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Emergenza

Una casa fuori dal carcere grazie alle associazioni

Appello della Conferenza regionale volontariato e giustizia della Lombardia per l'introduzione della detenzione domiciliare per pene fino a un anno e un maggior sostegno della rete abitativa. L'esperienza di un "Tetto per tutti": in sei anni ospitati oltre 2 mila detenuti in permesso premio e misure alternative

di Luisa BOVE Redazione

23 Luglio 2010

Nei giorni scorsi la Conferenza regionale volontariato e giustizia della Lombardia, che raccoglie 33 organizzazioni – tra cui Caritas Ambrosiana – ha lanciato un appello sul disagio nelle carceri. Oltre a ricordare la presenza di un migliaio di volontari impegnati nella «assistenza, sostegno e aiuto per i detenuti e le loro famiglie», don Virgilio Balducchi auspicava a livello politico (decreto Alfano) l’introduzione della detenzione domiciliare per pene fino a un anno e un maggior sostegno della rete abitativa insieme a un «percorso riabilitativo e di recupero». “Un tetto per tutti: alternative al cielo a scacchi” coordinato da Caritas raccoglie diverse organizzazioni impegnate in attività di housing sociale in ambito penitenziario ospitando temporaneamente detenuti in permesso premio, semilibertà, affidamento in prova, arresti domiciliari, fine pena… Nei mesi scorsi è stato pubblicato il Rapporto finale del “Tetto per tutti” per il periodo che va dal 1° marzo 2003 al 30 aprile 2009. Dai risultati raccolti ed elaborati da Alessandra Naldi emerge un bilancio sostanzialmente positivo, pur con qualche «ombra». Intanto è importante sottolineare che il «modello di accoglienza» realizzato dalle diverse realtà coinvolte «non si limitava a fornire ospitalità abitativa agli utenti del progetto ma prevedeva, soprattutto per gli ospiti che usufruivano di “accoglienze lunghe” in occasione della fine della pena o per l’accesso alle misure alternative alla detenzione, un accompagnamento socio-educativo dell’utente da parte di un operatore di riferimento». Gli ospiti arrivavano dai vari istituti penitenziari: Milano-San Vittore (12,2%), Opera (35,7%), Bollate (35,7%) e altro (16,4%). In sei anni di attività le organizzazioni hanno effettuato 2.379 accoglienze (pari a 61.641 giorni di ospitalità) di cui 1.826 (76,8%) a detenuti in permesso premio. Dopo l’indulto nell’agosto 2006 le domande di ospitalità hanno avuto un’impennata. In totale le persone accolte sono state 522 (405 uomini e 117 donne): per il 67,2% dei casi si è trattato di italiani, mentre per il 32,8% di stranieri, originari soprattutto del Marocco, Albania, Tunisia e Romania. Attualmente il «Tetto per tutti» è inserito in un progetto più ampio finanziato da Regione Lombardia (ex Legge regionale 8/2005) e Comune di Milano per il biennio 2010-11 e ogni partner cofinanzierà una parte. I posti letto messi a disposizone dalle diverse organizzazioni sono in tutto 37: 13 sono destinati a ospitare i detenuti di Bollate, 20 per Milano (San Vittore e Icam, l’Istituto a custodia attenuata per detenute madri) e 4 per Opera. Oggi i partner del “Tetto” sono dieci: Associazione “Il bivacco”, Cooperativa sociale “Bivacco e Servizi”, Associazione “Ciao”, Associazione Incontro e presenza, Cooperativa sociale “Il Giambellino”, Associazione Sesta Opera San Fedele, Comunità Casa Abramo, Cooperativa sociale “La strada”, Cooperativa sociale “Comunità progetto”, Associazione “Il girasole”. Da gennaio a oggi sono state accolte una cinquantina di persone tra detenuti in permesso premio, misure alternative e fine pena (esclusi i familiari). Negli anni scorsi gli ospiti erano metà italiani e metà stranieri, ma ora si avverte