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Scuola

Lo studente dell’anno

Il merito non è anche degli insegnanti?

di Alberto CAMPOLEONI

28 Maggio 2012

Premiare gli studenti migliori. È uno degli obiettivi del cosiddetto “pacchetto merito” che il ministro Profumo porterà in Consiglio dei Ministri. Vi si propone, tra l’altro, la scelta dello “studente dell’anno” da parte delle scuole. Uno studente da scegliere tra quelli che hanno superato la maturità con il massimo dei voti. Per questo “studente dell’anno” ci sarà una borsa di studio aggiuntiva e anche la riduzione delle tasse universitarie per il primo anno accademico. Ci saranno anche corsi estivi gratuiti per chi vincerà le “Olimpiadi scolastiche”, organizzate ogni anno per ogni materia. E poi il curriculum pubblico, sul sito del Ministero, per la maggiore visibilità verso aziende, in vista di stage e tirocini. Insomma, di tutto un po’ per rendere concreta la parola d’ordine: valorizzare il merito e l’eccellenza.

Il pacchetto di proposte deve essere approvato, poi bisognerà trovare i soldi e capire in concreto come realizzare le intenzioni. Ci vuole tempo. Intanto si possono fare alcune riflessioni, magari a partire dalla Costituzione, che all’articolo 34 stabilisce la scuola “aperta a tutti” e poi precisa che “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”.

Riconoscere il merito è importante e l’iniziativa del Ministro rientra in un orientamento generale che, tra l’altro, viene invocato spesso, non solo in ambito scolastico. Riconoscere il merito vuol dire anche, però, impegnarsi perché gli allievi abbiano uguali opportunità e offrire loro una scuola di qualità che permetta di raggiungere reali competenze – per usare un termine in voga – possibilmente da certificare con modalità omogenee. E torna sotto i riflettori il tema della valutazione: di istituto, nazionale… Una questione tuttora in mezzo al guado, come testimoniano, tra l’altro, le recenti polemiche sui test Invalsi. Senza contare poi che le “uguali opportunità” passano anche dalla qualità complessiva dell’offerta formativa, nella quale giocano la loro parte anche le condizioni degli istituti scolastici (e l’edilizia?), dei contesti socio-economici.

C’è poi chi ha già notato: bene premiare gli studenti, ma forse bisognerebbe cominciare dal premiare gli insegnanti. Una scuola “del merito” dovrebbe poter valere anche per i docenti, che “soffrono” trattamenti appiattiti, denunciati innumerevoli volte. Argomento spinosissimo. Valutare gli insegnanti può costare anche il posto da ministro.

Come si vede, il tema “merito” solleva tante questioni. Tuttavia, da qualche parte bisogna cominciare e, allora, ben venga il nuovo pacchetto del ministro Profumo, pur senza lasciarsi troppo impressionare da come viene infiocchettato. Forse anche un piccolo passo è meglio che stare fermi.