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Dal 16 aprile

Prostituzione, cercasi volontari per le unità di strada

Parte in Caritas un corso di formazione sul fenomeno della tratta. Tre appuntamenti, il venerdì sera, per conoscere la normativa e le tecniche d'intervento sul campo. Obiettivo: coinvolgere altre persone in una fondamentale azione d'aiuto

13 Aprile 2010

Sono almeno cento. Per lo più donne. Prevalentemente giovani. Di giorno sono studentesse, insegnanti, impiegate. Di notte girano per la città per incontrare chi sulla strada lavora. In genere altre donne, spesso anche molto più giovani di loro. Sono i volontari delle unità di strada che avvicinano le prostitute per offrire amicizia e aiuto.
In tutta la Lombardia sono dieci i gruppi attivi. Molti hanno nomi evocativi. Via del Campo, come il carugio genovese consacrato all’amore mercenario della canzone di Fabrizio de Andrè; Cabiria come la lucciola interpretata da una tenerissima Giulietta Masina nel famoso film di Federico Fellini; Lule, fiore in albanese, omaggio al Paese da cui a metà degli anni Novanta proveniva la maggioranza delle donne trafficate, prima di essere scavalcate da altre nazionalità e da altre storie di violenza e sopraffazione. I gruppi e le associazioni offrono un servizio prezioso che spazia dall’assistenza sanitaria, al semplice supporto psicologico fino alla proposta di progetti di vita alternativi. E fanno tutto questo grazie soprattutto ai volontari.
Per questo Caritas Ambrosiana propone un corso di formazione rivolto a loro. Tre appuntamenti, tutti di venerdì, dalle 18 alle 20: il 16, il 23 e il 30 aprile, nella sede centrale in via San Bernardino 4, a Milano. Duplice l’obiettivo: spiegare a chi già opera quello che occorre sapere per aiutare le prostitute; convincere qualche altro volontario a farsi avanti. Diversi gli argomenti: la normativa italiana in materia di tratta, prostituzione e immigrazione, i percorsi d’integrazione sociale disponibili per le donne che vogliono tornare libere, le tecniche d’intervento dell’operatore di strada.
«Non cerchiamo eroi, ma persone normalissime, donne ma anche uomini disposti a superare stereotipi e pregiudizi – spiega Sabrina Ignazi della segretaria tratta e prostituzione di Caritas Ambrosiana -. Solo così si riesce a essere credibili e convincenti e, quindi, utili alle persone costrette a prostituirsi». Sono almeno cento. Per lo più donne. Prevalentemente giovani. Di giorno sono studentesse, insegnanti, impiegate. Di notte girano per la città per incontrare chi sulla strada lavora. In genere altre donne, spesso anche molto più giovani di loro. Sono i volontari delle unità di strada che avvicinano le prostitute per offrire amicizia e aiuto.In tutta la Lombardia sono dieci i gruppi attivi. Molti hanno nomi evocativi. Via del Campo, come il carugio genovese consacrato all’amore mercenario della canzone di Fabrizio de Andrè; Cabiria come la lucciola interpretata da una tenerissima Giulietta Masina nel famoso film di Federico Fellini; Lule, fiore in albanese, omaggio al Paese da cui a metà degli anni Novanta proveniva la maggioranza delle donne trafficate, prima di essere scavalcate da altre nazionalità e da altre storie di violenza e sopraffazione. I gruppi e le associazioni offrono un servizio prezioso che spazia dall’assistenza sanitaria, al semplice supporto psicologico fino alla proposta di progetti di vita alternativi. E fanno tutto questo grazie soprattutto ai volontari.Per questo Caritas Ambrosiana propone un corso di formazione rivolto a loro. Tre appuntamenti, tutti di venerdì, dalle 18 alle 20: il 16, il 23 e il 30 aprile, nella sede centrale in via San Bernardino 4, a Milano. Duplice l’obiettivo: spiegare a chi già opera quello che occorre sapere per aiutare le prostitute; convincere qualche altro volontario a farsi avanti. Diversi gli argomenti: la normativa italiana in materia di tratta, prostituzione e immigrazione, i percorsi d’integrazione sociale disponibili per le donne che vogliono tornare libere, le tecniche d’intervento dell’operatore di strada.«Non cerchiamo eroi, ma persone normalissime, donne ma anche uomini disposti a superare stereotipi e pregiudizi – spiega Sabrina Ignazi della segretaria tratta e prostituzione di Caritas Ambrosiana -. Solo così si riesce a essere credibili e convincenti e, quindi, utili alle persone costrette a prostituirsi».