Share

Società

Calo demografico: prima che sia troppo tardi

Il Rapporto-proposta del Comitato per il progetto culturale Cei segnala i gravi ritardi del nostro Paese rispetto ad altre realtà europee, ma anche il vantaggio potenziale costituito dalla solidarietà interna alle famiglie

6 Ottobre 2011

Mercoledì 5 ottobre è stato presentato il volume Il cambiamento demografico. Rapporto-proposta sul futuro dell’Italia (Editori Laterza), a cura del Comitato per il progetto culturale della Cei, presieduto dal cardinale Camillo Ruini.

Analisi quantitativa e motivazioni
Nel Rapporto-proposta, ricorda il cardinale Ruini nella prefazione del volume, «vengono presi in attento esame la diminuzione delle nascite e i mutamenti delle strutture familiari, la sconfitta della mortalità precoce e l’invecchiamento della popolazione, le conseguenze demografiche dell’aborto, il ritardo nel passaggio all’età adulta, la disoccupazione giovanile e le difficoltà delle giovani famiglie e di quelle numerose, in particolare la fatica delle donne nel conciliare cura dei figli e lavoro». Si affronta anche «il tema del rapido aumento dell’immigrazione, con la sua incidenza, ma anche con i suoi limiti nel contrastare il declino demografico dell’Italia». Per ciascuno di questi sviluppi «l’analisi quantitativa è accompagnata dall’indagine sulle motivazioni, sia socio-economiche sia culturali e “simboliche”».

Proposte concrete
L’intento principale del Rapporto-proposta è presentare proposte, anche «molto concrete», che «sembrano in grado di poter correggere, più o meno profondamente, il declino demografico in atto in Italia ormai da alcuni decenni». «Non ci si nasconde – ammette il Cardinale – la grandissima difficoltà e i possibili rischi di un simile compito, ma non lo si ritiene a priori irrealizzabile. Il confronto con altre nazioni non troppo dissimili da noi – come in particolare la Francia -, che si sono mostrate in grado di affrontarlo, aiuta a non cedere alla rassegnazione, sebbene il Rapporto-proposta non trascuri di mettere in luce le profonde differenze tra le due situazioni italiana e francese». Per Ruini «rimane in ogni caso la certezza che, se non si pone rimedio al declino demografico, l’Italia, già nel medio periodo, non potrà far fronte utilmente ad alcuna delle altre impegnative sfide che stanno davanti a lei».

Due ordini di fattori
Il Rapporto-proposta individua due ordini di fattori capaci d’influire sull’andamento delle nascite. Il primo, spiega il porporato, «è costituito dagli interventi pubblici, cioè da una serie organica di provvedimenti di lungo periodo rivolti non a premere sulle coppie perché mettano al mondo dei figli che non desiderano, bensì semplicemente a eliminare le difficoltà sociali ed economiche che ostacolano la realizzazione dell’obiettivo di avere i figli che esse vorrebbero. Giustificare una politica di questo genere è abbastanza facile: i figli, o le nuove generazioni, sono una necessità essenziale per il corpo sociale e quindi rappresentano un bene pubblico, e non soltanto un bene privato dei loro genitori». Il secondo ordine di fattori si colloca «a un livello più profondo, quello delle mentalità, degli insiemi di rappresentazioni e sentimenti, in altre parole dei vissuti personali e familiari e della cultura sociale, che influiscono potentemente sui comportamenti demografici». Tra questi due ordini di fattori, sottolinea il Cardinale, «il secondo appare quello maggiormente decisivo per le scelte concrete delle coppie, ma anche il primo è necessario, perché senza di esso il desiderio di procreare spesso non si traduce in comportamenti conseguenti. I due ordini di fattori sono quindi interdipendenti e non vanno separati l’uno dall’altro».

Ritardi e vantaggi
Quanto al primo ordine di fattori, secondo il cardinale Ruini, «l’Italia è certamente in grave ritardo, un ritardo da riparare iniziando subito col mettere in campo un impegno adeguato alla posta in gioco e molto prolungato nel tempo». Riguardo al secondo ordine di fattori, «l’Italia ha invece due vantaggi potenziali, che finora non hanno potuto produrre i loro effetti soprattutto per la carenza – e talvolta perfino la contrarietà – degli interventi pubblici. Mi riferisco alla perdurante solidarietà interna e rilevanza sociale delle famiglie italiane, rispetto alle situazioni prevalenti negli altri Paesi europei, e al desiderio di figli, che in Italia rimane alto». Perciò, conclude il porporato, «se vogliamo superare progressivamente la crisi della natalità e ridare al Paese una non effimera prospettiva di crescita, dobbiamo guardare in maniera positiva a queste specificità dell’Italia».

Struttura dell’opera
Il volume si articola in tre capitoli. Il primo è orientato a fornire una oggettiva lettura del cambiamento, attraverso l’analisi della dinamica dei fenomeni demografici e delle trasformazioni strutturali della popolazione e delle famiglie, mentre nel secondo ci si spinge alla riflessione sulle sue cause e sulle relative conseguenze di ordine economico e socio-culturale. Il terzo capitolo apre la via al difficile terreno delle proposte e affronta la questione del governo del cambiamento demografico. In tale ambito si prospettano indirizzi e azioni di politica demografica, con i necessari riferimenti alle specifiche aree di attenzione e il richiamo al tema delle politiche familiari e di conciliazione; non solo come strumento di equità e come doveroso riconoscimento sul piano dei diritti individuali, ma ancor più come strategia efficace e funzionale nel contrasto delle prospettive di regresso demografico.