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Roma

Più immigrati? Non aumenta la criminalità

È uno dei dati che emerge dal VII Rapporto sull'immigrazione del Cnel. La Lombardia è la Regione che garantisce il maggiore inserimento occupazionale

di Rita SALERNO Redazione

14 Luglio 2010

È l’Emilia Romagna la regione italiana a detenere il primato per il migliore inserimento sociale degli immigrati. La palma, in particolare, spetta a Parma, a conferma del fatto che l’integrazione riesce meglio nei piccoli centri. Ma è la Lombardia a garantire il maggiore inserimento occupazionale, seguita da Toscana, Lazio e Friuli Venezia Giulia. Mentre in Sicilia, dove si riduce la differenza tra autoctoni e immigrati, la comunità meglio inserita a livello lavorativo risulta quella degli indiani.
Dati che giungono dal VII Rapporto sull’immigrazione presentato ieri a Roma dal Cnel, secondo cui è falso affermare che all’aumento di immigrati corrisponde una crescita di fenomeni criminali. Anzi. La tesi del Rapporto non lascia dubbi: l’unica politica in tema di immigrazione è quella dell’integrazione, da applicare di più e meglio. Ne è convinto anche Antonio Marzano, presidente del Cnel, che ha preso parte alla conferenza stampa: «L’Italia ha molto da fare. Si è fatto però molto: in questi anni i progressi sono stati fatti. Tra l’altro, i ricongiungimenti familiari sono molto alti in Italia, anche rispetto ad altri Paesi. C’è stata una politica migratoria che non ha scoraggiato i ricongiungimenti, e questo significa immigrazione stabile. L’immigrazione di passaggio non si associa al ricongiungimento familiare».
Lo studio rappresenta una sorta di “termometro” dello stato dell’inserimento degli stranieri nel nostro Paese sulla base del potenziale di integrazione di ciascuna Regione e Provincia e sulla scorta dell’assorbimento nel tessuto sociale e lavorativo dei nuovi arrivati.
Nella graduatoria assoluta, l’Emilia Romagna – con un valore di 60,82 su una scala da 1 a 100 – si conferma come la Regione con il più alto potenziale di integrazione in Italia. «In particolare – si sottolinea – il contesto emiliano-romagnolo si pone al primo posto per livello generale di inserimento sociale degli immigrati, insieme alle altre Regioni del Nord Est; quanto all’inserimento occupazionale, è solo quinta dopo la Lombardia, la Toscana, il Lazio e il Friuli Venezia Giulia».
Tra le Province, il primato spetta a Parma con 60,58. Al secondo e terzo posto si piazzano Reggio Emilia e Vicenza. Ai primi dieci posti non figurano Province con capoluoghi metropolitani: la prima è Verona, dodicesima. La Sicilia riesce a garantire maggior parità di inserimento socio-occupazionale tra italiani e immigrati, con una differenza di -0,06 punti a svantaggio degli stranieri, su una scala che va da -1 a 1. Seguono Piemonte (-0,13), Molise (-0,14), Sardegna (-0,15) e Trentino-Alto Adige (-0,16). Agli ultimi posti Abruzzo (-0,38), Marche (-0,39) e Puglia (-0,40). Enna è al primo posto delle Province ed è anche l’unica in cui gli immigrati hanno più possibilità rispetto agli italiani (0,20); Roma è all’11°, Torino al 23°, Bologna al 27°, Milano al 30°, Napoli al 60° e Venezia al 98°.
