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Medio Oriente

Libano: in fuga dal terrore della Siria

Najla Chahda, direttrice del Centro per migranti e rifugiati di Caritas Libano: «Aumentano i profughi, situazione più grave che mai»

a cura di Patrizia CAIFFA

30 Luglio 2012

«È la prima volta che ci troviamo ad affrontare in Libano un’emergenza di questo tipo. La crisi siriana sta diventando molto più grave di quanto potessimo immaginare». A parlare è Najla Chahda, direttrice del Centro per migranti e rifugiati di Caritas Libano, che lavora con i profughi siriani da 14 mesi, aiutando migliaia di famiglie siriane e centinaia di libanesi della Bekaa Valley, che già si trovavano in condizioni di povertà prima della crisi. Chahda, appena rientrata da una visita ai campi, racconta di aver visto migliaia di persone stremate, che vivono in condizioni drammatiche. Gli altri Paesi hanno chiuso le frontiere e il governo libanese non ha dato l’autorizzazione alla costruzione dei campi profughi. Perciò molti rifugiati sono costretti ad affittare un pezzo di terra da privati libanesi per piazzare la loro tenda. Secondo le stime dell’Unhcr, sono oltre 120 mila i rifugiati siriani attualmente registrati in Giordania, Libano, Turchia e Iraq. In Libano sono ufficialmente 30 mila, ma diverse migliaia arrivati con i flussi degli ultimi giorni da Damasco non sono ancora stati registrati.

A Damasco continuano gli scontri e molti sono fuggiti in Libano. Com’è ora la situazione?
Le frontiere di Giordania e Turchia sono chiuse, per cui molti profughi siriani stanno venendo in Libano. Nei giorni scorsi c’è stato un enorme afflusso di profughi a causa del peggioramento della situazione a Damasco. In sole 24 ore sono arrivati oltre 15.000 siriani: in macchina, bus, camion e a piedi. Gli irregolari attraversano a piedi la frontiera. Molte famiglie appartengono alla classe media, per cui trovano una sistemazione in Libano e aspettano che migliori la situazione per tornare a Damasco. Ma molte altre persone sono vulnerabili, ci sono tantissimi bambini. Hanno trovato degli spazi nella Bekaa Region. Alcuni sono accolti da amici, altri vivono in tenda. Le condizioni dei campi sono veramente terribili.

È vero che il governo non autorizza la realizzazione dei campi?
È vero. Perciò molti rifugiati sono costretti ad affittare un pezzo di terra da privati libanesi per piazzare la loro tenda. Si pagano circa 200 dollari a tenda per sei mesi.

Lei è appena tornata dai campi della Bekaa Valley, dove c’è la maggiore concentrazione di profughi. Cosa ha visto?
Molte persone stanno digiunando per il Ramadan, non mangiano e non bevono dall’alba al tramonto in una regione molto calda. Le temperature possono arrivare a 45 gradi. Per cui sono disidratati e stremati, in condizioni molto difficili. Molti hanno bisogno di aiuto e sostegno. Qui assistiamo 123 famiglie. I cristiani siriani sono in un’altra zona. Vengono ospitati da famiglie o amici. Altre famiglie cristiane vivono in prossimità della frontiera per poter tornare a controllare le proprie case.

Come interviene Caritas Libano?
Le attività di Caritas Libano sono su diversi campi d’azione: distribuiamo cibo, materassi e coperte, beni di emergenza, cure mediche, organizziamo programmi sociali per i bambini. Abbiamo molti volontari e operatori sociali che lavorano nei campi.

Molti saranno feriti o malati. C’è assistenza sanitaria?
No, nel campo non ci sono medici, infermieri, impianti per l’acqua e servizi igienici. I profughi – molti sono feriti – si rivolgono ai centri medici locali. Noi abbiamo una clinica mobile con un dottore e un’infermiera: forniamo medicinali di base e cure preventive.

Teme che la situazione peggiorerà?
È abbastanza difficile parlare ora del futuro ma temo di sì. Gli abitanti di Damasco non hanno altro posto dove fuggire se non in Libano. In questo momento c’è bisogno di sostegno immediato. Ci stiamo attrezzando per prestare maggiore soccorso, moltiplicando le attività. È la prima volta che vediamo in Libano un’emergenza di questo tipo. La crisi sta diventando più grave di quanto potessimo immaginare.