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Acqua potabile per Kindu

La sfida proposta dalla Caritas: una raccolta di fondi per realizzare nove pozzi artesiani in una zona del Congo alle prese con una gravissima emergenza idrica

17 Luglio 2008

18/07/2008

di Filippo MAGNI

Camminare per ore per riempire d’acqua – sporca – un bidone di plastica. E tornare a casa lungo il medesimo, lungo, percorso. È la realtà quotidiana delle donne e dei bambini congolesi che vivono nelle campagne del Paese, costretti tutti i giorni a lunghe camminate a causa della mancanza di pozzi nei loro villaggi.

Le falde acquifere ci sono, basterebbe raggiungere i 15 metri di profondità per ottenere acqua, pura e pulita. Ma la povertà di quelle aree del Congo, devastate da 10 anni di guerra, e la scarsa cura del Governo non consentono neanche di raccogliere le poche migliaia di euro necessarie alla realizzazione dell’opera.

Èqui che entra in gioco la Caritas Ambrosiana, che con il progetto “Acqua potabile per Kindu” intende farsi carico della realizzazione di 9 pozzi artesiani. O meglio, chiede a tutti i milanesi di impegnarsi per il finanziamento di tali opere, la cui realizzazione, manutenzione e gestione sarà poi affidata a “comitati” di cittadini di Kindu con la supervisione della Caritas stessa. L’efficienza di tali organi è certa, in quanto già sperimentata nell’ambito della realizzazione dei Centri di salute, veri e propri presidi di cura che servono malati nel raggio di decine di chilometri.

Il direttore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo, ricorda lo stupore di aver vissuto in prima persona l’emergenza acqua in un recente viaggio in America centrale, dove «in nessuna delle località che abbiamo visitato, in sei Stati diversi, si poteva bere acqua del rubinetto. La gente, almeno quella che se lo poteva permettere, acquistava grandi bottiglioni di acqua potabile, non certo buonissima, ma almeno bevibile».

Èforse necessario recarsi nel Terzo mondo per capire quanto l’emergenza sia urgente: «Mi ero reso conto – anche se teoricamente lo sapevo – che l’acqua, bene primario senza cui l’uomo non vive, non è per nulla un diritto cui chiunque possa accedere». Tanto che si teme possa essere l’acqua il vero motivo di scontro del prossimo futuro, come in realtà accade già nel conflitto tra israeliani e palestinesi dove, conclude Davanzo, «uno dei motivi di contenzioso più sensibili è rappresentato dallo sfruttamento delle risorse idriche».

Se l’accesso all’acqua è indispensabile per ogni uomo, lo è in misura maggiore dove è presente un centro medico: ecco il motivo della scelta di Kindu come destinazione del progetto di carità. Nei piccoli ambulatori, spiegano i responsabili del progetto, «partoriscono la maggior parte delle gestanti e spesso vengono curate persone con piccoli interventi chirurgici ambulatoriali».

I costi del progetto ammontano a poco più di 9000 euro: 700 da destinare alla formazione di 28 persone che gestiscano i pozzi, 3150 per l’acquisto di mattoni cotti o pietre, 900 per pagare il salario di 4 muratori e un tecnico per 4 mesi (vitto e alloggio compresi), 900 per l’acquisto di materiale vario quali sabbia, cemento, carrucole, funi e infine 3500 è il compenso per gli spostamenti e l’attività di un esperto geologo che sappia individuare i siti più idonei alla costruzione dei nove pozzi.

Quattro le somme con cui è possibile contribuire: 25 euro (destinati alla formazione), 60 euro (per i salari dei muratori), 100 euro (per il materiale) e 350 euro (il costo dei mattoni per un intero pozzo). È possibile offrire il proprio contributo mediante bollettino postale, bonifico bancario, donazione telefonica, donazione via internet o direttamente presso la sede della Caritas Ambrosiana (via San Bernardino 4, Milano).

Info: tel. 02.76037324 – www.caritas.it