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Africa

Nigeria, un’altra strage di Natale

Una riflessione dopo il massacro: possiamo davvero credere che il Corano e il Vangelo possano armarsi l’uno contro l’altro?

di Cristiana DOBNER

27 Dicembre 2012

Sangue è sangue. Non conta il colore della pelle, non conta l’appartenenza etnica, non conta l’adesione religiosa: sangue è sempre sangue di persona umana. Sangue non può che generare sangue, violenza accrescere violenza, l’esponente crescerà a dismisura. Osserviamo i notiziari, i giornali, sono striati di sangue, ormai abbiamo varcato il confine del rispetto: non esiste più giornata degna di tregua, di pace.

A onor del vero, se il Natale di Gesù Cristo è diventato il generico “tempo di festa”, non c’è molto da meravigliarsi. Smarritane la ragione profonda, tutto diventa lecito: balzano in primo piano gli interessi economici, le miniere di diamanti e di pietre preziose, i giacimenti di petrolio o di minerali rari. Tutto questo ben presto si traduce nel dio denaro che consente di ottenere potere, dominio, sfarzo dinanzi alla povertà e alla miseria altrui. Almeno lo si dichiarasse in termini espliciti, ma è ben noto che la menzogna, e la ricerca compulsiva e spasmodica del dio denaro lo è, non genera verità. La coltre della religione invece pretende di coprire e giustificare.

Possiamo davvero credere che Vangelo e Corano si armino l’un contro l’altro solo per motivi di fede? Non lo si può davvero sostenere. Quando si travalica verso l’ideologia religiosa tutto muta, ma ancora si può purificare. Dinanzi al montare invece degli interessi, nazionali o personali, la reazione si fa quasi impossibile, il dio denaro non solo contagia ma modifica, plasma a suo modo con la forza subdola che gli è propria. Chi non è direttamente interessato e coinvolto negli sporchi giochi di potere, possiede uno sguardo più oggettivo e con una diagnosi accurata può mettere il dito nella piaga, forse gli riuscirà di far spurgare la corruzione.

Noi che viviamo il quotidiano, banale e semplice, nelle nostre città e nelle nostre famiglie e ci diciamo cristiani, che cosa dobbiamo pensare e fare? Dobbiamo ascoltare il nostro Pastore Benedetto XVI: ai cristiani non è lecito armarsi. Non è lecito rispondere alla violenza con la violenza, che sarebbe la reazione più spontanea e, forse più legittima, al dolore insostenibile dinanzi alla strage dei propri familiari e dei propri amici. La nostra strada è un’altra, Gesù Cristo ha sparso il suo Sangue, vittima di violenza politica e ideologica, non ha reagito, anche quando lo avrebbe potuto, con pari violenza, facendo spargere altro sangue: bastò e basta il Suo.

Radunati per la Messa di mezzanotte nel momento storico in cui si accoglie il Re della Pace e venire assaliti e uccisi: non è proditorio? Lo è sotto il profilo di ogni religione, di ogni credenza. Anche la debole persona umana può camminare alla sequela di Gesù Cristo? Stefano, il primo martire lo dimostra: lapidato non ha reagito, ha opposto solo la forza invincibile del perdono. Senza diagnosi politiche o economiche, senza appelli ideologici, semplicemente guardando a Colui che lo aveva preceduto.