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Carcere

Ue, 128.200 detenuti extracomunitari: oltre 24 mila sono in Italia

Sono il 20,7% dei reclusi nelle carceri europee e il 36% in quelle italiane. Le percentuali più alte nei Paesi «che hanno adottato metodi più "decisi" nel contrasto all'immigrazione irregolare»

30 Settembre 2010

Nelle carceri dell’Ue sono detenuti 128.200 extracomunitari: di questi 24.600 si trovano in Italia. In termini percentuali rappresentano il 20,7% di tutte le persone presenti nelle carceri europee e il 36% in quelle italiane. Nel 1998 erano il 25% dei detenuti in Italia e il 16% in Europa; quindi l’incremento percentuale è stato maggiore (11 punti contro 4,7) nel nostro Paese rispetto all’insieme dell’Ue. I dati di un recente studio realizzato dell’International Centre for Prison Studies, King’s College, University of London, sono stati rilanciati dall’Osservatorio permanente sulle morti in carcere di cui fanno parte Radicali Italiani, Associazione “Il Detenuto Ignoto”, Associazione “Antigone”, Associazione “A Buon Diritto”, “Radiocarcere”, “Ristretti Orizzonti", per denunciare il sovraffollamento degli istituti di pena italiani.
Secondo l’indagine, «gli Stati nei quali i detenuti extracomunitari sono presenti in percentuali maggiori sono quelli che hanno adottato metodi più “decisi” nel contrasto all’immigrazione irregolare»: tra questi, Austria (45,8%), Grecia (43,9%), Italia (36,2%), Spagna (35,7%); ma percentuali altissime si segnalano anche a Cipro, Malta e Lussemburgo (le prime due tappe naturali sulle rotte dell’immigrazione irregolare, mentre in Lussemburgo i residenti stranieri sono più numerosi dei lussemburghesi stessi). Al contrario, percentuali più basse si registrano in Paesi di immigrazione “storica” come l’Inghilterra (13,1%), Francia (18,2%) e Germania (26,3%).
Altra denuncia proveniente dall’Osservatorio è quella secondo cui nelle carceri italiane in 100 posti-branda sono ammassate 152 persone: solo in Bulgaria il tasso di affollamento delle carceri è maggiore (155), mentre la media europea è 107 detenuti ogni 100 posti. Al 30 giugno 2010 il 42,5% dei detenuti era in attesa di giudizio e la metà di loro destinata a essere assolta: circa 15 mila persone che scontano da innocenti mesi e a volte anni di “pena anticipata” e contribuiscono a rendere gremite le celle. La media europea dei detenuti in carcerazione preventiva è del 24%, ma scende rispettivamente al 15,2% e al 14,9 in Germania e in Inghilterra. In Polonia, addirittura il 90% dei detenuti ha una sentenza definitiva.
Il confronto tra il numero dei detenuti ogni 100 mila abitanti tra il 1998 e il 2010 mostra che alcuni Paesi sono riusciti a ridurre il tasso di carcerizzazione. Poiché il numero complessivo dei reati commessi nell’Ue è rimasto pressoché stabile negli ultimi dieci anni, questo è frutto soprattutto di un maggiore utilizzo delle misure alternative per sanzionare i reati “minori”. In Germania, per esempio, il tasso di carcerizzazione è diminuito da 96 a 88 (-12) e oggi in carcere ci sono 6.500 persone in meno rispetto a 12 anni fa. Al contrario in Italia si è passati da 85 a 112 (+27) e i detenuti sono quasi 20 mila in più. Diminuzioni del numero di detenuti si sono registrate anche in Portogallo, Irlanda del Nord, Paesi Baltici, Bulgaria e Romania (che ha visto dimezzarsi il numero di detenuti).
