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Stati Uniti

Sangue sulla maratona:
Boston prega per i suoi morti

L’Arcidiocesi guidata dal cardinale O’ Malley vicina alle vittime e alla popolazione. Un sacerdote della chiesa “Our Lady of the Victories”: «Se quelle bombe fossero scoppiate un’ora prima avrebbero potuto causare ancora più vittime». Una grande prova di solidarietà: fra gli stessi maratoneti tanti si sono recati al Mass General hospital a donare il sangue

di Damiano BELTRAMI Corrispondente Sir da New York

16 Aprile 2013
A long line of ambulances wait in a staging area after explosions rocked the finish area of the Boston Marathon on April 15, 2013 in Boston, Massachusetts.  At least two people were killed and 22 wounded when two explosions struck near the finish line of the Boston Marathon, sparking scenes of panic, police said. The streets were littered with debris and blood and paramedics raced off with stretchers as police locked down the area, witness said. TV footage showed an explosion sending up a white plume of smoke along the sidelines of the race.    AFP PHOTO/John MOTTERN

Bombe e morte sulla maratona di Boston. Due ordigni sono esplosi, poco prima delle tre di pomeriggio di lunedì (ora locale), uccidendo tre persone (tra cui un bambino di otto anni), e ferendone oltre cento, una ventina delle quali sono in condizioni critiche. L’Arcidiocesi di Boston, retta dal cardinale Sean Patrick O’Malley, ha subito diffuso una nota chiedendo di pregare per le vittime: «Mentre si susseguono le notizie che ci informano tristemente di morti e feriti, vi chiediamo di rivolgervi al Signore, di pregare per loro e per i loro cari, affinché possano ricevere la consolazione dello Spirito Santo, la grazia di Dio e l’abbraccio della Madonna».

Atmosfera surreale

«C’è grande caos per le strade, l’area è tutta transennata – ci ha raccontato a caldo al telefono Bob Maloney, un sacerdote della chiesa “Our Lady of the Victories”, che si trova a quattrocento metri dal punto in cui si è verificata la prima esplosione -. Ora molta gente sta camminando nella nostra direzione, verso Sud-Ovest. Personalmente non ho sentito il botto, ma alcuni confratelli l’hanno avvertito. L’aria è molto tesa, è una tragedia. La maratona è un evento molto sentito qui a Boston, coincide con l’inizio della primavera. E pensare che se quelle bombe fossero scoppiate un’ora prima avrebbero potuto causare ancora più vittime…». Più di 23 mila atleti hanno cominciato la maratona e 17.600 avevano già tagliato il traguardo al momento della prima detonazione.

Scene di guerra

Cercando tra le borse abbandonate dai maratoneti dopo le esplosioni, gli artificieri hanno individuato ben cinque bombe inesplose. Erano nascoste in sacche nelle quali si trovavano anche cuscinetti a sfera. Se queste bombe fossero esplose avrebbero avuto un effetto simile a quelle a frammentazione. Questo sembra suggerire che gli attentati non sono stati messi a segno soltanto per uccidere, ma anche per infliggere atroci mutilazioni ai presenti, soprattutto agli arti inferiori. Testimoni oculari parlano di scene da “zona di guerra”. Gente che ha perso gli arti inferiori, sangue sul selciato, persone in lacrime, sotto shock, provate dal dolore, maratoneti che dopo l’incidente si sono trasformati in infermieri e hanno aiutato il personale medico avvolgendo gli arti delle persone ferite con lacci emostatici per fermare il loro flusso sanguigno.

Matrice incerta

Le prime indagini sono in corso e non è ancora dato sapere chi sia il singolo responsabile, o il gruppo che ha messo in campo questo attacco criminale. Non si sa, soprattutto, se la matrice dell’attacco sia di tipo interno o esterno. È certo, però, che si tratta di attentati terroristici, come ha sottolineato anche il presidente Barack Obama in un intervento ieri pomeriggio: «È terrorismo anche se la natura è incerta – ha detto subito dopo le esplosioni -. Non abbiamo ancora risposte, ma di una cosa sono certo, troveremo i colpevoli». «Le indagini sono in corso – ha proseguito Obama -, in questo momento non è opportuno avanzare ipotesi, prima dobbiamo appurare i fatti. Sia chiaro, verremo a capo di questa storia».

Corsa di solidarietà

Nell’orrore di questo lunedì di follia ci sono storie che riscaldano il cuore. Che segnalano come l’altruismo e la solidarietà possono contrastare gesti inumani. Decine di podisti hanno continuato la loro corsa oltre il traguardo per arrivare a donare il sangue al Mass General hospital. Alcuni residenti hanno creato un documento Google in cui hanno inserito il loro indirizzo e si sono resi disponibili a ospitare i podisti venuti da lontano. Molti bostoniani sono scesi in strada con acqua, cibo e coperte per i maratoneti. Alcuni ristoranti hanno affisso il cartello “Entrate e pagate solo se potete”.

Patriot’s Day

Proprio ieri negli Stati Uniti ricorreva il Patriot’s Day, il giorno in cui gli americani festeggiano l’anniversario della battaglia di Lexington e Concord, i primi combattimenti della guerra d’Indipendenza. Quella di ieri per Boston era la maratona numero 117, un evento storico e molto seguito, al quale di solito accorre più di mezzo milione di spettatori. L’edizione di quest’anno si è conclusa nel panico, e ha rievocato gli attacchi dell’11 settembre 2001 a New York, in cui persero la vita quasi 3 mila persone.