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I Vescovi europei all’Ue: ritrovare speranza e solidarietà, ripensare i modelli di sviluppo

Messaggio dei Presidenti delle Conferenze episcopali dei Paesi dell’Unione in vista del Consiglio europeo di giovedì 19 in videoconferenza con i leader dei Ventisette

di Gianni BORSAGiornalista, presidente Azione cattolica ambrosiana

18 Novembre 2020

La crisi Covid-19 ha “travolto” il vecchio continente, e per questo la Chiesa cattolica conferma il suo «impegno per la costruzione dell’Europa, che ha portato pace e prosperità al nostro continente, e ai suoi valori fondanti di solidarietà, libertà, inviolabilità della dignità umana, democrazia, stato di diritto, uguaglianza, e difesa e promozione dei diritti umani». Sono i presidenti delle Conferenze episcopali dei Paesi Ue (tra loro anche il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti) a lanciare un messaggio di «speranza e solidarietà» in vista del Consiglio europeo che si terrà giovedì 19 in videoconferenza con i leader dei Ventisette.

I vescovi, riuniti per la prima volta tutti assieme dalla Comece (Commissione degli episcopati dell’Ue, che ha sede a Bruxelles), affermano: «I Padri fondatori dell’Unione europea erano convinti che l’Europa sarebbe stata forgiata dalle sue crisi. Nella nostra fede cristiana nel Signore risorto abbiamo la speranza che Dio possa volgere al bene tutto ciò che accade, anche ciò che non comprendiamo e che può sembrare cattivo, ed è questa fede il fondamento ultimo della nostra speranza e della fraternità universale. Come Chiesa cattolica nell’Unione europea, insieme alle altre Chiese e comunità ecclesiali sorelle, annunciamo e diamo testimonianza di questa fede ed insieme ai membri di altre tradizioni religiose e persone di buona volontà ci sforziamo di costruire una fraternità universale che non lasci fuori nessuno».

La pandemia ha messo in ginocchio famiglie, imprese, interi territori, mettendo in luce la vulnerabilità delle nostre società e di vaste regioni del pianeta. «Gli anziani e i poveri in tutto il mondo hanno sofferto il peggio. A questa crisi che ci ha sorpresi e colti impreparati, i Paesi europei hanno reagito inizialmente con paura, chiudendo i confini interni e le frontiere esterne, alcuni anche rifiutando di condividere tra i Paesi le forniture mediche di cui c’era più bisogno – denunciano i vescovi -. Molti di noi erano preoccupati che persino la stessa Unione europea, in quanto progetto economico, politico, sociale e culturale, fosse a rischio. Ci siamo resi conto allora, come ha detto Papa Francesco, di essere nella stessa barca e di poterci salvare solo restando insieme». Il documento riconosce dunque che l’Ue ha cominciato a rispondere «in modo unitario» dimostrando «la sua capacità di riscoprire lo spirito dei Padri fondatori». I vescovi si augurano che tale unità si rifletta in scelte politiche accorte e lungimiranti, e scendono persino nei particolari, riferendosi al Quadro finanziario pluriennale (ovvero il bilancio Ue 2021-2027) e al Recovery Plan, che sono in fase di definizione nelle sedi comunitarie proprio in questi giorni.

Poi osservano: «Il futuro dell’Unione europea non dipende solo dall’economia e dalle finanze, ma anche da uno spirito comune e da una nuova mentalità. Questa crisi è un’opportunità spirituale di conversione. Non dobbiamo semplicemente dedicare tutti i nostri sforzi al ritorno alla “vecchia normalità”, ma approfittare di questa crisi per realizzare un cambiamento radicale in meglio». Questo momento, sostengono i presidenti delle Conferenze episcopali dei Paesi Ue, «ci costringe a ripensare e a ristrutturare l’attuale modello di globalizzazione, per garantire il rispetto dell’ambiente, l’apertura alla vita, l’attenzione alla famiglia, l’uguaglianza sociale, la dignità dei lavoratori e i diritti delle generazioni future». Di papa Francesco citano la Laudato si’ e la Fratelli tutti, nonché i principi della Dottrina sociale cattolica, al fine di «costruire un modello differente di economia e società dopo la pandemia».

La solidarietà deve guidare il futuro del continente. Ma tale principio va applicato da subito: «Il vaccino per il Covid-19, una volta disponibile, dev’essere accessibile a tutti, soprattutto ai più poveri». E, ancora: «La solidarietà europea dovrebbe estendersi con urgenza ai rifugiati che vivono in condizioni disumane nei campi di accoglienza e sono seriamente minacciati dal virus. Solidarietà verso i rifugiati non significa solo finanziamenti, ma anche apertura dei confini dell’Unione europea in maniera proporzionale, da parte di ciascuno Stato membro», anche di quelli, quindi, che finora si sono rifiutati di mostrare un minimo di collaborazione e di umanità verso chi è in fuga da guerra, fame e violenze in cerca di una vita dignitosa. Ampio, a questo proposito, il capitolo dedicato al “Patto europeo sulla migrazione e l’asilo” presentato dalla Commissione europea, il quale «può essere considerato come un passo, da valutare attentamente, per stabilire una politica europea comune e giusta in materia di migrazione e asilo».

Non manca un riferimento al «rispetto per la libertà di religione dei credenti, in particolare la libertà di riunirsi per esercitare la propria libertà di culto, nel pieno rispetto delle esigenze sanitarie». Il riferimento va agli attuali confinamenti predisposti da vari Stati europei. I vescovi specificano: «Ciò risulta ancora più evidente se si considera che le opere caritative nascono e sono radicate anche in una fede vissuta. Dichiariamo la nostra buona volontà di mantenere il dialogo tra le autorità statali ed ecclesiastiche per trovare il miglior modo per conciliare» le misure precauzionali necessarie «e la libertà di religione e di culto».

Il documento si conclude così: «Si è detto frequentemente che il mondo sarà diverso dopo questa crisi. Dipende tuttavia da noi se il mondo sarà migliore o peggiore, se usciremo da questa crisi rafforzati nella solidarietà o meno. Durante questi mesi di pandemia siamo stati testimoni di tanti segni che ci aprono alla speranza, dal lavoro del personale sanitario, a quello degli addetti alla cura degli anziani, ai gesti di compassione e creatività posti in atto dalle parrocchie e dalle comunità ecclesiali». Infine: «Tutte le iniziative che promuovono i valori autentici dell’Europa saranno da noi sostenute. Ci auguriamo che potremo uscire da questa crisi più forti, più saggi, più uniti, più solidali, più attenti alla nostra casa comune».