Tuttavia nella maggior parte dei casi è prevalsa la tendenza a un maggiore utilizzo del carcere: è successo in Francia (+10%), in Inghilterra (+28%), in Belgio (+16%), in Olanda (+9%), in Svezia (+18%) e soprattutto in Spagna (+50%), dove oggi ci sono 31 mila detenuti in più rispetto al 1998. Nel complesso dell’Ue il numero dei detenuti è aumentato di 84 mila unità, passando dalle 551.643 del 1998 alle 635.845 di oggi. L’Italia ha contribuito a questo “risultato” per circa il 25%. Nelle carceri dell’Ue sono detenuti 128.200 extracomunitari: di questi 24.600 si trovano in Italia. In termini percentuali rappresentano il 20,7% di tutte le persone presenti nelle carceri europee e il 36% in quelle italiane. Nel 1998 erano il 25% dei detenuti in Italia e il 16% in Europa; quindi l’incremento percentuale è stato maggiore (11 punti contro 4,7) nel nostro Paese rispetto all’insieme dell’Ue. I dati di un recente studio realizzato dell’International Centre for Prison Studies, King’s College, University of London, sono stati rilanciati dall’Osservatorio permanente sulle morti in carcere di cui fanno parte Radicali Italiani, Associazione “Il Detenuto Ignoto”, Associazione “Antigone”, Associazione “A Buon Diritto”, “Radiocarcere”, “Ristretti Orizzonti", per denunciare il sovraffollamento degli istituti di pena italiani.Secondo l’indagine, «gli Stati nei quali i detenuti extracomunitari sono presenti in percentuali maggiori sono quelli che hanno adottato metodi più “decisi” nel contrasto all’immigrazione irregolare»: tra questi, Austria (45,8%), Grecia (43,9%), Italia (36,2%), Spagna (35,7%); ma percentuali altissime si segnalano anche a Cipro, Malta e Lussemburgo (le prime due tappe naturali sulle rotte dell’immigrazione irregolare, mentre in Lussemburgo i residenti stranieri sono più numerosi dei lussemburghesi stessi). Al contrario, percentuali più basse si registrano in Paesi di immigrazione “storica” come l’Inghilterra (13,1%), Francia (18,2%) e Germania (26,3%).Altra denuncia proveniente dall’Osservatorio è quella secondo cui nelle carceri italiane in 100 posti-branda sono ammassate 152 persone: solo in Bulgaria il tasso di affollamento delle carceri è maggiore (155), mentre la media europea è 107 detenuti ogni 100 posti. Al 30 giugno 2010 il 42,5% dei detenuti era in attesa di giudizio e la metà di loro destinata a essere assolta: circa 15 mila persone che scontano da innocenti mesi e a volte anni di “pena anticipata” e contribuiscono a rendere gremite le celle. La media europea dei detenuti in carcerazione preventiva è del 24%, ma scende rispettivamente al 15,2% e al 14,9 in Germania e in Inghilterra. In Polonia, addirittura il 90% dei detenuti ha una sentenza definitiva.Il confronto tra il numero dei detenuti ogni 100 mila abitanti tra il 1998 e il 2010 mostra che alcuni Paesi sono riusciti a ridurre il tasso di carcerizzazione. Poiché il numero complessivo dei reati commessi nell’Ue è rimasto pressoché stabile negli ultimi dieci anni, questo è frutto soprattutto di un maggiore utilizzo delle misure alternative per sanzionare i reati “minori”. In Germania, per esempio, il tasso di carcerizzazione è diminuito da 96 a 88 (-12) e oggi in carcere ci sono 6.500 persone in meno rispetto a 12 anni fa. Al contrario in Italia si è passati da 85 a 112 (+27) e i detenuti sono quasi 20 mila in più. Diminuzioni del numero di detenuti si sono registrate anche in Portogallo, Irlanda del Nord, Paesi Baltici, Bulgaria e Romania (che ha visto dimezzarsi il numero di detenuti).Tuttavia nella maggior parte dei casi è prevalsa la tendenza a un maggiore utilizzo del carcere: è successo in Francia (+10%), in Inghilterra (+28%), in Belgio (+16%), in Olanda (+9%), in Svezia (+18%) e soprattutto in Spagna (+50%), dove oggi ci sono 31 mila detenuti in più rispetto al 1998. Nel complesso dell’Ue il numero dei detenuti è aumentato di 84 mila unità, passando dalle 551.643 del 1998 alle 635.845 di oggi. L’Italia ha contribuito a questo “risultato” per circa il 25%.