiana è da sempre vicina al mondo del carcere. Sono 500 i volontari che offrono assistenza ai detenuti e ai loro familiari attraverso visite periodiche e l’affiancamento degli operatori sociali nelle sette case circondariali e di reclusione presenti nella diocesi. Un aiuto prezioso senza il quale non sarebbe possibile svolgere molte attività rieducative.
In particolare Caritas Ambrosiana gestisce a Milano uno sportello di ascolto e orientamento per problemi legati alla casa, al lavoro a questioni giudiziarie. Nel 2009 lo sportello ha seguito 192 persone. Inoltre l’ente ecclesiale è in grado, attraverso l’attività delle cooperative e associazioni del progetto “Un tetto per tutti”, di mettere a disposizione 27 posti letto a Milano per le persone che escono dal carcere e non hanno un alloggio. Fondamentale, infine, è l’azione di sensibilizzazione attraverso percorsi di formazione nelle scuole e l’annuale visita dei detenuti con i cappellani delle carceri. Un’iniziativa realizzata in collaborazione con la Pastorale giovanile che in 9 anni ha coinvolto circa 1500 ragazzi. Dall’inizio dell’anno 32 detenuti si sono tolti la vita e 96 agenti penitenziari sono stati aggrediti e feriti. Questi numeri raccontano la situazione drammatica delle carceri italiane, effetto di una popolazione detenuta che nella storia dell’Italia repubblicana non è mai stata così numerosa: 67 mila presenze circa, oltre una volta e mezza il numero degli ospiti consentiti dalle norme.Il sovraffollamento rende la vita impossibile a tutti: ai detenuti, ai poliziotti, agli operatori sociali. La conseguenza è che il sistema carcerario sta diventando solo un luogo di afflizione, un posto ingiusto e insensato, sempre più lontano dagli scopi di rieducazione e reinserimento sociale previsti dalla Costituzione.Con l’avvicinarsi del caldo estivo, la situazione diventerà esplosiva. Le proteste dei detenuti che in questi giorni stanno montando negli istituti della Lombardia e del resto d’Italia sono segnali inequivocabili. Persino il mondo del volontariato carcerario, una presenza preziosa che ha sempre garantito la propria collaborazione, è arrivato al punto di annunciare attraverso l’organismo che lo rappresenta – la Conferenza Nazionale del Volontariato e della Giustizia – l’autosospensione dal servizio.Purtroppo il governo, nonostante i continui annunci, sta ancora discutendo sulle misure da adottare. Il decreto Alfano è imbrigliato nella burocrazia legislativa e nei veti incrociati dei partiti. La vera riforma, significativa e risolutiva, sarebbe quella di prevedere un nuovo sistema sanzionatorio, basato sulla giustizia ripartiva. È noto che coloro che hanno usufruito di pene alternative alla detenzione hanno un tasso di recidiva del 5%, mentre chi ha scontato tutta la pena torna a delinquere 2 volte su tre (66%). Questi dati dovrebbero portarci a concludere che il carcere non può essere la sola soluzione. Ne va dei diritti dei detenuti e della sicurezza dei cittadini.La Chiesa ambrosiana è da sempre vicina al mondo del carcere. Sono 500 i volontari che offrono assistenza ai detenuti e ai loro familiari attraverso visite periodiche e l’affiancamento degli operatori sociali nelle sette case circondariali e di reclusione presenti nella diocesi. Un aiuto prezioso senza il quale non sarebbe possibile svolgere molte attività rieducative.In particolare Caritas Ambrosiana gestisce a Milano uno sportello di ascolto e orientamento per problemi legati alla casa, al lavoro a questioni giudiziarie. Nel 2009 lo sportello ha seguito 192 persone. Inoltre l’ente ecclesiale è in grado, attraverso l’attività delle cooperative e associazioni del progetto “Un tetto per tutti”, di mettere a disposizione 27 posti letto a Milano per le persone che escono dal carcere e non hanno un alloggio. Fondamentale, infine, è l’azione di sensibilizzazione attraverso percorsi di formazione nelle scuole e l’annuale visita dei detenuti con i cappellani delle carceri. Un’iniziativa realizzata in collaborazione con la Pastorale giovanile che in 9 anni ha coinvolto circa 1500 ragazzi.