una leggera flessione perché con il pacchetto-sicurezza i detenuti immigrati hanno meno accesso alle misure alternative, soprattutto quelli a fine pena se non sono regolari. Nei giorni scorsi la Conferenza regionale volontariato e giustizia della Lombardia, che raccoglie 33 organizzazioni – tra cui Caritas Ambrosiana – ha lanciato un appello sul disagio nelle carceri. Oltre a ricordare la presenza di un migliaio di volontari impegnati nella «assistenza, sostegno e aiuto per i detenuti e le loro famiglie», don Virgilio Balducchi auspicava a livello politico (decreto Alfano) l’introduzione della detenzione domiciliare per pene fino a un anno e un maggior sostegno della rete abitativa insieme a un «percorso riabilitativo e di recupero». “Un tetto per tutti: alternative al cielo a scacchi” coordinato da Caritas raccoglie diverse organizzazioni impegnate in attività di housing sociale in ambito penitenziario ospitando temporaneamente detenuti in permesso premio, semilibertà, affidamento in prova, arresti domiciliari, fine pena… Nei mesi scorsi è stato pubblicato il Rapporto finale del “Tetto per tutti” per il periodo che va dal 1° marzo 2003 al 30 aprile 2009. Dai risultati raccolti ed elaborati da Alessandra Naldi emerge un bilancio sostanzialmente positivo, pur con qualche «ombra». Intanto è importante sottolineare che il «modello di accoglienza» realizzato dalle diverse realtà coinvolte «non si limitava a fornire ospitalità abitativa agli utenti del progetto ma prevedeva, soprattutto per gli ospiti che usufruivano di “accoglienze lunghe” in occasione della fine della pena o per l’accesso alle misure alternative alla detenzione, un accompagnamento socio-educativo dell’utente da parte di un operatore di riferimento». Gli ospiti arrivavano dai vari istituti penitenziari: Milano-San Vittore (12,2%), Opera (35,7%), Bollate (35,7%) e altro (16,4%). In sei anni di attività le organizzazioni hanno effettuato 2.379 accoglienze (pari a 61.641 giorni di ospitalità) di cui 1.826 (76,8%) a detenuti in permesso premio. Dopo l’indulto nell’agosto 2006 le domande di ospitalità hanno avuto un’impennata. In totale le persone accolte sono state 522 (405 uomini e 117 donne): per il 67,2% dei casi si è trattato di italiani, mentre per il 32,8% di stranieri, originari soprattutto del Marocco, Albania, Tunisia e Romania. Attualmente il «Tetto per tutti» è inserito in un progetto più ampio finanziato da Regione Lombardia (ex Legge regionale 8/2005) e Comune di Milano per il biennio 2010-11 e ogni partner cofinanzierà una parte. I posti letto messi a disposizone dalle diverse organizzazioni sono in tutto 37: 13 sono destinati a ospitare i detenuti di Bollate, 20 per Milano (San Vittore e Icam, l’Istituto a custodia attenuata per detenute madri) e 4 per Opera. Oggi i partner del “Tetto” sono dieci: Associazione “Il bivacco”, Cooperativa sociale “Bivacco e Servizi”, Associazione “Ciao”, Associazione Incontro e presenza, Cooperativa sociale “Il Giambellino”, Associazione Sesta Opera San Fedele, Comunità Casa Abramo, Cooperativa sociale “La strada”, Cooperativa sociale “Comunità progetto”, Associazione “Il girasole”. Da gennaio a oggi sono state accolte una cinquantina di persone tra detenuti in permesso premio, misure alternative e fine pena (esclusi i familiari). Negli anni scorsi gli ospiti erano metà italiani e metà stranieri, ma ora si avverte una leggera flessione perché con il pacchetto-sicurezza i detenuti immigrati hanno meno accesso alle misure alternative, soprattutto quelli a fine pena se non sono regolari. – – “Ciao” porta i detenuti a Palazzo Reale – L’arte a San Vittore provoca i reclusi

La vista da un carcere dietro alle sbarre