Sirio 26-29 marzo 2024
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Editoria

Umano, troppo umano: l’umanesimo possibile nel dossier di «Munera»

Nel primo numero di «Munera», rivista europea di cultura, approfondimenti sul seminario «Umanità» svoltosi ad Assisi quest'estate, per riprende alcuni contributi in vista di un umanesimo possibile e vivibile

5 Febbraio 2020

In principio era la domanda “Chi sono io?”. A fondare la scienza del sapere per eccellenza, la filosofia, è stata proprio la prima questione esistenziale che interroga l’essere umano sulla sua stessa essenza.
A differenza dell’animale, l’essere umano deve fare i conti con la libertà di scegliere chi essere.
Il processo del riconoscersi o del rinnegarsi ha contraddistinto tutta la storia dell’umanità, sempre divisa tra inclusione ed esclusione, tra maschile e femminile, tra libertà e schiavitù, tra bianco e nero, tra diritto alla cittadinanza e non.

Cosa significa dunque essere umani? Su questo interrogativo si è basato il seminario “Umanità”, promosso da Munera ad Assisi la scorsa estate, di cui questo primo numero del 2020 riprende alcuni contributi in vista di un umanesimo possibile e vivibile.

Il primo articolo di Carlo Cirotto, partendo dall’Africa – culla dell’umanità –, pone le basi antropologiche per spiegare l’evoluzione dell’uomo a partire dall’aumento della rete neuronale, fattore determinante per sviluppare le proprietà funzionali del cervello.

Non poteva mancare in una riflessone sull’umano il contributo di Giuseppe O. Longo sui cambiamenti provocati dall’era digitale che potremmo dire abbia consacrato i “nativi digitali” a scapito degli ”immigrati digitali” nati prima del 1980. Sulla scia di quanto sostenuto da Cirotto, l’uomo evoluto si serve di strumenti per fabbricarne altri, come nel caso della tecnologia che se non usata responsabilmente può mettere a repentaglio la dimensione umanistica.

La visione del medico, Paolo Mocarelli, apre il capitolo più difficile della storia degli esseri umani: il confronto con il dolore. La medicina ha davanti a sé una sfida grande che va oltre il progresso scientifico, ossia l’uso della parola quale mezzo privilegiato che crea la relazione e in questo modo gioca il senso dell’esistenza dell’io nel rapporto sempre vivo con il “tu”.

La pedagogista Jole Orsenigo stimola la riflessione sul fine ultimo dell’educatore che non lavora per far emergere maieuticamente il bene dell’altro ma soprattutto per testimoniare l’amore.

La prospettiva filosofica di Stefano Biancu parte dalla necessità antropologica della relazione, nella misura in cui il soggetto esiste solo rispondendo alla domanda dell’altro che gli chiede di riconoscersi, e arriva a proporre lo spazio simbolico di un umanesimo che si fonda su un’eccedenza necessaria per un’esistenza umana piena, il “massimo necessario”.

Al dossier seguono un articolo di Maria Antonietta Crippa sulle antiche architetture come stelle estinte, una lettura teologico-politica della società tecnologica di Alexandre Scaggion, un articolo di Fernando Ariza sugli Itinerari letterari che delineano l’Europa e uno di Tiziano Torresi su don Luigi Sturzo, i populisti e i cattolici smarriti.

Il Segnalibro presenta diversi volumi:
Salvatore Satta, L’avertissement de Socrate. Écrits juridiques e politiques 1945-1974 – Je vous écris avant l’aube. Correspondance avec Bernardo Albanese
A. Andronico, T. Greco, F. Macioce (a cura di ), Dimensioni del diritto
Maria Antonietta Crippa (a cura di), Padre Costantino Ruggeri artista francescano