Dal 2005 al 2008, «i residenti immigrati sono aumentati del 45,7%, mentre le denunce contro stranieri sono cresciute solo del 19,9%». In media, a carico dei nuovi arrivati vi è un denunciato ogni 25 individui (esclusi irregolari e stranieri di passaggio), mentre a carico di tutti i residenti (italiani e stranieri) vi è un denunciato ogni 22. «Il fatto che il 70% delle denunce è a carico di irregolari – ha sottolineato Luca Di Sciullo, ricercatore Idos che ha elaborato lo studio – impedisce di calcolare il tasso di devianza degli stranieri rapportandolo a quello dei residenti immigrati perchè risulta sovradimensionato». È l’Emilia Romagna la regione italiana a detenere il primato per il migliore inserimento sociale degli immigrati. La palma, in particolare, spetta a Parma, a conferma del fatto che l’integrazione riesce meglio nei piccoli centri. Ma è la Lombardia a garantire il maggiore inserimento occupazionale, seguita da Toscana, Lazio e Friuli Venezia Giulia. Mentre in Sicilia, dove si riduce la differenza tra autoctoni e immigrati, la comunità meglio inserita a livello lavorativo risulta quella degli indiani.Dati che giungono dal VII Rapporto sull’immigrazione presentato ieri a Roma dal Cnel, secondo cui è falso affermare che all’aumento di immigrati corrisponde una crescita di fenomeni criminali. Anzi. La tesi del Rapporto non lascia dubbi: l’unica politica in tema di immigrazione è quella dell’integrazione, da applicare di più e meglio. Ne è convinto anche Antonio Marzano, presidente del Cnel, che ha preso parte alla conferenza stampa: «L’Italia ha molto da fare. Si è fatto però molto: in questi anni i progressi sono stati fatti. Tra l’altro, i ricongiungimenti familiari sono molto alti in Italia, anche rispetto ad altri Paesi. C’è stata una politica migratoria che non ha scoraggiato i ricongiungimenti, e questo significa immigrazione stabile. L’immigrazione di passaggio non si associa al ricongiungimento familiare».Lo studio rappresenta una sorta di “termometro” dello stato dell’inserimento degli stranieri nel nostro Paese sulla base del potenziale di integrazione di ciascuna Regione e Provincia e sulla scorta dell’assorbimento nel tessuto sociale e lavorativo dei nuovi arrivati.Nella graduatoria assoluta, l’Emilia Romagna – con un valore di 60,82 su una scala da 1 a 100 – si conferma come la Regione con il più alto potenziale di integrazione in Italia. «In particolare – si sottolinea – il contesto emiliano-romagnolo si pone al primo posto per livello generale di inserimento sociale degli immigrati, insieme alle altre Regioni del Nord Est; quanto all’inserimento occupazionale, è solo quinta dopo la Lombardia, la Toscana, il Lazio e il Friuli Venezia Giulia».Tra le Province, il primato spetta a Parma con 60,58. Al secondo e terzo posto si piazzano Reggio Emilia e Vicenza. Ai primi dieci posti non figurano Province con capoluoghi metropolitani: la prima è Verona, dodicesima. La Sicilia riesce a garantire maggior parità di inserimento socio-occupazionale tra italiani e immigrati, con una differenza di -0,06 punti a svantaggio degli stranieri, su una scala che va da -1 a 1. Seguono Piemonte (-0,13), Molise (-0,14), Sardegna (-0,15) e Trentino-Alto Adige (-0,16). Agli ultimi posti Abruzzo (-0,38), Marche (-0,39) e Puglia (-0,40). Enna è al primo posto delle Province ed è anche l’unica in cui gli immigrati hanno più possibilità rispetto agli italiani (0,20); Roma è all’11°, Torino al 23°, Bologna al 27°, Milano al 30°, Napoli al 60° e Venezia al 98°.Dal 2005 al 2008, «i residenti immigrati sono aumentati del 45,7%, mentre le denunce contro stranieri sono cresciute solo del 19,9%». In media, a carico dei nuovi arrivati vi è un denunciato ogni 25 individui (esclusi irregolari e stranieri di passaggio), mentre a carico di tutti i residenti (italiani e stranieri) vi è un denunciato ogni 22. «Il fatto che il 70% delle denunce è a carico di irregolari – ha sottolineato Luca Di Sciullo, ricercatore Idos che ha elaborato lo studio – impedisce di calcolare il tasso di devianza degli stranieri rapportandolo a quello dei residenti immigrati perchè risulta sovradimensionato».