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Ricerca

Crisi, i giovani rispondono con nuove strategie occupazionali

Indagine dell’Istituto Toniolo: quasi l’80% dei laureati si affida a internet per trovare il primo impiego, mentre il 50% è disposto ad andare all'estero per lavorare

24 Luglio 2012

Nonostante gli alti tassi di disoccupazione e il deterioramento delle offerte di lavoro, il 45% dei giovani italiani non si rassegna e cerca di reagire mettendo in campo nuove strategie per fronteggiare la crisi in attesa di tempi migliori.

Dopo i risultati su “Giovani e Famiglia”, è questa una prima anticipazione dei dati emersi dalla ricerca sull’universo giovanile promossa dall’Istituto Toniolo di Studi Superiori e realizzata dall’Ipsos. I dati si riferiscono a un  campione di 4500 giovani tra i 18 e i 29 anni  (parte di un’indagine più ampia che arriverà a raggiungere 9000 intervistati) e consentono di indagare in una luce nuova vari aspetti del rapporto tra i giovani e il mondo del lavoro.

Secondo l’indagine sono molti quelli che si adattano e accettano di fare un lavoro anche non pienamente in linea con desideri e aspettative. Tra chi ha un lavoro solo il 20% è pienamente soddisfatto dell’attuale impiego, mentre oltre il 25% è poco, per nulla soddisfatto. Un giovane su quattro, quindi, pur di lavorare e non rimanere a casa a rigirarsi i pollici, accetta un impiego lontano dalle proprie aspettative. La percentuale di non soddisfatti arriva a un giovane su tre al Sud, dove le opportunità sono generalmente più scarse.
La ricerca evidenzia ancora che se si chiede in generale quanto si è soddisfatti della propria situazione finanziaria, prevalgono i non soddisfatti (55%), valore che rimane elevato anche per i laureati (52%). Se poi analizziamo, per chi ha almeno una esperienza lavorativa alle spalle, il motivo di perdita del primo lavoro, tra chi oggi è senza lavoro, per quasi la metà dei casi, la causa è la scadenza del contratto (46,1%) e comunque meno del 15% ha lasciato l’occupazione perché insoddisfatto del lavoro senza avere altre alternative. Chi lascia il lavoro lo fa solo se ne ha già trovato uno migliore: fra chi è occupato la percentuale di chi ha lasciato il primo lavoro per uno nuovo sale ad oltre il 35%.

Un dato questo che ci conferma che i giovani si adattano a una remunerazione più bassa e a un lavoro non soddisfacente come soluzione provvisoria per cercare di superare la crisi evitando così di ingrossare le fila dei disoccupati.

Ma lo spirito di adattamento dei giovani va anche oltre i confini nazionali. Infatti, un altro dato che emerge dalla ricerca  è che  quasi il 50% dei giovani (48,9%) si dichiara pronto ad andare all’estero per migliorare le proprie opportunità di lavoro. Solo meno del 20% non è disposto a trasferirsi. I più propensi a muoversi oltre confine sono i giovani del Nord (si sale oltre il 52%) e di sesso maschile (oltre la metà dei maschi contro un terzo delle ragazze).

La voglia di reagire a un momento economico difficile e alla caduta dei livelli occupazionali è testimoniato anche dal fatto che molti dei giovani che stanno ancora studiando pensano di utilizzare internet per accedere al mercato del lavoro una volta concluso il percorso formativo.  La risposta più indicata è il classico invio dei CV alle aziende. Il 70% risponde di “sì” (21% “forse”, 9% “no”). Segue, però, con il 53% di “sì” l’uso del web (inserimento CV in siti specializzati). Per migliorare le possibilità di trovare lavoro, vista la scarsa efficacia dei metodi tradizionali, alto è il ricorso a internet, lo strumento che meglio conoscono e che offre crescenti opportunità (come la possibilità di postare il proprio video curriculum).  Gli studenti alla fine del percorso formativo per trovare lavoro considerano più importante il web rispetto alle Agenzie per il lavoro, rimane rilevante il ricorso alle conoscenze familiari.
Pensa di rivolgersi alle Agenzie per il lavoro il 36%, mentre pensa che farà ricorso alle conoscenze il 40%. Si scende al 30% per le inserzioni sui giornali.
Addirittura i dati evidenziano che per i laureati il ricorso ai servizi di placement dell’Università arriva al 50%.  Sempre tra i laureati l’Agenzia per il lavoro scende al 28%, l’affidamento alle conoscenze familiari rimane al 40% (non cambia molto per titolo di studio), la risposta a inserzioni sui giornali sale al 43%, ma l’uso del web lievita fino al 79% (superato solo dalle auto candidature verso le aziende: 87%). Insomma, il web è sempre più utilizzato anche come strumento per trovare occasioni di impiego, soprattutto tra i laureati.
I giovani che non studiano e non lavorano (i cosiddetti Neet)  sono oltre il 20% degli under 30, risultano essere anche le persone più demotivate e disilluse rispetto al proprio futuro. Rispetto al resto dei giovani vedono maggiormente il futuro pieno di rischi ed incognite e sono meno in grado di progettare positivamente il proprio futuro.

Questo conferma ancor di più l’importanza di non rassegnarsi, anche in periodo di crisi, ma di continuare a credere nelle proprie capacità, anche adattandosi provvisoriamente a un lavoro che nel presente non offre a pieno le condizioni e le opportunità desiderate.