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Società

Lavoro, una frattura generazionale

In una situazione abbastanza compromessa almeno c’è una valvola di sicurezza che è rappresentata dalla rete familiare

di Andrea CASAVECCHIA

3 Marzo 2014

Il 2013 è stato un anno difficile per il lavoro. L’Italia ha perso 478 mila occupati, concentrati in due fasce di età: in quella dei più giovani, tra i 15 e i 34 anni, si perdono 482 mila posti; in quella degli adulti, tra i 35 e i 49 anni, se ne perdono 235 mila. Invece, la fascia di età di quelli sopra i 50 anni cresce di circa 239 mila posti.

Qui si individua una questione essenziale per il nostro sistema produttivo: l’incapacità di accogliere nel mondo del lavoro i nuovi e la difficoltà di mantenere gli adulti. Nel mondo dell’occupazione si evidenzia allora una frattura generazionale.

Purtroppo le due fasce più colpite custodiscono le maggiori potenzialità per contribuire al futuro del nostro Paese, per due ragioni. Innanzitutto i più giovani hanno una maggiore capacità di portare innovazione e una maggiore abilità nell’apprendere i cambiamenti. In secondo luogo, la fascia adulta è centrale nel mondo lavorativo, perché l’esperienza accumulata porta a una maggiore produttività. Inoltre entrambe sono fondamentali per la società perché sono quelle “generative”, in grado di sostenere i tassi di natalità e di alimentare il ricambio generazionale.

In una situazione abbastanza compromessa, potrebbe essere legittimo chiedersi come mai il livello di conflittualità sociale rimanga sottotraccia. La frattura generazionale, che si genera nel mercato del lavoro, non trova un’immediata corrispondenza nella vita quotidiana.

Un luogo di ricomposizione dei legami sono le relazioni familiari, dato che, come evidenzia il Rapporto 2013 di “Italia Lavoro”, la famiglia è «uno strumento strategico per affrontare i problemi del difficile processo di transizione scuola-lavoro, della discontinuità contrattuale e delle basse retribuzioni».

Se è vero che nel mercato del lavoro la fascia di popolazione anziana schiaccia le altre, è altrettanto vero che le fasce più giovani ricevono assistenza da adulti e anziani. Infatti, il 28.9% dei nuclei familiari ha almeno un componente tra i 15 e i 29 anni inattivo a carico e il 12.7% ne ha due. Inoltre nel 9.4% delle famiglie si trova almeno un familiare in cerca di lavoro.

Qualsiasi politica per il futuro dovrà tener conto di questa complessità. Ci troviamo in un momento di passaggio e sarà importante investire sui giovani per contribuire all’innovazione del sistema produttivo e sostenere la fascia adulta sarà essenziale per dare la possibilità di costruire famiglia. Allo stesso tempo mantenere attiva la fascia più anziana sarà fondamentale per conservare una valvola di sicurezza nella rete familiare.