Sirio 26-29 marzo 2024
Share

Cresce l’interesse per la religione

Per monsignor Severino Pagani afferma che bisogna investire energie educative e pastorali nelle universitàdedicandosi ai giovani

5 Giugno 2008

05/02/2008

di Luisa BOVE

«Oggi le Università di Milano stanno vivendo una pagina nuova della loro storia», dice mons. Severino Pagani, Vicario episcopale per la Pastorale giovanile e universitaria. «Nonostante le difficoltà gli atenei esprimono una grande capacità di aprirsi al futuro e alle nuove condizioni culturali ed economiche che caratterizzano ogni processo di mondializzazione».

Dal suo osservatorio riscontra una nuova apertura dei giovani verso la religione?
Parlando con molti Giovani, studenti e ricercatori si avverte un bisogno di serietà e un’intelligente attenzione a non cadere nella trappole dell’ideologia, da qualsiasi parte venga. Anche nei confronti della religione, se non cade in un’angusta visione ideologica, c’è molta attenzione. La questione del senso e gli orizzonti della fede suscitano un sincero interesse, una vera ricerca e che talvolta si trasforma in una convinta adesione. Anche la comunità cristiana si impegna a privilegiare un’attenzione alle Università, perché lì si incontrano molti ragazzi e molti docenti disponibili ad affrontare la questione della verità e la domanda sulla fede. I giovani universitari oggi non hanno molto tempo e non vogliono tante parole, ma nutrono uno straordinario bisogno di relazioni profonde e significative, dentro le quali può passare il senso vero di una divina rivelazione.

Che cosa allontana di più i giovani dalla fede?
Innanzitutto il fatto di non conoscerla bene. Nonostante molti di loro provengano da una formazione credente, a volte per reazione, per ignoranza o cattiva testimonianza, non sono riusciti a far entrare la fede in un vissuto realmente adulto della vita. I ragazzi sono cresciuti e la fede è rimasta bambina, privata quasi di ogni dignità veritativa. Poi c’è una certa pigrizia della mente e delle opere, quasi una preintuizione di un “sacrificio per amore” che non si è disposti a fare. Inoltre altre cose sembrano più necessarie, più urgenti e più appaganti. Inoltre ci sono talvolta proposte interessate e espressioni strumentali della fede cristiana che ai giovani piacciono poco. Altre volte è anche la serietà delle domande non facili che un giovane si pone che immediatamente tiene lontano dalla fede. In realtà, “se conoscessero veramente il dono di Dio”, sarebbero affascinati dal suo mistero. Ci vogliono credenti liberi e appassionati che stiano in mezzo a loro.

Nei giorni scorsi un’indagine Eurispes ha rilevato una diffidenza degli italiani nei confronti delle istituzioni, Chiesa compresa. E’ così anche per i giovani?
Certamente quello che vale per molti adulti vale anche per i giovani. È vero che c’è in molti giovani una certa diffidenza per la Chiesa istituzione, a volte favorita anche dai compagni. Non è però sempre una contrapposizione o una diffidenza banale; spesso è sofferta, è un bisogno di capire, è un’immagine mass-mediatica da affrontare, è il frutto di un dibattito degli adulti condotto senza finezza di mente e di cuore, che ricade sulla impreparazione e sulla immediatezza dei giovani. Devo dire però che molto spesso trovo meno ideologia tra i giovai che tra gli adulti. Con i ragazzi si può parlare, ci si può intendere; bisogna avere persone e risorse umane per intrattenersi in queste dinamiche educative.

Vanno raggiunti là dove sono? Cambiare linguaggio?
Occorre tempo e persone che sappiano investire molte energie scientifiche, educative e pastorali nelle università, con grande dedizione e grande libertà; persone che amino il Vangelo e che siano appassionate al futuro delle nuove generazioni. Ci vogliono idee condivise da tutta la comunità cristiana e forme nuove di aggregazione e di presenza, ma anche disinteresse, pazienza, gusto e perseveranza. Bisogna stare in mezzo ai ragazzi, perché dentro queste esperienze concrete di condivisione si aprono straordinarie possibilità. Dove si agisce così si trovano i linguaggi giusti e i frutti non mancano. Noi vogliamo lavorare con fiducia in questo modo anche attraverso le Cappellanie.