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Milano

Gualzetti: «Minori stranieri non accompagnati, no a grandi centri di accoglienza»

Il direttore di Caritas Ambrosiana: «La logica dei grandi numeri, già deficitaria per gli adulti, sarebbe inadeguata per bambini o adolescenti, per i quali servono comunità il più possibile simili all’ambiente familiare»

15 Giugno 2017
Luciano Gualzetti

«Il numero dei minori stranieri non accompagnati è effettivamente in grande crescita. Ma sarebbe sbagliato rispondere a questo problema con misure emergenziali, aprendo grandi strutture dedicate a loro. Farlo sarebbe nei fatti tradire lo spirito della nuova legge, che individua nei minori stranieri non accompagnati categorie particolarmente vulnerabili e quindi bisognose di tutele supplementari»: lo ha detto questa mattina il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti, intervenendo al convegno “Proteggere, accogliere, crescere insieme”, organizzato da Save The Children a Palazzo Marino.

Ha spiegato Gualzetti: «La logica dei grandi numeri, che ha già mostrato la corda nei casi di migranti adulti, sarebbe del tutto inadeguata per bambini o adolescenti che stanno crescendo e sono in una fase delicata della loro vita. A maggior ragione per loro gli interventi devono prevedere comunità che riproducano il più possibile un ambiente familiare e che siano dotate di un serio e qualificato presidio educativo. Non perdiamo l’opportunità di operare seriamente per l’integrazione di queste giovani persone. C’è in gioco il futuro non solo di questi minori, ma anche le condizioni di una convivenza futura basata sull’incontro, unico vero antidoto ai processi radicalizzazione e fanatismo delle seconde e terze generazioni».

Per i minori stranieri con accompagnati Caritas Ambrosiana sostiene percorsi di accoglienza residenziale nelle comunità gestite attraverso le cooperative del Consorzio Farsi Prossimo nella logica dell’ospitalità diffusa. Inoltre è impegnata nel promuovere, con uno sportello specifico, Anania, l’affido familiare per quegli adolescenti che, dopo un percorso in comunità in cui hanno incominciato a sperimentare la vita nel territorio italiano, possono vivere la quotidianità all’interno di una famiglia. Infine sostiene, anche economicamente, la realizzazione di alloggi in condivisione tra ragazzi, che prevedano una presenza educativa leggera e una prossimità familiare; favorisce opportunità formative e lavorative, coinvolgere le agenzie educative del territorio oratori, scuola, doposcuola, famiglie per pensare a percorsi seri e realizzabili di integrazione.