Sirio 26-29 marzo 2024
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La malattia in famiglia

29 Ottobre 2008

La famiglia ama e serve la vita anche nel promuovere la cura della salute e nel sostenere la prova della sofferenza. Considerando l’importanza della salute nella vita concreta di una famiglia, penso immediatamente alle innumerevoli situazioni di malattia e di sofferenza che incontro tra la gente. […] Il bene della salute è prezioso e la sofferenza coinvolge subito, immediatamente, tutti coloro che vivono accanto al malato. A volte questo parlare è spontaneo, quasi un bisogno irresistibile del cuore; altre volte già l’affrontare la “questione malattia” costituisce una difficoltà, comporta una fatica, suscita un non lieve imbarazzo. È quanto normalmente avviene nelle nostre famiglie. […] Quando è raggiunta dalla fragilità e dalla sofferenza, la famiglia in forza della sua soggettività sociale ha il diritto e il dovere, certo di portare il proprio necessario contributo, ma insieme anche di esigere dalla società delle autentiche politiche della salute, che pongano al primo posto il benessere della persona nel suo contesto familiare, non dunque politiche prigioniere di una prospettiva individualistica e con la preoccupazione prima del profitto. […] La famiglia quando incontra la realtà dolorosa della malattia viene messa duramente alla prova. È costretta a cambiare ritmi di vita e ad assumere nuove e gravi responsabilità. Muta la qualità delle relazioni, al suo interno anzitutto, e verso l’esterno. Penso in particolare ai molti modi con cui la sofferenza bussa alla porta di una famiglia e insieme dell’intera società. Anzitutto, la sofferenza di tanti anziani, spesso vissuta con grande dignità e con preoccupazione per non essere di peso agli altri; la malattia inattesa e grave, che in breve o brevissimo tempo rapisce alla vita e agli affetti un familiare, spesso giovane; la sofferenza di natura psichica, tutt’altro che rara nei nostri contesti che sottopongono le persone a stress, ad un vissuto che logora e non concede tregua; la sofferenza del diversamente abile e del lungodegente; quella dei piccoli, dei bambini, che in massimo grado ci interpellano sul “perché” e sul “senso” del dolore innocente.